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Cosa ti guarisce e ti cambia davvero

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© Alena Ozerova / Shutterstock

padre Carlos Padilla - pubblicato il 08/04/16

Sperimentare che Dio ti ama

Penso di poter avere molte esperienze religiose nella mia vita. Momenti sacri di luce e di pace. Ma l’unica cosa che cambia il cuore è l’esperienza personale del mio incontro con Gesù. Sapere che mi ama personalmente. Che cerca proprio me. Che mi viene incontro e che lascia tutto solo per me.

Abbiamo tante ferite! E sono di mancanza d’amore. Quell’esperienza dell’amore personale, dell’amore con un nome, dell’amore senza condizioni, dell’amore di Dio che viene a cercarmi. Quell’amore che spezza i muri è l’unico che può guarire il mio cuore.

Il segno dell’amore di Gesù nei confronti dei suoi è stato la sua umanità, il suo corpo. Sono stati i suoi gesti. Per dimostrare di essere Lui non compie un miracolo ma mangia con loro, spezza il pane sulla loro stessa tavola e mostra loro le sue ferite.

Mi commuove questo amore tanto umano, tanto di Dio. È il suo segno d’amore più grande. Dio fatto uomo. Dio morto per noi. Non c’è maggior potere, non c’è maggior segno della sua divinità. L’amore spezzato, l’amore che ha camminato al nostro fianco, continua ad essere vivo, continua a stare con noi. Gli apostoli avrebbero vissuto tutta la vita di quegli incontri pasquali. Perché si sono sentiti amati personalmente.

Penso che sia questa la mia missione nella vita. Amare come Gesù. Riflettere il suo amore. Amare uno ad uno, corpo a corpo, come dice papa Francesco.

Chiedo a Gesù di mostrarmi le sue ferite. Di insegnarmi ad abbandonare i miei progetti, per una sola persona. A percorrere vie per accompagnare solo una persona. Che non mi importino i numeri, i dati, i frutti. Di aiutarmi a tornare una e mille volte solo per uno.

Ho paura. Non so bene cosa sarà della mia vita in futuro. Non lo sappiamo mai. Ora Gesù non sta più tutto il giorno al nostro fianco come ha fatto con i discepoli, ma è vivo nel mio cuore. È questo il miracolo della resurrezione. Nel pane, nel vino, nella mia anima. Cristo vive in me. E continua a guardare, a camminare, amando, curando, consolando in me.

Voglio vivere questi giorni di Pasqua accanto a Lui. Chiedergli di non andarsene. Di venirmi incontro ogni giorno. Gli mostro le mie ferite.

Credo che l’amore sia capace di spezzare qualsiasi muro. Me lo ha mostrato Gesù, che può entrare attraverso le porte chiuse. Bussa alla mia porta, aspetta, entra. Credo al suo amore al di sopra del mio peccato.

Come dice una canzone, “Colui che non guarda i miei errori, ma la mia fedeltà”.

Non si sofferma sul mio tradimento, sulla mia negazione, sui miei eterni dubbi. Mi riempie di gioia sapere che è al mio fianco e non si separa mai da me. E che tornerà sempre a cercarmi. Perché io non so andare da Lui.

Come gli apostoli in quei giorni. Gesù torna per me, per il mio amore ferito. Mi lascia toccare le sue ferite. Le sue ferite negli uomini. Le sue ferite nel mio cuore.

Voglio imparare a vivere con le ferite. Senza lamentarmene, senza lagnarmi giorno e notte. Camminare ferito e non pensare a me, ma a quelli che stanno con me, quelli che accompagno, anch’essi feriti. Chiedo a Dio quell’altezza per guardare la vita.

Oggi Gesù mi lascia vedere le sue ferite piene di luce, di speranza. Me le lascia toccare come a Tommaso. E io mi commuovo pensando al suo amore. Quell’amore che guarisce le mie ferite.

Voglio vivere in quella luce della Pasqua tutti i giorni della mia vita. Vivere con la pace che mi dà oggi. Vivere sapendomi amato da Lui.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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