Vi sentite deboli o tristi? Non vi commiserate, fate una cosa gioiosa, dice l'Antico Testamento
Il capitolo 8 del libro veterotestamentario di Neemia contiene una scena meravigliosa, dalla quale possiamo trarre profitto in quanto popolo del Nuovo Testamento. Il contesto della scena è la rifondazione di Gerusalemme da parte degli ebrei che tornano dall’esilio a Babilonia. Il difficile compito di ricostruire le mura della città è stato completato, e ora la gente sembra sentire che ha anche il bisogno di fortificare le sue “mura spirituali”, il proprio rapporto con Dio. Chiede quindi allo scriba Esdra di leggere la legge di Mosè.
Non va bene. Esdra legge, e la gente piange amaramente ascoltando le sue parole. Non ci viene detto perché la gente stia soffrendo, ma il testo ci dice che non solo Esdra, ma anche il governatore Neemia e i sacerdoti leviti lì riuniti devono ammonire la gente di smettere di piangere. Possiamo dedurre dal coinvolgimento di varie autorità che calmare la folla non fosse un compito semplice.
Ma Neemia non mette semplicemente a tacere il dolore della gente, chiedendo alle persone di cambiare la propria risposta emotiva di fronte alla legge: “Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza”.
Ecco l’aspetto davvero straordinario della scena: questa ammonizione viene ascoltata. La gente inizia presto a “far festa”. Sembra che si dica alla gente: “Smettete di piangere. Siate felici”. E la gente è felice.
In quelli di noi che sono genitori la domanda sorge spontanea: perché questo approccio non funziona con i nostri figli? Spesso dico a mio figlio di 3 anni di smettere di lamentarsi a cena, ma finora non ho ottenuto grandi risultati.
Sappiamo che le emozioni non sono sotto il nostro diretto controllo, e quindi come poteva la folla riunita nella storia biblica passare dal dolore alla goia, dalla debolezza emotiva alla forza semplicemente a comando?
Nel suo libro del 2015 The World Beyond Your Head, Matthew Crawford propone quello che definisce un “erotismo dell’attenzione”. Non vi soffermate sulla stranezza della definizione; è un’idea antica, intelligentemente riproposta da Crawford, che suggerisce che possiamo esercitare un controllo indiretto sui nostri stati emotivi passando dal concentrarci su ciò che ci turba a soffermarci su questioni che hanno un “fascino intrinseco”.