«Negli ultimi due anni c’è stato un deficit nei bilanci della Santa Sede, e probabilmente ci sarà anche quest’anno». E’ quanto ha rilevato oggi il cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l’economia, a margine del convegno dal titolo «iniziative imprenditoriale nella lotta contro la povertà» promosso dalla Fondazione Centesimus Annus, in corso di svolgimento presso l’Aula nuova del Sinodo, in Vaticano. Il cardinale ha anche affermato che il calo degli utili dello Ior reso noto oggi dallo stesso istituto finanziario vaticano, dai 69,3 milioni dell’anno passato ai 16,1 registrati ora, costituisce «ovviamente» un problema per le finanze della Santa Sede. Pell ha anche aggiunto qualche considerazione sul lavoro della Segreteria e sulla prossima pubblicazione dei bilanci della Santa Sede: «mi sembra – ha spiegato – che il vantaggio che abbiamo adesso è che sappiamo a che punto siamo, capiamo bene in quale situazione ci troviamo; e questo è sempre un aiuto. Abbiamo anche standard e procedure internazionali, un bilancio consolidato e cerchiamo di controllare le spese, di preparare un budget realistico, perché un budget del tutto fuori misura non ha senso».
In quanto alle recenti polemiche fra la Segreteria per l’Economia e la Segreteria di Stato in merito alle competenze dei rispettivi organismi in materia di gestione finanziaria, il cardinale ha detto: «io incontro il cardinale Parolin ogni settimana e noi lavoriamo insieme molto bene». Ancora, rispetto all’interruzione del lavoro di revisione economico-finanziaria da parte della società di consulenza PricewaterhouseCooper (PwC), il prefetto ha spiegato che esso «continuerà, questo ha detto il Santo Padre, la cosa è sospesa e non chiusa».
Nel corso dell’intervento di fronte ai partecipanti al convegno, il cardinale australiano ha messo in luce come il ruolo dei laici nella gestione finanziaria e amministrativa dei beni della Chiesa deve crescere. «Non avrei mai immaginato – ha spiegato poi Pell parlando della sua stessa attività – di lavorare tanto con i soldi in quest’ultima parte della mia attività – perché fra poco andrò in pensione – e sono scandalizzato perché trovo la cosa così interessante!». Gli uomini di Chiesa che si occupano di denaro, ha aggiunto, «devono essere di esempio, il mio compito è di conservare il patrimonio che ho ricevuto e consegnarlo al mio successore».
D’altro canto c’è sempre una particolare attenzione, ha osservato ancora, da parte dell’opinione pubblica, verso gli scandali che hanno colpito la Chiesa come quello della pedofilia «e credo che in questo ambito il momento peggiore è passato», lo stesso vale per la gestione delle finanze. Il porporato ha ricordato poi come l’adesione al voto di povertà così visibile e forte mostrata da Francesco, sia stata accolto con gioia dal mondo, il papa, ha detto, vuole aiutare concretamente il mondo. E «per aiutare il mondo servono i soldi, bisogna avere a che fare con la finanza».
Pell ha quindi spiegato di essere rimasto scioccato quando Madre Teresa disse che per i sacerdoti ci sono due tentazioni, il sesso e il denaro, e che quest’ultima è la tentazione più forte. «Oggi – ha detto – sono un po’ meno scioccato». Tuttavia dobbiamo scegliere se servire Dio o il denaro. E’ importante usare le ricchezze per scopi buoni, per i poveri e per i sofferenti, «se il buon samaritano non avesse avuto del denaro non avrebbe potuto lasciare dei beni alla persona che ha aiutato. A questa logica non si sfugge». Bisogna credere anche nella vocazione dell’imprenditore che può creare lavoro. Rispondendo poi ad alcune domande del pubblico, in particolare in relazione a ciò che direbbe a dei giovani, Pell ha prima affermato che il suo consiglio sarebbe quello di credere e pregare molto, che è necessario avere una fede forte. Quindi ha detto: «devono entrare in politica e poi direi loro che il mondo della finanza ha un disperato bisogno di persone integre, coraggiose e oneste che quando scoprono un errore fanno di tutto per correggerlo». Infine ha sottolineato quanto sia stato importante, per la diminuzione della povertà a livello globale negli ultimi 30-40 anni, l’ingresso della Cina nell’economia di mercato, il che non significa che tutto è perfetto ma si tratta comunque di un passo avanti.