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Papa Francesco: le diaconesse della Chiesa primitiva, una possibilità per l’oggi

Pope Francis speaks with a nun – AFP

© ANDREAS SOLARO / AFP

Pope Francis (L) speaks with a nun as he visits the San Damian monastery on October 4, 2013 near Assisi. Pope Francis visits Assisi for the first time today to honour the saint whose name he adopted for a papacy aimed at promoting peace and helping the poor, the Vatican said. The pope will attend the feast of St Francis of Assisi (1182-1226) on that day, praying at the tomb of a saint who is widely loved in Italy.    AFP PHOTO POOL / ANDREAS SOLARO

Andrea Tornielli - Vatican Insider - pubblicato il 12/05/16

Promuovere uno studio sulle usanze delle prime comunità.

Papa Francesco ha detto di voler riprendere lo studio sul diaconato femminile nella Chiesa primitiva. Ne ha parlato durante l’udienza all’Unione internazionale Superiore generali (Uisg), ricevute in Vaticano. Il tema non è nuovo ed è stato riproposto anche in tempi relativamente recenti. Dopo il netto pronunciamento di Giovanni Paolo II, che in risposta alle aperture anglicane con la lettera «Ordinatio sacerdotalis» (1994) negava categoricamente la possibilità del sacerdozio femminile nella Chiesa cattolica, era stato il cardinale Carlo Maria Martini, a parlare della possibilità di studiare l’istituzione del diaconato per le donne, non menzionata nel documento papale. L’allora arcivescovo di Milano disse: «Nella storia della Chiesa ci sono state le diaconesse, possiamo pensare a questa possibilità».Alcuni storici della Chiesa antica fecero notare che le donne erano ammesse a un particolare servizio diaconale della carità che si differenzia dal diaconato odierno inteso come primo grado del sacerdozio.

Secondo una tradizione antichissima, il diacono in realtà veniva ordinato «non al sacerdozio, ma al ministero». Esistono alcune testimonianze della storia sulla presenza di diaconesse, sia nella Chiesa occidentale che orientale. Le testimonianze fanno riferimento anche a riti liturgici di ordinazione. Il punto da approfondire è che tipo di figure ministeriali fossero, quali erano i ruoli che svolgevano all’interno della comunità. La posizione del magistero, che considera il diaconato come il primo grado del ministero ordinato, lo riserva soltanto agli uomini esattamente come avviene per gli altri due gradi, il presbiterato e l’episcopato.

Con l’annuncio di voler istituire una commissione di studio sul diaconato femminile nella Chiesa primitiva, Francesco vuole verificare se e come attualizzare quella forma di servizio, ritenendo che diaconesse permanenti possano rappresentare «una possibilità per oggi». Agli inizi del cristianesimo è esistita una diaconia femminile (della quale parla anche san Paolo) ed è documentato che nel III secolo in Siria esistevano delle diaconesse che aiutavano il sacerdote nel battezzare le donne. Un ruolo attestato anche nelle Costituzioni apostoliche del IV secolo, che parlano di un apposito rito di consacrazione, distinto però da quello dei diaconi maschi.

Forme di servizio diaconale femminile sono state peraltro già da tempo istituzionalizzate, ad esempio negli anni scorsi nella diocesi di Padova, per iniziativa dell’allora vescovo Antonio Mattiazzo. Si tratta di donne che, pur senza vestire l’abito religioso, hanno emesso i voti di obbedienza, povertà e castità. E sono state così consacrate come «collaboratrici apostoliche diocesane». Ruolo e compiti di questa nuova forma di servizio erano state a suo tempo così spiegate dalla diocesi veneta: «È una forma di diaconia femminile ispirata al Vangelo. Le collaboratrici apostoliche assumono la diaconia apostolica come progetto di vita accolto, approvato e orientato dal vescovo». Tra i compiti a cui sono chiamate le «diaconesse» c’è l’annuncio della Parola, l’educazione alla fede, le opere di carità al servizio dei poveri, la distribuzione della comunione, l’animazione della liturgia, o la gestione di strutture come scuole e istituti.

Papa Francesco ha parlato più volte della necessità per la Chiesa cattolica di valorizzare il ruolo della donna. Ma ha sempre evitato di presentare questa valorizzazione come una forma di «clericalizzazione» delle donne. «È una battuta uscita non so da dove – aveva detto nel dicembre 2013, nell’intervista con La Stampa a proposito di una boutade sulle donne cardinale – Le donne nella Chiesa devono essere valorizzate, non “clericalizzate”. Chi pensa alle donne cardinale soffre un po’ di clericalismo».

Nel settembre 2001, l’allora Prefetto della dottrina della fede Joseph Ratzinger, insieme ai «colleghi» porporati Medina Estevez (Prefetto del Culto divino) e Castrillón Hoyos (Prefetto Clero) aveva firmato una breve lettera, approvata da Papa Wojtyla, nella quale si affermava che «non è lecito porre in atto iniziative che in qualche modo mirino a preparare candidate all’ordine diaconale». Il testo si riferiva all’ordine diaconale come sacramento e primo grado del sacerdozio.

Nuovi studi sul diaconato femminile nella Chiesa dei primi secoli, sui suoi compiti e ruoli confrontati con quello maschile, e sulle diverse forme di rito di ordinazione, potrebbe schiudere nuove possibilità e nuove forme di servizio consacrato al di fuori degli ordini religiosi femminili già esistenti.

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