È improbabile che il dispotico governatore o procuratore romano Ponzio Pilato, alto funzionario di transizione del governo di occupazione, si scomodasse a imparare una delle lingue del territorio dominato (aramaico- ebraico) quando aveva la missione di consolidare l’impero, insieme alla sua lingua, in quella zona.
Roma, estendendo il suo potere intorno al Mediterraneo, impose la sua cultura, le sue leggi, la sua lingua…, e il latino era la lingua coufficiale insieme ad altre (proprie del luogo), anche se con un carattere un po’ meno preponderante rispetto al greco, visto che quest’ultimo era la lingua della gente importante, colta, dei ricchi, e quella del mondo lavorativo e commerciale.
Credo che non sia sconsiderato pensare che la Divina Provvidenza abbia permesso che Gesù sia nato, quanto a luogo e momento storico, in un territorio dominato dall’Impero romano, ammirevole strumento per la rapida espansione del cristianesimo, soprattutto a partire dal IV secolo.
Se il mondo occidentale, all’origine del cristianesimo, fosse stato una molteplicità di popoli e governi del tutto divergenti e autonomi, sarebbe stato un ostacolo alla diffusione del messaggio di Gesù attraverso la sua Chiesa.
Dopo la Pentecoste, i suoi apostoli partono a “conquistare” il mondo, e cosa si trovano davanti? Un impero ben unificato, compatto e organizzato, in primo luogo grazie alla lingua latina, senza escludere il greco.
È in quell’impero che si stabilisce il cristianesimo, ed è di questo che la Chiesa adotta la forma terrena: l’organizzazione, la struttura, il diritto, la lingua…