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Come affrontare le crisi di panico

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Superela - pubblicato il 18/05/16

Informazioni importanti per chi ne soffre e per chi convive con chi ne soffre

Com’è soffrire della sindrome da panico? La definisco una malattia, perché mi lasciava nell’impossibilità di fare le cose comuni di ogni giorno. Per la medicina, però, è un disturbo. Va bene. Approfitto per sottolineare che non sono un medico, ma solo una paziente che racconta come sia il rapporto con il disturbo/malattia. Parleremo anche della cura.

PER I PAZIENTI

In primo luogo parliamo di come sono le crisi.

– La crisi non sceglie il luogo. Qualsiasi luogo va bene. Per alcune persone, me compresa, basta cercare di uscire di casa per scatenare la crisi. Il mio primo sintomo era la nausea, poi arrivavano la stanchezza alle gambe e gli altri sintomi.

Per altre persone, la crisi inizia con la cosiddetta fobia sociale, la paura di stare in mezzo alle altre persone. Prendere un mezzo di trasporto pubblico può quindi scatenare una crisi. La questione funziona in modo diverso per ogni persona. Non bisogna allora giudicare una persona perché inizia a entrare in crisi “dal nulla” (non è mai dal nulla).

– Quando inizia la crisi cosa faccio? Non fate niente. Aspettate che passi. Il nostro problema principale è lottare contro i sintomi nel momento in cui sono “in ebollizione”. Non possiamo vincerli in quel momento, ma possiamo dare loro meno potere non affrontandoli in quei minuti. C’è chi riesce a diminuire i sintomi con esercizi di respirazione, facendo sì che la crisi sia meno intensa. Io non ci sono mai riuscita, ma prego chi ci riesce di spiegarmi come si fa.

– Posso avere un attacco cardiaco durante una crisi? Non si conoscono casi di questo tipo. Per quanto i battiti cardiaci diventino accelerati, a meno che non si soffra già di cuore non si avrà un attacco fulminante.

– Non paragonate la vostra crisi a quella di altre persone. Abbiamo la pessima abitudine di fare paragoni. Durante una crisi, ogni persona reagisce in modo diverso. Alcuni sintomi sono comuni, ma c’è chi ne ha altri. La sindrome da panico è infernale a qualsiasi stadio, non esiste “più” o “meno”.

– Posso morire durante una crisi? Potete morire di qualsiasi cosa, ma dire che morirete con i sintomi del panico no. Calmatevi! Durano circa 40 minuti, difficilmente di più. Ricordo che la mia crisi più forte è durata 40 minuti, ma le altre duravano al massimo 30. Era stancante, esauriva. Mi sentivo come se avessi corso la maratona, tanto ero spossata fisicamente.

PER I NON PAZIENTI

La prima cosa è SMETTETE DI GIUDICARE. SMETTETELA! Voi non pazienti limitatevi ad aiutare chi ne ha bisogno anziché mettere il dito nella piaga. Quando mi è stata diagnosticata la sindrome da panico ho sentito di tutto: da che avevo la malattia dei ricchi a che dovevo essere forte e togliermi dalla testa queste cose. NON È COSÌ CHE FUNZIONA!

Purtroppo non abbiamo un bottone di accensione/spegnimento. Non riusciamo a fermare qualcosa che viene da dentro di noi. Magari col tempo succederà, ma per chi ha scoperto la malattia da poco raramente c’è un controllo su una crisi, sui sintomi. Ci sono persone che hanno crisi da anni e ancora non hanno controllo su niente. Perché non si tratta di controllo, ma di conoscersi.

È terribile quando voi che non passate per il nostro dolore dite che la nostra sofferenza è finta, è mancanza di Dio, mancanza di fede, roba da gente debole, che non sa far fronte ai propri problemi. Provocate ancora più sofferenza a chi sta cercando di affrontare la malattia.

Conoscete una persona che ha la sindrome da panico? Ne avete una al vostro fianco? Prendete acqua gelata e passategliela sulla nuca. Portatela in un luogo con circolazione d’aria. Non chiedetele di calmarsi, peggiora solo le cose. Prendete le sue mani sudate (le mani sudano molto) e ditele che andrà tutto bene. Abbracciatela, se lo ritenete necessario. Quel momento di crisi è quello in cui pensiamo che moriremo, quindi qualsiasi atteggiamento che ci mostri il contrario fa diminuire i sintomi.

Quando succedeva a me, non potevo vedere la gente senza iniziare a sentirmi male. Restavo immobile, senza parlare. Era il mio momento di staccarmi dal mondo fino a quando i sintomi non scomparivano.

CURA

L’inizio della mia cura è stata diretta, con antidepressivi. Ero all’apice delle crisi quotidiane e non ero più in condizioni di avere una vita sociale. Sono dovuta andare di corsa a un pronto soccorso psichiatrico e già da lì è iniziato il processo di diminuzione dei sintomi.

È stato un periodo crudele per me. Forse per questo molti desistono, perché ogni organismo reagisce in modo diverso agli effetti collaterali di ciascun farmaco, e quel periodo di adattamento è doloroso. Per me non è stato facile, e ho avuto forti effetti collaterali per una ventina di giorni. Dopo sono passati.

Per chi ha deciso di ricorrere all’aiuto di uno psichiatra, è importante ricordare che dovete parlare e sentirvi sicuri con la persona che vi sta assistendo. Se non confidate nel fatto che quel professionista possa aiutarvi, allora il processo di recupero diventa ancora più lungo e doloroso. Lo stesso vale per lo psicologo che vi assiste. Stabilire un rapporto di fiducia con questi medici è estremamente importante. È il vostro passaporto per tornare a vivere, visto che durante le varie crisi è quasi impossibile avere una vita sociale.

C’è chi sceglie cure alternative, e non è sbagliato. Ciò che conta è cercare aiuto anziché restare a soffrire senza cercare una soluzione al problema. Se avete optato per questi trattamenti, ci dev’essere comunque un rapporto di fiducia e disciplina. Non c’è modo di migliorare se non ci si impegna con la propria cura.

Alla fin fine, vi chiedo solo di non abbandonarvi.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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