Il racconto nell’ultimo libro di don Marcello Stanzione: “Gli Angeli custodi delle Nazioni”Don Marcello Stanzione nel libro “Gli Angeli custodi delle Nazioni. Cent’anni fa a Fatima l’angelo del Portogallo parlava ai tre pastorelli” (Sugarco Edizioni) tratta diffusamente dell’angelo protettore della nazione portoghese, precursore delle apparizioni della Madonna a Fatima di cui il prossimo anno si festeggerà il primo centenario. L’angelo si manifestò ai tre pastorelli nella primavera, estate e autunno del 1916, con le sembianze di “un giovane di quattordici o quindici anni, più bianco della neve, che il sole faceva diventare trasparente come se fosse di cristallo, e di una grande bellezza”, come dichiarerà successivamente suor Lucia.
Questo libro originale – a un secolo dalle apparizioni dell’angelo a Fatima – si propone non solo di far comprendere meglio, ma soprattutto vivere, grazie anche all’insegnamento angelico, il messaggio della Madonna.
Nella presentazione del testo Carmine Alvino propone una riflessione che, partendo da una analisi generale della figura degli angeli nella storia della Chiesa, giunge ad concentrarsi sull’angelo del Portogallo e sulle apparizioni mariane di Fatima.
«Si dice che gli angeli siano ora di ritorno. decine di libri recenti spiegano al lettore curioso che gli angeli sono più che mai presenti intorno a lui. Se si manifestano così numerosi, è perché le persone sono evolute, sono di nuovo curiose di spiritualità, di ricerca interiore, sono più attente a quello che accade nella loro anima. Queste pubblicazioni (…)sono normalmente d’accordo nel sostenere che sono delle entità d’un genere speciale, degli esseri potentissimi, delle energie pure. tali angeli vengono rappresentati in modi molto diversi, ma sono prima di tutto degli esseri di luce, delle guide interiori che ognuno può contattare per aiutare se stesso sulla via della vita».
Nel caso dei tre pastorelli di Fatima il contatto con l’angelo giunge loro in modo assolutamente straordinario e inaspettato, tra la fine della primavera, durante l’estate e nell’autunno del 1916.
Questi “incontri” sono incredibilmente simili alle descrizioni presenti nei racconti dei vangeli: in particolare quello di Marco il quale narra che, dopo la morte di Gesù, le donne, «entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito di una veste bianca, ed ebbero paura». Infatti l’angelo a Fatima si manifesta come un bellissimo giovane adolescente, dallo straordinario candore che la luce del sole rende trasparente come il cristallo.
L’angelo che appare a Lucia, Francesco e Giacinta, li rassicura, dicendo loro di non aver paura e manifestando in un’occasione di essere l’angelo della pace, ed in un’altra l’angelo custode del Portogallo.
Come sottolineato dall’autore «L’idea degli angeli protettori delle nazioni è presente sia nella Bibbia che nella teologia cattolica. Secondo San Tommaso, né l’uomo né nessun’altra cosa possono rimanere completamente al di fuori del governo della divina provvidenza»
Il Portogallo fin dal 1514 celebrava, ogni terza domenica di luglio, la festa del proprio angelo custode. La ricorrenza caduta in disuso nel XIX secolo anche a causa della derisione operata dalla massoneria molto attiva nel paese, era stata soppressa da san Pio X poco tempo prima delle apparizioni di Fatima. I portoghesi ne reclamarono a pio XII il ristabilimento solenne; tanto che essa viene celebrata oggi nella data della festa nazionale, il 10 giugno, anniversario della morte del poeta Camoëns.
«Dopo aver insegnato loro una preghiera di adorazione alla Santissima trinità “l’angelo predice poi ai tre pastorelli un evento di grazia divina nei loro confronti affermando che i cuori santissimi di Gesù e di Maria hanno sui tre fanciulli dei disegni di misericordia. (…) l’angelo sollecita Francesco, Giacinta e Lucia a realizzare una missione che consiste nell’offrire sacrifici in riparazione per i peccati dell’umanità, in onore e per amore dei cuori santissimi di Gesù e di Maria».
I tre fanciulli non rividero più l’angelo di cui serbarono sempre nel cuore le tre visite come una anticipazione della serie di apparizioni della Madonna, che iniziarono il 13 maggio 1917, di cui domani ricorre l’anniversario. I pastorelli non fecero mai cenno di questi incontri, se non più tardi la sola suor Lucia, avendoli vissuti come occasione di un messaggio diretto soltanto a se stessi, a differenza di quelli successivamente affidati loro dalla Vergine.
Prendendo spunto dal ruolo svolto dall’angelo a Fatima, dobbiamo chiederci quale sia in senso generale la missione degli angeli tra gli uomini.
«La missione dell’angelo è quella di condurci a Dio e al luogo da lui preparato per noi. Dio è sempre presente nel Santissimo Sacramento in corpo e Sangue, Anima e divinità, in ogni tabernacolo della terra. Cristo, il verbo incarnato di Dio, assume la forma di pane e vino per poter entrare in noi come alimento e per essere così la nostra vita e il nostro cammino verso il padre».
Nel caso specifico di Fatima suor Lucia racconta:
«Ci siamo rialzati per vedere che accadeva, e abbiamo rivisto l’angelo che aveva nella sua mano sinistra un calice, sul quale era sospesa un’ostia dalla quale cadevano alcune gocce di sangue nel calice. lasciando il calice e l’ostia sospesi in aria, egli si prosternò vicino a noi fino a terra e ripeté tre volte questa preghiera: “Santissima trinità, padre, Figlio e Spirito Santo, io vi adoro profondamente, e vi offro il preziosissimo corpo, Sangue, Anima e divinità di Gesù cristo, presente nei tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze con i quali egli stesso è offeso. per i meriti infiniti del suo Sacratissimo cuore e del cuore immacolato di Maria, vi domando la conversione dei poveri peccatori”. poi, rialzandosi, prese di nuovo nelle sue mani il calice e l’ostia, mi diede la sacra ostia, e diede il sangue del calice a Giacinta e Francesco, dicendo nello stesso tempo: “prendete e bevete il corpo e il Sangue di Gesù cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio”. Si prosternò di nuovo fino a terra e ripeté con noi ancora tre volte la stessa preghiera: “Santissima trinità…”. poi disparve».
Che rapporto c’è fra l’angelo di Fatima, e in generale quelli della tradizione cattolica, con i “nuovi” angeli di cui oggi si parla così tanto?
Come abbiamo già detto nei negozi dedicati al sacro si trovano oggi in vendita sempre più libri sugli angeli, insieme a tanta oggettistica pseudo-religiosa. Questi nuovi angeli hanno poco a che fare con quelli della tradizione, rispecchiano una mitologia moderna orientata alla legittimazione di un nuovo modo di vivere la spiritualità, centrata sui mutevoli bisogni della persona. Al contrario dell’angelo di Fatima, che trasmette da parte di Dio un messaggio eterno e indubitabile, i nuovi angeli riflettono quest’epoca di grande esitazione e confusione sul piano religioso, dove si tende a far prevalere su tutto la libertà di scelta individuale.
«I nuovi angeli non fanno che rafforzare l’autonomia dell’uomo moderno sul piano spirituale. Gli dicono che non deve giudicare le credenze degli altri e che può selezionare tutto quello che contribuisce al suo benessere interiore».
In un’autentica prospettiva cristiana, che non deve farsi condizionare da questa mitologia “new age”, l’angelo rimane «un amico ricco di premure, un messaggero e un mediatore inviato da Dio, che deve portare le anime a questa unione personale con lui e formarle nella magnanimità dell’amore. L’angelo è come Giovanni Battista, che si rallegra quando sente la voce dello sposo Gesù Cristo, il cui cammino ha preparato e alla cui presenza si ritira con riverenza nell’anima. Una vita spirituale consiste essenzialmente nella crescita nell’unione con Dio. Una fede che agisce attraverso l’amore è la chiave per la santità. Tutto il resto è di secondaria importanza».