Utile di 16,1 milioni di euro, in calo rispetto all’anno passato a causa della crisi economica e finanziaria, maggiore trasparenza, con il completamento dell’operazione di chiusura dei conti fuori norma, e costi operativi in calo. Sono i dati dell’Istituto per le Opere di Religione (Ior), che ha pubblicato oggi online il bilancio del 2015 e, per usare le parole del nuovo direttore generale, Gian Franco Mammì, si lascia alle spalle «una fase importante di transizione».
L’utile netto dell’esercizio, si legge in una nota, è pari a euro 16,1 milioni, «ottenuto nonostante l’elevata volatilità, un contesto di bassi tassi di interesse e le incertezze sui mercati finanziari». Nel 2014 l’utile era stato di 69,3 milioni di Euro.
«Non direi che non sia stato redditizio», spiega ai microfoni della Radio vaticana Gian Franco Mammì, che il Papa ha nominato a novembre scorso direttore generale dello Ior: «E’ stato redditizio compatibilmente con le difficoltà obiettive del mercato, della sua volatilità, delle crisi che ci sono state, come quella greca. Diciamo che, da parte nostra, è stato fatto un lavoro, comunque, efficiente e di grande dignità. Sarà possibile verificare i numeri dai nostri bilanci. L’utile di quest’anno è coerente con lo scenario economico-politico di riferimento e va considerato anche alla luce del fatto che ci lasciamo alle spalle una fase importante di transizione. Per quanto riguarda invece i rendimenti dei nostri clienti, questi hanno rispettato i loro desiderata».
Nota positiva per il bilancio, «nel 2015 si è assistito a una riduzione positiva rispetto all’anno precedente delle spese operative (tramite riduzione dei costi per i consulenti esterni) e delle svalutazioni». I costi operativi sono stati di 24,0 milioni di euro, nel 2014 erano pari a 28,9 milioni di euro. In particolare, le spese per servizi professionali sono diminuite da 11,5 milioni di euro del 2014 a 7,6 milioni di euro del 2015 «grazie ai minori costi di natura straordinaria sostenuti nell’esercizio, dovuti alla conclusione di alcuni progetti, tra cui quelli relativi all’adeguamento alle normative antiriciclaggio e in tema di compliance».
«Posso dire con certezza – afferma, più in generale, Mammì – che oggi lo Ior è assolutamente “pulito”, se dobbiamo utilizzare questo termine. E’ stata fatta una grande attività di riordino di tutta la clientela, sulla base di una regolamentazione oggi molto precisa: regolamentazione che ha determinato procedure e regole certe, con griglie normative e procedurali assolutamente efficaci. Diciamo che è stato costituito finalmente un presidio, dal quale sarà impossibile poter tornare indietro».
Tra giugno 2013 e dicembre 2015, come recentemente anticipato dall’Aif, l’authority finanziaria del vaticano, sono stati chiusi 4935 conti a completamento effettivo del profondo processo di risanamento sui conti passati. Al 31 dicembre 2015, lo Ior ha servito 14.801 clienti. «Ad una lettura superficiale», chiosa Mammì, «potrebbe sembrare che tutti i conti chiusi (4935) fossero conti “sospetti” ai fini della normativa AML (Anti Money Laundering-Antiriciclaggio): nulla di più falso! Le posizioni sospette sono state tutte denunciate dall’Istituto alle Autorità competenti. La chiusura delle migliaia di conti cui si faceva riferimento è avvenuta prevalentemente per altri motivi: o perché conti non più rientranti nelle nuove categorizzazioni dei clienti a tutela del sistema; o perché conti “dormienti” ovvero inattivi da decine di anni o perché conti di importi modesti. La chiusura dei conti attualmente “congelati” perché oggetto di accertamento da parte delle Autorità competenti, sarà realizzata dallo Ior non appena questo avrà ricevuto le determinazioni del caso».
Al 31 dicembre 2015 l’attivo di stato patrimoniale dello Ior ammontava a 3,2 miliardi di Euro (2014: 3,2 miliardi di Euro), con un patrimonio netto di 670,3 milioni di Euro (2014: 695,0 milioni di Euro). «Anche quest’anno – ha spiegato Mammì – l’Istituto ha destinato gli utili alla Commissione Cardinalizia e, attraverso questa, ne ha assicurato la disponibilità al Santo Padre, per la sua missione pastorale. La novità di quest’anno – e per me è un grande piacere dirlo e poterlo comunicare – è che la distribuzione ha interessato solo gli utili effettivi e non ha interessato il patrimonio. E questo ha un significato non soltanto in termini squisitamente di bilancio, ma è un grande segnale di forza dell’Istituto che ne garantisce la sua patrimonializzazione».
Lo Ior, si legge ancora nel bilancio, «sta anche lavorando per verificare e confermare la posizione fiscale propria e quella dei propri clienti verso altri paesi con i quali hanno relazioni di investimento. Questa attività ha identificato rischi probabili sugli anni passati a causa delle diverse interpretazioni circa la natura giuridica dell’Istituto e i conseguenti trattamenti fiscali. In tale contesto, sulla base delle analisi finora condotte, anche con il supporto di consulenti legali, è stata stimata una passività di pari a 16,5 milioni di euro nel presente Bilancio». Tra le novità previste in futuro dal comitato controlli e rischi, tra l’altro, l’introduzione di una procedura di «whistle-blower».
In visita allo Ior il il 24 novembre del 2015, ricorda la nota dell’istituto, Papa Francesco ha ribadito la necessità di rispettare i «principi etici che non sono negoziabili per la Chiesa, la Santa Sede e il Papa». Il pontefice ha proseguito poi dicendo che lo Ior «deve basare le sue attività su principi che siano compatibili con gli standard di moralità, efficienza coerente e pratiche che rispettano la specificità della natura dello Ior e l’esempio trasmesso dalle sue attività», così da «combinare armoniosamente, l’efficacia operativa e la natura pastorale essenziale di tutte le azioni». Quanto agli investimenti dello Ior in compagnie di carburanti fossili in contrasto con l’enciclica Laudato si’ del Papa, il presidente dello Ior, Jean-Baptiste de Franssu ha rammentato, sempre alla Radio vaticana, che gli ultimi 12 mesi sono stati un periodo molto difficile per i mercati finanziari e quindi è stata molta ridotta la quota azionaria nel portafoglio dello Ior. Quando si potrà riaumentare questa quota, ha aggiunto, gli investimenti dovranno essere in società che non siano contrarie agli insegnamenti del Santo Padre. In generale, «il focus su cui ci siamo concentrati e che abbiamo sviluppato ancora di più dall’arrivo di Gian Franco Mammì come direttore generale, è di essere una istituzione il più possibile pulita e rigorosa».