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Il Papa e quelle corone d’alloro in mare per i migranti morti

Vatican Insider - pubblicato il 18/05/16

Il Papa, Bartolomeo e Ieronymos lanciano delle corone di alloro guardando il mare di fronte a loro. È il momento della memoria e della preghiera per quelli che non ce l’hanno fatta, che sono morti in mare.

Nel porto di Mitylene (isola di Lesbo) Francesco con gli altri due Leader religiosi recitano ciascuno una breve preghiera per le vittime delle migrazioni, prima di un minuto di silenzio e di ricevere da tre bambini le corone di alloro, lanciate in mare. 

«Dio di misericordia, ti preghiamo per tutti gli uomini, le donne e i bambini, che sono morti dopo aver lasciato le loro terre, in cerca di una vita migliore – sono le parole della preghiera del Pontefice – Benché molte delle loro tombe non abbiano nome, da Te ognuno è conosciuto, amato e prediletto. Che mai siano da noi dimenticati…». 

Francesco ricorda che Dio non ha abbandonato suo Figlio, «quando fu condotto in un luogo sicuro da Maria e Giuseppe». «Così ora sii vicino a questi tuoi figli e figlie attraverso la nostra tenerezza e protezione».

«Dio di misericordia e Padre di tutti, destaci dal sonno dell’indifferenza, apri i nostri occhi alle loro sofferenze e liberaci dall’insensibilità, frutto del benessere mondano e del ripiegamento su sé stessi».

«Ispira tutti noi – invoca – nazioni, comunità e singoli individui a riconoscere che quanti raggiungono le nostre coste sono nostri fratelli e sorelle». E «a riconoscere che insieme, come un’unica famiglia umana, siamo tutti migranti, viaggiatori di speranza verso di Te». 

Prima, nel discorso alla cittadinanza greca e alla comunità cattolica, Papa Bergoglio ha affermato: «Ringrazio il Signor Presidente Pavlopoulos di avermi invitato, insieme con il Patriarca Bartolomeo e l’Arcivescovo Ieronymos. Vorrei esprimere la mia ammirazione al popolo grecoche, nonostante le gravi difficoltà da affrontare, hanno saputo tenere aperti i cuori e le porte.Tante persone semplici hanno messo a disposizione il poco che avevano per condividerlo con chi era privo di tutto. Dio saprà ricompensare questa generosità, come quella di altre nazioni circostanti, che fin dai primi momenti hanno accolto con grande disponibilità moltissimi migranti forzati». 

Oggi il Papa desidera «rinnovare un accorato appello alla responsabilità e alla solidarietà di fronte a una situazione tanto drammatica. Molti profughi che si trovano su quest’isola e in diverse parti della Grecia stanno vivendo in condizioni critiche, in un clima di ansia e di paura, a volte di disperazione per i disagi materiali e per l’incertezza del futuro. Le preoccupazioni delle istituzioni e della gente, qui in Grecia come in altri Paesi d’Europa, sono comprensibili e legittime. E tuttavia non bisogna mai dimenticare che i migranti, prima di essere numeri, sono persone, sono volti, nomi, storie». 

Il Papa parla poi dell’Europa: è «la patria dei diritti umani, e chiunque metta piede in terra europea dovrebbe poterlo sperimentare, così si renderà più consapevole di doverli a sua volta rispettare e difendere».Ma purtroppo – evidenzia Francesco – «alcuni, tra cui molti bambini, non sono riusciti nemmeno ad arrivare: hanno perso la vita in mare, vittime di viaggi disumani e sottoposti alle angherie di vili aguzzini»

Il Pontefice si rivolge poi a «voi, abitanti di Lesbo: dimostrate che in queste terre, culla di civiltà, pulsa ancora il cuore di un’umanità che sa riconoscere prima di tutto il fratello e la sorella, un’umanità che vuole costruire ponti e rifugge dall’illusione di innalzare recinti per sentirsi più sicura. Infatti le barriere creano divisioni, anziché aiutare il vero progresso dei popoli, e le divisioni prima o poi provocano scontri». 

Il Papa lancia un appello: «Per essere veramente solidali con chi è costretto a fuggire dalla propria terra, bisogna lavorare per rimuovere le cause di questa drammatica realtà: non basta limitarsi a inseguire l’emergenza del momento, ma occorre sviluppare politiche di ampio respiro, non unilaterali». Ecco le indicazioni: «Prima di tutto è necessario costruire la pace là dove la guerra ha portato distruzione e morte, e impedire che questo cancro si diffonda altrove. Per questo bisogna contrastare con fermezza – ribadisce Francesco come in molte altre occasioni – la proliferazione e il traffico delle armi e le loro trame spesso occulte; vanno privati di ogni sostegno quanti perseguono progetti di odio e di violenza. Va invece promossa senza stancarsi la collaborazione tra i Paesi, le Organizzazioni internazionali e le istituzioni umanitarie, non isolando ma sostenendo chi fronteggia l’emergenza». 

E dunque Francesco rinnova «l’auspicio che abbia successo il Primo Vertice Umanitario Mondiale che avrà luogo a Istanbul il mese prossimo». 

Tutto ciò «si può fare solo insieme – sottolinea – insieme si possono e si devono cercare soluzioni degne dell’uomo alla complessa questione dei profughi». 

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