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Il monito del Papa: soldi e potere sporcano la Chiesa

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Vatican Insider - pubblicato il 17/05/16
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Ieri, aprendo l’assemblea dei vescovi italiani, ha chiesto ai preti di vivere in modo sobrio, spiegando che il sacerdote è uomo di pace, di relazioni, con una vita semplice, sempre disponibile per la gente. Non è un burocrate o un anonimo funzionario, non mira all’efficienza né si scandalizza per le fragilità dell’animo umano. E parlando delle strutture e dei beni economici, ha invitato i vescovi a «mantenere soltanto ciò che serve per l’esperienza di fede e carità del popolo di Dio». Oggi, nella Messa del mattino a Casa Santa Marta, sottolinea che la strada indicata da a Cristo è il servizio, ma spesso – tuona – nella Chiesa si cercano potere, soldi e vanità. Il Pontefice mette in guardia dagli «arrampicatori» che tentano di distruggere l’altro «per salire in alto» e comandare. Lo riporta Radio Vaticana.  

Il Papa evidenzia che i cristiani devono sconfiggere la «tentazione mondana» che lacera la Chiesa rovinandone la testimonianza.  

Papa Bergoglio si basa sul passo odierno del Vangelo in cui si legge del Figlio di Dio che insegna ai suoi discepoli la via del servizio, dell’umiltà, ma loro si chiedono chi sia il più «grande» : Gesù «parla un linguaggio di umiliazione, di morte, di redenzione e loro parlano un linguaggio da arrampicatori: chi andrà più in alto nel potere?».  

Il Vescovo di Roma esorta i cristiani a vincere la tentazione di «arrampicarsi», di avere il potere.  

Ecco la «tentazione che avevano loro», erano «tentati dal modo di pensare del mondo mondano». Ossia, si interrogano su chi sia il più grande, mentre Gesù chiede di essere l’«ultimo», il «servitore di tutti». 

«Nella strada che Gesù ci indica per andare avanti – osserva Francesco – il servizio è la regola. Il più grande è quello che più serve, quello che più è al servizio degli altri, non quello che si vanta, che cerca il potere, i soldi… la vanità, l’orgoglio… No, questi non sono i grandi. E quello che è accaduto qui con gli apostoli, anche con la mamma di Giovanni e Giacomo, è – denuncia – una storia che accade ogni giorno nella Chiesa, in ogni comunità. “Ma da noi, chi è il più grande? Chi comanda?” Le ambizioni. In ogni comunità – nelle parrocchie o nelle istituzioni – sempre questa voglia di arrampicarsi, di avere il potere».  

La Prima Lettura di oggi, dalla Lettera di San Giacomo, mette in guardia dalle passioni per il potere, dalle gelosie «che distruggono l’altro». A questo punto il Papa ribadisce il suo appello a non cadere nella tentazione della chiacchiera per «sporcare» l’altro, l’«avversario», e arrivare a comandare. E questo vale anche per la Chiesa. Mentre il mondo parla di chi ha più potere per comandare, nota il Pontefice, Gesù, Figlio di Dio, è al mondo «per servire», non «per essere servito».  

«La vanità, il potere… – afferma Papa Bergoglio – E come e quando ho questa voglia mondana di essere con il potere, non di servire, ma di essere servito, non si risparmia mai come arrivare: le chiacchiere, sporcare gli altri… L’invidia e le gelosie fanno questa strada e distruggono. E questo noi lo sappiamo, tutti». E tutto ciò «accade oggi in ogni istituzione della Chiesa: parrocchie, collegi, altre istituzioni, anche nei vescovadi… tutti. La voglia dello spirito del mondo, che è spirito di ricchezza, vanità e orgoglio».  

Poi il Papa chiarisce che «quando i grandi santi dicevano di sentirsi tanto peccatori è perché avevano capito questo spirito del mondo che era dentro di loro e avevano tante tentazioni mondane». Così, «nessuno di noi può dire: no, io sono una persona santa, pulita».  

Tutti «noi siamo tentati da queste cose – ammonisce – siamo tentati di distruggere l’altro per salire in su. È una tentazione mondana, ma che divide e distrugge la Chiesa, non è lo Spirito di Gesù». Francesco chiede di immaginare l’amara scena: «Gesù che dice queste parole e i discepoli che dicono “no, meglio non domandare troppo, andiamo avanti”, e i discepoli che preferiscono discutere fra loro su chi sarà il più grande». Dunque, non potrà che «fare bene pensare alle tante volte che noi abbiamo visto questo nella Chiesa e alle tante volte che noi abbiamo fatto questo, e chiedere al Signore che ci illumini, per capire che l’amore per il mondo, cioè per questo spirito mondano, è nemico di Dio». 

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