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“Il mondo non può ignorare questa colossale crisi umanitaria”

Vatican Insider - pubblicato il 18/05/16

«L’opinione mondiale non può ignorare la colossale crisi umanitaria». Al termine dell’incontro con i rifugiati nel campo di Mòria, prima di fermarsi a pranzo con alcuni di loro, Francesco, Bartolomeo e Ieronymos hanno firmato una dichiarazione congiunta, un appello al mondo che rappresenta anche un significativo segno ecumenico.

«Ci siamo incontrati sull’isola greca di Lesbo – scrivono i tre leader religiosi – per manifestare la nostra profonda preoccupazione per la tragica situazione dei numerosi rifugiati, migranti e individui in cerca di asilo, che sono giunti in Europa fuggendo da situazioni di conflitto e, in molti casi, da minacce quotidiane alla loro sopravvivenza».  

«L’opinione mondiale non può ignorare la colossale crisi umanitaria – affermano Francesco, Bartolomeo e Ieronymos – che ha avuto origine a causa della diffusione della violenza e del conflitto armato, della persecuzione e del dislocamento di minoranze religiose ed etniche, e dallo sradicamento di famiglie dalle proprie case, in violazione della dignità umana, dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo».

«La tragedia della migrazione e del dislocamento forzati – si legge ancora nella dichiarazione congiunta – si ripercuote su milioni di persone ed è fondamentalmente una crisi di umanità, che richiede una risposta di solidarietà, compassione, generosità e un immediato ed effettivo impegno di risorse. Da Lesbo facciamo appello alla comunità internazionale perché risponda con coraggio, affrontando questa enorme crisi umanitaria e le cause ad essa soggiacenti, mediante iniziative diplomatiche, politiche e caritative e attraverso sforzi congiunti, sia in Medio Oriente sia in Europa».

I tre leader riconoscono «gli sforzi già compiuti per fornire aiuto e assistenza ai rifugiati, ai migranti e a quanti cercano asilo» e si appellano «a tutti i responsabili politici affinché sia impiegato ogni mezzo per assicurare che gli individui e le comunità, compresi i cristiani, possano rimanere nelle loro terre natie e godano del diritto fondamentale di vivere in pace e sicurezza».  

«Sono urgentemente necessari – scrivono Francesco, Bartolomeo e Ieronymos – un più ampio consenso internazionale e un programma di assistenza per affermare lo stato di diritto, difendere i diritti umani fondamentali in questa situazione divenuta insostenibile, proteggere le minoranze, combattere il traffico e il contrabbando di esseri umani, eliminare le rotte di viaggio pericolose che attraversano l’Egeo e tutto il Mediterraneo, e provvedere procedure sicure di reinsediamento. In questo modo si potrà essere in grado di assistere quei Paesi direttamente impegnati nell’andare incontro alle necessità di così tanti nostri fratelli e sorelle che soffrono. In particolare, esprimiamo la nostra solidarietà al popolo greco che, nonostante le proprie difficoltà economiche, ha risposto con generosità a questa crisi».  

Nella dichiarazione si implora «solennemente la fine della guerra e della violenza in Medio Oriente, una pace giusta e duratura e un ritorno onorevole per coloro che sono stati costretti ad abbandonare le loro case». Si chiede alle comunità religiose di «aumentare gli sforzi per accogliere, assistere e proteggere i rifugiati di tutte le fedi», e si esortano «tutti i Paesi, finché perdura la situazione di precarietà, a estendere l’asilo temporaneo, a concedere lo status di rifugiato a quanti ne sono idonei, ad ampliare gli sforzi per portare soccorso e ad adoperarsi insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà per una fine sollecita dei conflitti in corso».

«L’Europa oggi si trova di fronte a una delle più serie crisi umanitarie dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Per affrontare questa grave sfida – scrivono i tre leader cristiani – facciamo appello a tutti i discepoli di Cristo», riecheggiando le parole di Gesù: avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere. «Decidiamo con fermezza e in modo accorato di intensificare i nostri sforzi per promuovere la piena unità di tutti i cristiani».  

Significativo il finale, nel quale si riafferma «con convinzione che riconciliazione per i cristiani significa promuovere la giustizia sociale all’interno di un popolo e tra tutti i popoli. Vogliamo contribuire insieme affinché venga concessa un’accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi e a chi cerca asilo in Europa».  

«Esortiamo la comunità internazionale – è l’appello finale – a fare della protezione delle vite umane una priorità e a sostenere, ad ogni livello, politiche inclusive che si estendano a tutte le comunità religiose. La terribile situazione di tutti coloro che sono colpiti dall’attuale crisi umanitaria, compresi tantissimi nostri fratelli e sorelle cristiani, richiede la nostra costante preghiera». 

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