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Papa Francesco: “Se Dio ha pianto anch’io posso piangere”

Marinella Bandini - Aleteia - pubblicato il 06/05/16

Il suicidio del figlio, la persecuzione e una vita vuota. Tre storie di dolore e di fede in una veglia di preghiera per "asciugare le lacrime"

“Se Dio ha pianto, anch’io posso piangere sapendo di essere compreso”. È il messaggio che Papa Francesco ha consegnato a quanti soffrono e vivono momenti di prova, nel corso della veglia di preghiera “per asciugare le lacrime”. Poco prima, nella Basilica di San Pietro erano risuonate le parole piene di dolore e di speranza: tre storie, vite bagnate dalle lacrime e consolate grazie alla fede, all’incontro con Dio e all’abbraccio dei fratelli.

La famiglia Pellegrino è stata segnata dalla morte del figlio Antonio a 15 anni. “Ha trascinato nella tomba anche me, la mia vita, la mia anima” racconta la mamma. Ma in quei momenti “Dio si è chinato su di me, ha asciugato mie lacrime”. Ha scoperto l’esistenza della comunità “Figli in cielo” ed è iniziato un nuovo cammino “perché la Risurrezione di Cristo diventi esperienza concreta”. “Mi sentivo fallito come genitore, come marito, come uomo, come cristiano: ero nulla” dice il padre. “Al funerale, uno sconosciuto è venuto ad abbracciarmi. Mi ha detto: ho vissuto la stessa esperienza, coraggio sono qui per te. Quell’abbraccio veniva direttamente dal Cielo, era la consolazione di Dio”. Raffaele aveva nove anni quando è morto il fratello. Racconta la sua rabbia, il suo sentirsi perso e abbandonato. Poi “vedendo la forza dei miei genitori mi sono convertito. Credo che il Signore voglia ricominciare anche con me”.

La persecuzione ha segnato la vita di Felix Qaiser, rifugiato politico in Italia con la sua famiglia. Viene dal Pakistan. Nel suo paese era giornalista e dava voce alla minoranza cristiana, raccontando la loro vita difficile, tra discriminazioni e violenze. La sua voce ha cominciato a dare fastidio e ha ricevuto minacce da gruppi terroristici islamici. L’unica strada per lui e la sua famiglia è stato l’esilio: hanno lasciato la loro terra e sono stati catapultati in Italia. Hanno attraversato anni difficili, anche di separazione: “Ho reinventato la mia vita, ho accettato lavori saltuari e fatto corsi di formazione” grazie anche al Centro Astalli. “Conoscere la persecuzione e la paura di morire è una esperienza terribile, ma la fede è stata la mia ancora di salvezza nei momenti più bui”. Felix Qaiser ha voluto ancora una volta usare la sua voce per far conoscere la situazione di tanti cristiani: “I nostri fratelli hanno bisogno del nostro aiuto e della nostra preghiera”.

Maurizio Fratamico era un ragazzo che aveva tutto: successo, soldi, ragazze, viaggi. “Ma mi sentivo solo, vuoto, non amato, senza un senso della vita”. Anche suo fratello gemello aveva uno stile di vita simile. Entrambi si erano allontanati dalla Chiesa, mentre “la mamma non ha mai smesso pregare per noi. Ha versato tante lacrime, come santa Monica per Agostino”. È il 2002, Maurizio è allo stremo, sente che non ha più senso vivere. Ma al ritorno da un viaggio vede suo fratello “come trasfigurato, felice. Mi ha detto di aver sperimentato l’amore di Dio, mi ha abbracciato e mi ha detto: ti voglio bene. Non succedeva da anni. In quell’abbraccio ho sentito l’amore, non sono stato giudicato e condannato. Sono cascato in ginocchio e ho pianto”. Poi l’incontro con la comunità “Nuovi Orizzonti” e il desiderio “di quella gioia”, e l’inizio di un cammino che “grazie a Gesù mi ha permesso di guardare anche il mio dolore”.

Ancora il Papa: “Quante lacrime vengono versate ad ogni istante nel mondo; una diversa dall’altra; e insieme formano come un oceano di desolazione, che invoca pietà, compassione, consolazione. Abbiamo bisogno di misericordia, della consolazione che viene dal Signore. Tutti ne abbiamo bisogno; è la nostra povertà ma anche la nostra grandezza”. E “Dio non ci abbandona” e “con la sua tenerezza viene ad asciugare le lacrime sul nostro volto”. E ha concluso: “Nel momento dello smarrimento, della commozione e del pianto, emerge nel cuore di Cristo la preghiera al Padre. La preghiera è la vera medicina per la nostra sofferenza. Anche noi, nella preghiera, possiamo sentire la presenza di Dio accanto a noi”.

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