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In fila per la Santa Comunione…sono davvero tutti in stato di grazia?

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Jeffrey Bruno

Judy Landrieu Klein - pubblicato il 21/04/16

Dobbiamo essere umili e realisti, per riconoscere che a volte il nostro modo di presentare le convinzioni cristiane e il modo di trattare le persone hanno aiutato a provocare ciò di cui oggi ci lamentiamo, per cui ci spetta una salutare reazione di autocritica. (Papa Francesco, Amoris Laetitia, par. 36)

Per tutto il tempo in cui la discussione si è concentrata sull’ammissione dei cattolici divorziati e risposati alla Santa Comunione, nella mia testa giravano due domande pressanti che dovevo assolutamente rivolgere a qualcuno: quale percentuale di cattolici che si presenta per ricevere la Comunione è oggettivamente in stato di peccato grave? E perché nelle alte sfere della gerachia ecclesiastica non si parla di questo problema enorme, che a livello numerico incide sicuramente molto di più delle persone divorziate e risposate che ricevono la Comunione?

Detto in altri termini, quanti cattolici che ricevono la Comunione guardano attivamente materiale pornografico, mettono in pratica la contraccezione, dormono e/o vivono con il partner, hanno relazioni, abortiscono e vivono in modo incompatibile con gli insegnamenti morali della Chiesa? E perché ci si è concentrati tanto sulla questione dei cattolici divorziati e risposati mentre l’enorme elefante al centro della stanza – il fatto che le statistiche dimostrano che la maggior parte dei cattolici non segue gli insegnamenti morali della Chiesa – è stato ampiamente ignorato? E cosa c’è alla base di questo problema?

Sono cresciuta come cattolica negli anni Sessanta e Settanta e sono state educata in scuole cattoliche, dall’asilo al college. Come molti altri della mia generazione, ho imparato poco o niente dell’insegnamento cattolico e alla fine mi sono laurata da agnostica – il che, col senno di poi, era un modo per dire “pagana praticante”. Avevo adottato le convinzioni e lo stile di vita della cultura prevalente, come accade a tanti cattolici anche oggi.

C’era un problema serio con la catechesi, un problema che ha visto una grande correzione grazie ai pontificati di San Giovanni Paolo II e del papa emerito Benedetto XVI, ma la questione fondamentale non era il fatto che avessi fallito nell’imparare gli insegnamenti e le regole della Chiesa cattolica. Il vero problema è che non avevo ancora incontrato Gesù Cristo e che non avevo un rapporto con lui. Personalmente, incontrare Cristo è stato ed è il culmine della fede cristiana, e credo che sia questo approccio a guidare papa Francesco nei suoi instancabili appelli affinché la gente incontri la tenera misericordia e l’amore di Dio.

Può sembrare un po’ uno slogan, ma quanti cattolici hanno fallito nell’abbracciare un rapporto personale con Gesù Cristo? Quanti cattolici hanno ricevuto i sacramenti senza essere stati evangelizzati, rimanendo in uno stato di “cattolicesimo culturale” in cui traggono conforto dai rituali e dalle feste della Chiesa senza arrendersi al potere del Dio vivente, che cambia la vita e trasforma l’anima?

È stata sicuramente la mia storia, e ci è voluto un invito in una Chiesa cristiana evangelica da parte di un ex cattolico perché avvenisse un cambiamento. Quanto sono ancora grata per quel giorno benedetto in cui sono stata chiaramente sfidata ad accogliere Gesù nel mio cuore come Signore della mia vita! La mia esistenza non è stata più la stessa.

Vorrei che la mia esperienza fosse un caso isolato, ma ho visto tutto quello che mi è accaduto anche nella vita di molti altri cattolici battezzati, con pochi che come me sono poi tornati alla Chiesa cattolica (in genere per una fame di Eucaristia). Molte chiese evangeliche sono piene di ex cattolici che vi diranno che hanno abbandonato la fede cattolica perché avevano una “religione senza relazione” – in altre parole, perché non sono mai giunti a un rapporto intimo e personale con Dio da cattolici. È semplicemente tragico.

Non molto tempo fa ho ricevuto una telefonata dal responsabile del dipartimento di Teologia del college cattolico in cui ho insegnato per sette anni Teologia morale. “Ho chiesto ad alcuni degli studenti quale sia stato il corso che hanno seguito che ha cambiato la loro vita”, mi dice. “Molti hanno detto il loro”. Il motivo? Ho presentato ai miei studenti il Dio di Gesù Cristo; il Dio che ci ama in modo personale e appassionato, il Dio che ci viene incontro con la sua grande misericordia, il Dio che vuole avere un intimo rapporto d’amore con ciascuno di noi – il Signore che vuole trasformare il nostro cuore e la nostra vita con il suo potere infinito e inestimabile.

Insegnando agli studenti la vita morale, ho trasmesso il messaggio di San Giovanni Paolo II:

Seguire Cristo è il fondamento essenziale e originale della morale cristiana… Non si tratta qui soltanto di mettersi in ascolto di un insegnamento e di accogliere nell’obbedienza un comandamento. Si tratta, più radicalmente, di aderire alla persona stessa di Gesù, di condividere la sua vita e il suo destino, di partecipare alla sua obbedienza libera e amorosa alla volontà del Padre.

Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor, par. 19.

Rimanere ancorati alla persona di Gesù: è questa l’essenza della fede cristiana, la verità fondamentale che dev’essere comunicata oggi ai cattolici se vogliamo vedere la Chiesa guarita dalle tante problematiche morali che affronta. Quella della Comunione ai cattolici divorziati risposati è solo una di queste.

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Judy Landrieu Klein è autrice, teologa, oratrice, vedova e da poco risposata. Il suo libro, Miracle Man, è stato un bestseller di Amazon Kindle nella sezione dedicata al cattolicesimo. Il suo blog, “Holy Hope”, si può trovare su MemorareMinistries.com.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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