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Il papa riconosce di essere stato vittima della mafia quando era arcivescovo

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Esteban Pittaro - pubblicato il 22/04/16
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“La mafia di Othaceché non le dà fastidio?”, ha chiesto il pontefice a un sindaco argentino che gli ha fatto visita in Vaticano 

Gustavo Menéndez è il sindaco di Merlo, municipio della Grande Buenos Aires (Argentina), dal dicembre 2015. Il suo predecessore, Raúl Othacehé, è stato sindaco per 24 anni.

Menéndez è uno dei politici che hanno firmato il Patto di Sant’Antonio, e in una recente udienza del mercoledì in Vaticano ha raccontato a papa Francesco di questo patto con il quale più di 50 politici si sono impegnati a seguire le proposte dell’enciclica Laudato si’.

Ascoltandolo, tuttavia, Francesco lo ha interrogato su un altro tema. La conversazione è stata registrata e circola su Internet.

“La mafia di Othacehé non le dà fastidio?”, ha domandato immediatamente il papa riconoscendolo.

Menéndez gli ha risposto che sono state presentate delle denunce contro gruppi affini all’ex sindaco, ma voleva poi parlargli del patto di Sant’Antonio.

Il papa gli ha detto che era a conoscenza di questo progetto, ma è tornato a interrogarlo: “Mi preoccupava il tuo caso per la mafia… Io l’ho subita sulla mia carne quando un giorno sono andato a difendere un parroco. Pancho (Miguel) Velo. Sono andato lì per farlo restare a Othacehé”.

Il pontefice si riferiva a una visita che ha compiuto quando era arcivescovo di Buenos Aires alla parrocchia dell’Immacolata Concezione di Pontevedra, nella diocesi di Merlo-Moreno, nella quale operava padre Miguel Velo, prima a Buenos Aires.

“So che come popolo cattolico non ve la state passando bene. E so che neanche padre Miguel, uno dei migliori parroci di Buenos Aires che è venuto qui, che voleva andare in missione, se la sta passando bene, ma sono molto contento che questo accada per questa carta d’identità che avete (di cristiani, dell’amore), perché volete cambiare le cose in meglio”, ha detto in quell’occasione in un’omelia nella quale ha celebrato l’incontro di portoghesi e argentini in quella località, un “incontro dell’amore tra i popoli”.

“Essere cristiani costa in un mondo in cui ciò che conta sono le tangenti, il denaro, il potere, mettere i piedi in testa all’altro. Dire che dobbiamo amarci, e che dobbiamo considerare l’altro migliore di noi, per alcuni è un boccone amaro da ingoiare”, ha aggiunto all’epoca il cardinal Bergoglio.

Durante quella visita a sostegno di padre Velo, che veniva rifiutato da alcuni in una manovra che si attribuiva a seguaci dell’ex sindaco, anche Bergoglio è stato respinto da quei gruppi, secondo quando ha affermato Menéndez.

Al programma argentino Telenoche, ha infatti rivelato che in quell’occasione vennero gettate delle uova contro colui che oggi è il papa.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]