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5 film di successo che riguardano (segretamente) il discernimento religioso

The_matrix

Warner Bros

This Too Shall Pass - pubblicato il 16/05/16

Fr. Zachary Burns

Quando ho iniziato a discernere una chiamata alla vita religiosa tre anni fa, l’ho fatto come farebbe qualsiasi persona riluttante, scandagliando YouTube alla ricerca di qualsiasi cosa fosse collegata al discernimento.

Dai video promozionali di alta qualità alle sessioni soporifere di domande e risposte, ho riempito il mio cervello esitante di tutta la guida digitale-spirituale che poteva contenere. Sentivo che Dio mi stava chiamando alla vita consacrata, ma nutrivo ancora un po’ di apprensione.

Poi, un giorno di agosto, poche settimane prima di recarmi in una zona rurale della Pennsylvania per iniziare il mio postulandato di nove mesi, ho scorso i canali della mia televisione che trasmettevano dei film. Mi sono fermato su Spider-Man 2, uno dei miei preferiti, e l’ho guardato dall’inizio alla fine. Quando scorrevano i titoli di coda sapevo ormai che Dio mi stava chiamando a diventare sacerdote. Non servivano né serie di catechesi né conferenze motivazionali di un sacerdote di fama – solo lo Spirito Santo che lavorava, come fa spesso, nelle cose ordinarie.

Tutto questo mi ha fatto pensare: quali altri film di successo di Hollywood parlano di temi relativi al discernimento? Dopo un po’ di brainstorming personale, e dopo averne parlato con i miei confratelli, ho compilato una lista di cinque film che credo debba vedere chiunque sta discernendo una vocazione religiosa.

Attenzione agli SPOILER ALERT!

1) Men in Black

Columbia Pictures

Non so se il regista di Men in Black Barry Sonnenfeld voleva realizzare un film di fantascienza sulla vita religiosa, ma lo ha fatto davvero!

Ecco la trama: dopo un incontro decisivo con l’inspiegabile, un poliziotto che è un po’ una mina vagante (Will Smith) si confronta con la realtà per la quale l’universo può non essere quello che sembra. Cedendo a una chiamata più profonda, si lascia alle spalle il mondo che conosceva per unirsi a un’organizzazione che trascorre i suoi giorni in modo tranquillo e umile difendendo la Terra dai nemici alla cui esistenza la maggior parte della gente non crede.

Come se i parallelisimi con la vita religiosa non fossero abbastanza inquietanti, il nostro perspicace eroe non riesce a raggiungere la piena iniziazione tra i misteriosi Men in Black fino a quando non viene investito dal suo superiore dell’“ultimo vestito che indosserà mai” (il suo abito). Oh, e riceve anche un nuovo nome, J, che sono sicuro al 90% stia per Jerome o Jeremiah. Alla fine il personaggio di Smith conduce una vita oscura e spesso ingrata da uomo che, pur essendo parte del mondo, sicuramente non gli appartiene.

2) Spider-Man 2

Columbia Pictures

In questo sequel della Marvel del 2004 acclamato dalla critica, Peter Parker, alias Spider-Man, affronta un dilemma comune: scopre che è più facile essere una persona normale che un supereroe. Chi l’avrebbe mai detto?

Dopo una scena in cui l’eroe prima noto come Spider-Man mangia un hot dog anziché combattere il crimine, Parker capisce che i cattivi del mondo non si combatteranno da sé.

Se la vita normale ha i suoi benefici – nella fattispecie scalare la via del prestigio accademico e flirtare con Kirsten Dunst –, è ben più importante essere l’uomo che il destino vuole che sia.

Se non altro, lo Spider-Man 2 di Sam Raimi ci ricorda che non siamo noi a scegliere la vocazione, ma è la vocazione a sceglierci. Come dice la zia May, “Credo che ci sia un eroe in tutti noi, che ci mantiene onesti, ci dà forza, ci rende nobili e alla fine ci permette di morire con orgoglio, anche se a volte dobbiamo rinunciare alla cosa che vogliamo di più. Anche ai nostri sogni”.

3) La Compagnia dell’Anello

New Line Cinema

La leggenda letteraria cattolica J.R.R. Tolkien merita un credito incommensurabile per aver delineato un universo fittizio così sottilmente cristocentrico che perfino i non credenti vi hanno vagato completamente catturati, ma per quelli di noi che sono troppo pigri per leggere i suoi libri (che hanno almeno 1.500 pagine!), la trilogia de “Il Signore degli Anelli” del regista neozelandese Peter Jackson porta lo stesso mondo sullo schermo.

E chi non ama gli hobbit? Come noi amano un bel camino, una festa piacevole e una seconda colazione. Forse è questo che rende il viaggio di Frodo Baggins così raccontabile. Tenendo conto del notevole compito di portare l’Anello del Potere a Mordor, Frodo lamenta il fatto di dover trascorrere le sue giornate combattendo contro orchi e ragni giganti quando avrebbe potuto avere un iter molto più facile nella Contea.

A questo proposito, il giovane hobbit illustra la realtà più straordinaria del discernimento: la nostra voglia di seguire la volontà di Dio spesso ci porta lontani da casa, ma le avventure che affrontiamo nel cammino rendono sempre il viaggio degno di essere compiuto. Forse il momento più decisivo dell’epico viaggio di Frodo arriva alla fine de La Compagnia dell’Anello. Di fronte alla decisione di proseguire o meno verso il Monte Fato, Frodo ricorda una conversazione che ha avuto con il suo amico mago, Gandalf:

“Vorrei che l’anello non fosse mai venuto da me; vorrei che non fosse accaduto nulla”, dice Frodo.

Gandalf replica: “Vale per tutti quelli che vivono in tempi come questi, ma non spetta a loro decidere; possiamo solo decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso”.

4) The Matrix

Warner Bros.

Chiunque abbia mai sentito una chiamata al sacerdozio, al diaconato o alla vita consacrata ha avuto senz’altro un pensiero comune: a questo mondo c’è qualcosa di più di quello che riusciamo a percepire con i nostri sensi. Nel capolavoro fantascientifico del 1999 The Matrix, il programmatore di computer Thomas Anderson si trova a ponderare sulla stessa verità, il che porta a una battaglia di 136 minuti contro i programmi di computer umanoidi super-intelligenti che sorvegliano la sua falsa realtà per evitare che scopra che l’umanità viene immagazzinata da cyborg.

Quello che rende Neo (com’è conosciuto) tanto interessante è che è sicuro che questa non sia la sua battaglia. Alcuni di coloro che combattono con lui concordano sul fatto di aver scelto l’uomo sbagliato per quel compito, ma qualche migliaio di pugni in faccia e pallottole schivate dopo, Neo decide che non c’è modo di tornare alla sua esistenza ordinaria ora che conosce la verità.

Con il futuro dell’umanità in ballo, va avanti, capendo alla fine che è davvero l’uomo di cui era stato profetizzato che avrebbe rovesciato il malvagio Matrix.

5) Guerre Stellari: Il Risveglio della Forza

Walt Disney Studios Motion Pictures

Cos’è uno Jedi se non un monaco con una spada laser? Indossano perfino delle tonache!

La mia speranza segreta è che il prossimo episodio di Guerre Stellari possa compiere il passo logico successivo e mostrare uno Jedi che indossa un cordone con tre nodi che rappresentano i voti di povertà, castità e obbedienza. Per tutte le volte in cui sono stato scambiato per un personaggio di Guerre Stellari in pubblico, sarebbe solo giusto. Ho divagato.

L’ultimo film di Guerre Stellari è fino in fondo una storia di discernimento. Rey terrà conto della Forza che è in lei o negherà il suo potere? Perseguirà la sua vera identità come Jedi potente o respingerà la responsabilità? La spada laser di Luke Skywalker avrà il suo giusto erede o rimarrà inutilizzata mentre la Nuova Repubblica verrà sistematicamente annichilita?

SPOILER ALERT: va tutto bene; la Forza – alias lo Spirito Santo – è sempre all’opera, anche in una galassia molto lontana. Quanto a Rey, mostra sempre grande umiltà. Dopo aver compreso il potere della Forza che è in lei, un personaggio le chiede il suo nome. Rey risponde semplicemente: “Non sono nessuno”.

Quale film aggiungeresti alla lista? Condividilo con noi nei commenti!

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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