Nuovi scambi di mail e messaggi sono stati esposti oggi al processo sulla divulgazione di documenti riservati della Santa Sede (vatileaks) da parte di un rappresentante della gendarmeria vaticana. Gianluca Gauzzi Broccoletti, commissario del corpo di Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, ha svolto l’analisi forense dei materiali informatici sequestrati nel corso delle indagini, richiesto dal Promotore di Giustizia.
Il gendarme, in particolare, ha analizzato due telefonini e il computer portatile sequestrati a monsignor Lucio Vallejo Balda, da cui emergono, così ha riferito, gli scambi messaggistici e via email sui rapporti tra i vari imputati e le modalità su come sono stati passati documenti riservati poi pubblicati nei libri «Via Crucis» di Gianluigi Nuzzi e «Avarizia» di Emiliano Fittipaldi. Nella mailbox di Vallejo era contenuta tutta la documentazione della commissione istruttoria Cosea sulle finanze vaticane.
Con hastag #avantiilprossimo, ad esempio, Francesca Immacolata Chaouqui, imputata al processo sulla divulgazione di documenti riservati della Santa Sede (vatileaks), chiudeva una mail a mons. Vallejo Balda, principale coimputato, Nicola Maio, anch’esso imputato, e a suo marito, il tecnico informatico Corrado Lanino, nella quale allegava un articolo del settimanale Espresso, firmato da Emiliano Fittipaldi, imputato a sua volta, e intitolato «La macchina dei dossier», che sarebbe uscito la settimana successiva. «Nella vita la cosa importante quando si decide si combattere la guerra è non lasciare gente moribonda», scriveva Chaouqui, a quanto letto dal gendarme. «I tramortiti a volte risorgono e risorgono incazzati. Chaouqui batte Bertone 1 a 0. #avantiilprossimo». La mail era del tre luglio e aveva in allegato l’articolo dell’Espresso che sarebbe uscito il successivo diedi luglio. La copertina di quel numero recitava: «Dal cardinale Bertone a Bisignani. Poi a Santanchè e Sallusti. Infine a Feltri che oggi conferma: fu quella la catena del falso scoop sul direttore di “Avvenire”. E così cominciò la lunga stagione dei veleni contro gli avversari di Berlusconi…». Nel corso dell’udienza Gauzzi Broccoletti ha illustrato di diversi altri scambi di mail o messaggi, anche in un altro caso con un altro articolo anticipato dell’Espresso, prevalentemente inviati da Chaouqui. Oltre all’hastag #avantiilprossimo, che torna, compare anche l’hastag #gliagnellidiventanoleoni. Nella testimonianza del gendarme è emerso che nella mailbox di Vallejo era contenuta tutta la documentazione della Commissione Cosea sulle finanze vaticane, nel quadro di un sistema elettronico approntato per 110 mila euro dal marito di Francesca Immacolata Chaouqui, Corrado Lanino, che peraltro deteneva anche tutte le password per accedere ai singoli documenti.
L’avvocato di Chaouqui ha protestato, sottolineando che il materiale esposto non era presente nel proprio fascicolo, e il presidente del tribunale, Giuseppe della Torre, ha assicurato che nella udienza di domani, che inizierà alle 11 di mattina, ci sarà la possibilità approfondire il tema.
Nell’udienza odierna, oltre al gendarme sono stati ascoltati altri tre testimoni: Fabio Schiaffi, già addetto al Protocollo della Prefettura degli Affari Economici, richiesto dal Promotore di Giustizia, il quale ha confermato il clima umano difficile nell’ufficio dopo la conclusione dei lavori della Cosea, Lucia Ercoli, officiale sanitario del Vaticano e mons. Vittorio Trani, cappellano del Carcere di Regina Coeli, richiesti entrambi dalla difesa della Chaouqui. Ercolani ha, in particolare, confermato che il ministro della Salute Beatrice Lorenzin fece un sopralluogo per una casa dei padri monfortani che si sarebbe potuta destinare a casa di accoglienza, mentre don Trani ha confermato che Chaouqui aveva aiutato in attività benefiche in una casa di accoglienza a via della Lungara e in un ambulatorio per poveri.
Poiché, pur essendo stati nuovamente convocati, i testi Mario Benotti e Paolo Mondani non si sono presentati, il Presidente ha chiesto rispettivamente alla difesa di Mons. Vallejo Balda e al Promotore di Giustizia se insistevano nel richiederne ancora la convocazione. La risposta è stata la rinuncia alla loro testimonianza, per ragioni di economia processuale. Restano da ascoltare, a questo punto, un testimone e due periti, poi il processo potrà avviarsi a conclusione.