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La prima regola della cavalleria: “Proteggi la Chiesa”

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© Masson / Shutterstock

Arthur Herlin - Padre Stéphane Mayor - pubblicato il 11/04/16 - aggiornato il 17/10/21

La nostra società può trarre grande ispirazione dagli antichi precetti cavallereschi

Com’è un cavaliere dell’epoca moderna? Per rispondere a questa domanda, Aleteia ha ripreso un antico codice cavalleresco del XII secolo le cui regole dettavano la condotta dei cavalieri che desideravano coltivare le virtù sante e risvegliare in se stessi i sentimenti più nobili. A prima vista, un codice di questo tipo potrebbe sembrare antiquato o inappropriato per i nostri tempi, ma è davvero così?

Aleteia ha chiesto ad alcune sacerdoti di rivisitare e aggiornare i precetti di questo codice, da cui la nostra società potrebbe trarre grande ispirazione. Promuoviamo insieme un nuovo spirito cavalleresco!

In questo articolo, padre Stéphane Mayor, parroco di Notre-Dame des Otages a Parigi (XX arrondissement), si concentra sul primo precetto del cavaliere moderno: Proteggi la Chiesa. Ecco cosa spiega il sacerdote:

Sappiate una cosa: il più grande nemico della Chiesa è il peccato, e il suo più grande protettore è Cristo. Ogni cristiano ha un’unica arma per proteggere la Chiesa: la santità.

“Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti. Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere. State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infocati del maligno. Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio” .

(Efesini 6, 11-17)

Un cavaliere sarà più in grado di difendere la chiesa dalle minacce fisiche se lo farà con la santità della propria vita. Quando Santa Giovanna d’Arco ha liberato la Francia dal giogo inglese, lo ha fatto in un modo completamente diverso da un approccio meramente militare, chiedendo che il re di Francia venisse incoronato e ricevesse da Dio l’assistenza promessa ai regni cristiani. Nello stesso modo misterioso, San Giovanni Paolo II ha resistito all’invasione nazista della Polonia creando un gruppo teatrale per salvaguardare la cultura polacca in attesa della liberazione. È perché viveva in modo santo che ha reagito in questo modo.

In breve, quando i cristiani sono in pericolo, proteggerli concretamente è un dovere, ma dev’essere realizzato imperativamente sulla base della prospettiva della santità della Chiesa.

Proteggere la Chiesa significa anche affrontare il pensiero non cristiano, sviluppando argomentazioni razionali ed essendo in grado di esprimere la verità della fede tenendo conto al contempo della gente a cui si sta parlando. Quando vengono minate le basi della nostra fede, quando le mura delle nostre certezze vengono scosse, dobbiamo ricordare che Cristo ci ha messi in guardia sul fatto che avremmo affrontato difficoltà e opposizione. Non lo ha fatto per spaventarci, ma per risvegliarci. Ha detto ai Suoi discepoli, perché fossero preparati ad affrontare qualsiasi opposizione senza perdere la pace interiore:

“Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini; perché vi metteranno in mano ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani. Ma quando vi metteranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come parlerete o di quello che dovrete dire; perché in quel momento stesso vi sarà dato ciò che dovrete dire. Poiché non siete voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà il fratello a morte, e il padre il figlio; i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato” .

(Mt 10, 16-22)

È vero che molti cattolici sono in larga misura poco ferrati nell’arte dell’apologetica, l’arte di dialogare con il mondo per sottolineare la bellezza e la verità della saggezza cristiana, ma ci sono moltissime risorse a disposizione.

L’apologetica serve anche a difendere i nostri motivi per credere. I pensatori cristiani hanno sempre dialogato con le loro controparti non cristiane, non temendo mai di affrontarne le idee. Un cavaliere moderno deve ravvivare senza paura questo spirito di lotta intellettuale, questo dialogo in cui la Chiesa rinnova misticamente la sua forza:

“Quando poi vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi del come e del che risponderete a vostra difesa, o di quello che direte; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento stesso quello che dovrete dire”.

(Lc 12, 11-12)

I cristiani che vogliono abbracciare un ideale cavalleresco devono impegnarsi in un dibattito di idee e non limitarsi ad affermare la fede ignorando le opinioni contrarie.

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