l governo di Szydlo allineato con l’ungherese Orban nella chiusura delle frontiere ai profughi.
Vescovi e teologi attingono a piene mani ai suoi documenti sulla famiglia, ma c’è molto del magistero di san Giovanni Paolo II che oggi appare caduto nell’oblio, innanzitutto nel suo Paese natale. La chiusura nei confronti dei migranti e dei rifugiati manifestata dal governo di Beata Szydlo, ammiratrice del cristiano ungherese Viktor Orban e appartenente al partito di Jaroslaw Kaczynski, dimostra quanto l’eredità del primo Pontefice proveniente dall’Est Europa sia stata frettolosamente archiviata e dimenticata. Proprio Papa Wojtyla, infatti, nel corso degli anni ha scritto pagine importanti riguardanti il fenomeno delle migrazioni e le sue cause.
Libertà di integrazione
Nel messaggio per la Giornata mondiale delle migrazioni del 1985, Giovanni Paolo II scriveva: «Nell’ambito dell’emigrazione ogni tentativo inteso ad accelerare o ritardare l’integrazione, o comunque l’inserimento specie se ispirato da una supremazia nazionalistica, politica e sociale, non può che soffocare o pregiudicare quell’auspicabile pluralità di voci, la quale scaturisce dal diritto alla libertà d’integrazione». L’anno successivo, Papa Wojtyla affermava che «La Chiesa ribadisce con insistenza che, per uno Stato di diritto, la tutela delle famiglie, e in particolare di quelle dei migranti e dei rifugiati aggravate da ulteriori difficoltà, costituisce un progetto prioritario inderogabile». Progetto da attuare «evitando ogni forma di discriminazione nella sfera del lavoro, dell’abitazione, della sanità, dell’educazione e cultura».
Lotta contro le ingiustizie
Nel 1987, san Giovanni Paolo II ricordava che «Gesù ha voluto prolungare la sua presenza fra noi nella precaria condizione dei bisognosi, tra i quali egli annovera esplicitamente i migranti». I Paesi «ricchi non possono disinteressarsi del problema migratorio e ancor meno chiudere le frontiere o inasprire le leggi, tanto più se lo scarto tra i Paesi ricchi e quelli poveri, dal quale le migrazioni sono originate, diventa sempre più grande». La lotta «del laico cattolico contro le ingiustizie e per la promozione dell’uomo, deve essere più forte di quella degli altri».
Migranti e profughi come la famiglia di Nazaret
Nel 1988, Papa Wojtyla insiste sul fatto che la sacra famiglia di Nazaret ha fatto l’esperienza dell’emigrazione e dell’esilio, «costretta dalla minaccia che incombeva sulla vita di Gesù». Un aspetto particolare delle migrazioni «è oggi costituito dai milioni di rifugiati, a cui guerre, calamità naturali, persecuzioni e discriminazioni di ogni tipo hanno sottratto la casa, il lavoro, la famiglia e la patria», scriveva il Pontefice polacco, invitando «tutti a riflettere e ad impegnarsi attivamente per la rimozione delle cause che sono all’origine dello sradicamento di tanti milioni di persone dalle loro terre di origine; ciascuno, per quanto da lui dipende, eserciti l’accoglienza cristiana verso i rifugiati e i migranti».