Gli dico di sì, ma quando la malattia colpisce la mia carne voglio un miracolo: mi manca la fede
So che se confido di più in Dio non avrò tante paure nel cuore. So che Gesù non vuole che il mio cuore tremi davanti alle avversità della vita: “Il vostro cuore non sia turbato e non abbia timore”.
Non vuole che io abbia timore, ma spesso succede. Smetto di fare le cose per paura. Dubito, mi trattengo. Voglio continuare a credere, ma dubito.
Sento che a volte il mio cuore trema davanti alle difficoltà. Trema e si fa prendere dal timore. Non confido in quell’amore infinito che mi sostiene.
Forse è perché voglio controllare la vita e non ci riesco. Dico di sì a Dio, ma quando la malattia colpisce la mia carne voglio un miracolo, desidero un cambio di direzione, un nuovo cammino, una soluzione che mi dia una pace nuova.
Chiedo a Dio dei miracoli. Non gli chiedo la forza per sopportare la malattia. Non gli chiedo pace nella sofferenza. Gli chiedo di togliermi la croce, di allontanare la sofferenza, di porre fine al mio dolore.
Sì, mi manca la fede. Voglio chiedergli di vivere con me la mia croce, di rimanere dandomi la mano in mezzo al mio dolore. Pronunciando parole d’amore perché sappia sostenere il calice che devo bere. Mi manca la fede.
Leggevo giorni fa: “Credo che dipendiamo da Dio, che la sua volontà ci sostenga in ogni istante della nostra vita. Ma verificarlo ci fa paura. Nel più profondo di ciascuno di noi resta un piccolo dubbio persistente, un piccolo nodo di timore che ci rifiutiamo di affrontare o che non riconosciamo neanche, e che ci dice: ‘E se non fosse così?’ Ci fa paura abbandonarci totalmente nelle mani di Dio per paura che non ci sostenga quando cadiamo”.