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“Kwauso” come “volto”. Così la Sindone è arrivata in Tanzania

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Sura Nualpradid/Shutterstock

Marinella Bandini - Aleteia - pubblicato il 18/05/16

A Bukoba una scuola "in onore del volto" istruisce e dona il sorriso a 400 ragazzi

Quello della Sindone è un viaggio affascinante attraverso il tempo e la storia. Il lenzuolo – che reca impressa in modo ancora inspiegabile l’immagine di un uomo crocifisso, flagellato e coronato di spine – è scomparso e riapparso più volte, ha rischiato di essere distrutto, e finalmente ha trovato casa Torino. Ma in qualche modo il viaggio della Sindone continua. Fino a Bukoba, in Tanzania, a ridosso del lago Vittoria e del confine con l’Uganda. Qui padre Stanislaus Mutajwahaha fondato una scuola “in onore del volto”, “Kwauso” in lingua swahili. Il volto è quello di Gesù, così come è rimasto impresso nella Sindone. Ed è il volto che dà il sorriso a 400 ragazzi tra i 13 e i 21 anni, che oggi studiano alla Kwauso School di Bukoba, equamente ripartiti tra maschi e femmine, con un occhio di riguardo per coloro che non potrebbero altrimenti permettersi una istruzione.

Don Stanislaus ha studiato in America, e qui è stato contagiato dalla passione per la Sindone di padre Pietro Rinaldi, piemontese e salesiano, grande studioso del Sacro Lino. Rientrato nel suo paese, don Stanislaus ha continuato a coltivare questa passione, studiando e pubblicando anche due libri in swahili sull’argomento. Nel 2004, con l’approvazione del vescovo di Bukoba, è cominciata la costruzione della scuola, che è entrata in funzione nel 2011 e nel 2014 ha sfornato i primi diplomati. Sotto lo sguardo del Volto di Gesù. Per l’occasione, infatti, una copia su stoffa del Lenzuolo di Torino (fotografia donata da Aldo Guerreschi) è stata portata alla scuola dalla professoressa Emanuela Marinelli, rinomata sindonologa (al suo attivo ha 17 libri e svariati articoli), che da oltre 20 anni è in contatto con padre Stanislaus.

La professoressa Marinelli non ha esitato a raggiungere Bukoba con la copia della Sindone e una bandiera del Vaticano in valigia, via Qatar, oltre alle otto ore di viaggio per coprire i 300 chilometri tra l’aeroporto internazionale di Entebbe (Uganda) e la scuola. Del resto le sfide sono il suo pane quotidiano, dovendo affrontare di continuo critiche e minacce per i suoi studi. Tant’è, la Sindone è arrivata in questa remota regione della Tanzania, e la storia di don Stanislaus e della Kwauso School ha cominciato a girare l’Italia e il mondo. Da un paio d’anni a questa parte, infatti, la professoressa Marinelli sostiene progetti legati alla scuola, attraverso raccolte fondi che realizza a margine delle sue conferenze scientifiche (per le quali riceve mai compensi), appoggiandosi alla associazione Observo Onlus di Ostia.

Così è stato anche lo scorso 10 maggio, all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. L’ambasciatore Daniele Mancini e la moglie Anna Rita hanno organizzato una serata sulla Sindone, in occasione della festa che si celebra il 4 maggio. Con una avvincente relazione, Marinelli ha proposto un excursus storico e scientifico, fino agli studi più recenti sulla formazione, ancora inspiegabile, dell’immagine. La professoressa si interessa di Sindone dalla fine degli anni ’70. Biologa di formazione, “quando furono scoperti su di essa pollini di piante che crescono in Medio Oriente si è aperto per me uno scenario nuovo, perché se i pollini sono di piante del Medio Oriente, la Sindone da lì viene”. Con la stessa passione racconta gli aneddoti delle sue conferenze, che svolge anche nelle scuole. Come quella volta che un bambino le disse che la Sindone era “un selfie che ci ha voluto lasciare Gesù”.

La professoressa ha sottolineato che i credenti “non sono obbligati” a credere nella Sindone. “La Chiesa la venera, la propone ma non la impone”. Davanti ai presenti, l’ambasciatore Mancini ha osservato che solo nell’ultimo secolo sono stati scritti centomila libri sulla figura di Gesù,una media di mille all’anno. A dimostrazione che “per molti la Sindone non è tanto un reperto archeologico quanto la testimonianza di un fatto irripetibile”. I 350 euro raccolti nel corso della serata saranno devoluti alla Kwauso School attraverso l’associazione Observo Onlus di Ostia. Lo scorso anno con le offerte raccolte è stato possibile costruire la casa per gli insegnanti. Prossimo obiettivo è dotare la scuola di pannelli solari (il costo è di 14mila euro). Attraverso il sito dell’associazione è sempre possibile effettuare donazioni e rimanere aggiornati sui risultati raggiunti.

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