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3 errori che i genitori commettono quando sono intimiditi dai figli

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Psiconlinews - pubblicato il 14/04/16
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Non preoccupatevi: presentiamo anche soluzioni semplici ed efficaci alla portata di tuttiÈ la fine di una lunga giornata. Sei appena tornata a casa dal lavoro, completamente esausta. Accendi la televisione, ti butti sul divano e assisti al tuo programma preferito. Assapori quel momento di silenzio.

E in quel momento tuo figlio inizia a piagnucolare incessantemente. Vuole una fetta di torta al coccolato prima di cena. Tu gli dici di no.

“Me l’hai promesso!”, dice lui. “Hai detto che potevo mangiarla quando tornavi a casa”.

Tu gli dici di aspettare fino a dopo cena. Lui allora si mette davanti alla televisione: “La voglio adesso!”

Tu chiudi gli occhi e respiri. Forse conti fino a 10, ma tuo figlio alza il tono della voce: “Mi hai mentito! Ti ho aspettata tutto il giorno! Ti odio! Sei una stupida!”

Questo test di pazienza finisce per diventare un bullismo momentaneo. Tuo figlio ti sta aggredendo e screditando a livello verbale.

Cosa fai?

3 tattiche comuni di contrattacco

In genere, in momenti come questo i genitori scelgono una di queste tre risposte: resa, punizione o negoziato.

1. Resa

Non vale la pena di combattere tutte le battaglie. Arrendersi e dare a tuo figlio ciò che vuole a volte è una buona opzione, soprattutto se vuoi un po’ di pace. Ma quando il test della pazienza si trasforma in un assedio morale? In questo caso non devi mai cedere alle pressioni del bambino. Farlo equivarrebbe a ricompensare il suo comportamento abusivo. È un momento di insegnamento che offre la lezione sbagliata!

Ogni volta che ti arrendi all’assedio morale di tuo figlio, invii questo semplice messaggio: l’intimidazione funziona. La prossima volta che si sentirà frustrato per le sue restrizioni, ti intimidirà per ottenere ciò che vuole. Alla fine, gli hai insegnato che se insiste un po’ presto o tardi tu cederai.

2. Punizione

Quando tuo figlio mette in atto del bullismo nei tuoi confronti, è difficile non arrabbiarsi restituendo la provocazione. Possedere la forza di carattere per resistere al comportamento aggressivo di un bambino non è un capacità che nasce naturalmente. Come avviene con qualsiasi forma di autodominio, bisogna coltivarla.

Perder la calma, gridare e imporre a tuo figlio punizioni severe sono forme di contro-bullismo che creano una cultura di intimidazione in famiglia. I genitori che vincono le battaglie contro i loro figli in realtà ottengono vittorie amare: non ci sono vincitori né perdenti. Uno è felice e l’altro no.

I bambini che ricevono continuamente delle punizioni diventano sdegnosi e risentiti, e in seguito possono sorgere problemi di comportamento più gravi. Ad esempio, il bambino può
– diventare conflittuale e opporsi, in modo diretto o attraverso la resistenza silenziosa;
– interiorizzare la propria frustrazione e finire per sviluppare depressione o ansia;
– intensificare ancor di più le intimidazioni, ampliando i conflitti e turbando tutta la famiglia.

3. Negoziato

Ok, tuo figlio sta avendo una crisi. Se sei una madre attenta, ci penserai un attimo e considererai le tue opzioni. Cercherai di capire il suo punto di vista: ti ha aspettato tutto il giorno (ha aspettato la sua fetta di torta). E poi, quando sei finalmente tornata a casa, anziché salutarlo ti sei buttata sul divano, hai acceso la televisione e lo hai ignorato.

Risultato: è arrabbiato, e con il diritto di esserlo. E allora decidi di fare un accordo: gli dai metà della fetta di torta ora e l’altra metà dopo cena. Pensaci:
il negoziato è la scelta migliore in questo momento?
E se lui avanza una controproposta?
Supponi che continui a intimidirti esigendo tutta la fetta.

Il negoziato è una scelta frequente dei genitori, e l’intenzione di trovare un terreno comune con il figlio durante i conflitti non è una cattiva idea. Tu cedi un po’, lui cede un po’ e siete tutti contenti. Giusto?

Sì e no.

Quando il test della pazienza diventa un bullismo, il negoziato è da scartare. Quando negozi con un prepotente, prepari il terreno ad altri conflitti. Come la resa, il negoziato ricompensa il bullismo e allena tuo figlio a ripeterlo. La prossima volta che sarà frustrato per via delle restrizioni che ha tornerà a praticare il bullismo, perché questo porta al negoziato e il negoziato tende ad essere a lui favorevole.

Un altro problema del negoziato: il bambino può iniziare a pensare che tutto, anche il buon comportamento, sia negoziabile. Anziché fare qualcosa per i buoni sentimenti che produce quell’azione, finisce per fare le cose solo per avere una ricompensa. Ad esempio:
tua figlia chiede di essere pagata per rifarsi il letto;
tuo figlio si aspetta una ricompensa perché fa i compiti;
i tuoi figli chiedono del denaro per i bei voti.

Il buon comportamento non deve mai essere una merce di scambio. Il negoziato per ricompense sostituisce la conquista personale e provocherà una perdita di autostima nei tuoi figli. Anziché sviluppare l’autosufficienza e l’autonomia, finiscono per restare immaturi e attaccati ai genitori per la gratificazione che ricevono.

3 possibilità per cui potresti optare

Hai imparato che arrenderti, punire e negoziare sono soluzioni che a lungo termine non funzionano. Queste tattiche offrono un po’ di sollievo sul momento, amministrando i sintomi del bullismo, ma non sono le sue cause.

Prima di considerare questioni più profonde, pensiamo ai tre passi più importanti che puoi compiere in un momento di bullismo: evitare il conflitto, validare i sentimenti e sottolineare i punti forti.

1. Evitare il conflitto

Nei momenti di bullismo, i genitori spesso reagiscono impulsivamente e aumentano il conflitto. Gridano o puniscono, il che aumenta la tensione e peggiora il bullismo. È fondamentale mantenere la compostezza e la leadership in quei momenti, non reagire e non lasciarsi andare a risposte automatiche. Resta con i piedi per terra, senza drammi.

Se il conflitto si aggrava, premi il tasto “pausa”: prenditi un po’ di tempo e dai a tutti una possibilità di calmarsi. Quando i bambini sono in uno stato di intensa frustrazione, non ci si può ragionare. Se ci provi, non farai altro che aumentare la loro frustrazione.

Tu e tuo figlio trarrete grandi benefici quando inizierai a dargli un momento di silenzio perché possa riunirsi le idee e recuperare l’equilibrio. Se puoi, esci dalla stanza o fai una passeggiata tranquilla. Prendi un po’ d’aria. Devi dargli il tempo per calmarsi. Trova un po’ di pace in te prima di cercare di fare la pace con tuo figlio. Quando le cose si saranno calmate, potrai stabilire cosa fare.

2. Validare i sentimenti

Non è mai sbagliato validare i sentimenti dei figli:
“Capisco che tu sia frustrato. Lo sono anch’io”;
“Vedo che sei arrabbiato. Dammi dieci minuti di silenzio per pensare alla questione”;
“Mangiamo qualcosa prima di parlarne”.

I bambini rispondono positivamente quando riconosci i loro sentimenti. Si calmano subito.

Durante l’intervallo chiediti: “Cosa può provocare il bullismo di mio figlio? È stanco? Ha fame? Si sente trascurato? È stata una lunga giornata per tutti?”

Il bullismo è un effetto, c’è sempre una causa soggiacente. Pensa a cosa potrebbe irritare tanto tuo figlio. Aiutalo a dire cosa pensa, e poi dà valore ai suoi sentimenti.

“Capisco che sei arrabbiato; ne hai il diritto”;
“I tuoi sentimenti sono feriti. Sei irritato perché non ti do quello che vuoi”;
“Anziché litigare, proviamo a fare un’altra cosa: dimmi perché sei così agitato”.

Promuovi la comunicazione più matura. Il sentimento che hai dimostrato di comprendere disarmerà la sua frustrazione e riformulerà tutto.

Ricordati che devi dare al bambino quello di cui ha bisogno, non quello che vuole. Imparare a comunicare in modo efficace nei momenti di frustrazione è più importante di qualsiasi cosa tuo figlio possa volere in quel momento. Arrendersi, punire o negoziare ruba al bambino l’opportunità di far fronte alla sua frustrazione e di dominarla.

Spiega chiaramente che il bullismo non funziona mai:
“Non ti rispondo finché continui a gridarmi contro”;
“In questo modo non otterrai ciò che vuoi”,
“Puoi fare di meglio. Sei troppo intelligente per dire queste cose”.

3. Sottolineare i suoi punti di forza

Dopo aver pensato tanto alla decisione da prendere, difendi il tuo territorio. Non modificare niente perché tuo figlio non lo testi e insista ancor di più. Nel corso del cammino, accertati di lodare i punti forti di tuo figlio:
“Ammiro il modo in cui mi stai parlando ora”;
“So che per te è difficile. Sono orgogliosa di come ti stai esprimendo adesso”;
“Stai facendo un grande lavoro. Questo vuol dire maturare”.

Rafforzando i punti forti di tuo figlio aumenterai la sua fiducia e renderai la comunicazione matura più gratificante della discussione.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]