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Non vedo i miei peccati, non so cosa dire in confessione…

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Wikimedia Commons (CC)

Joan Antoni Mateo - pubblicato il 07/04/16

La Parola di Dio e la preghiera sincera aiutano a riconoscerli. È importante non crederci autosufficienti

La perdita del senso del peccato è alla base non solo della crisi che attraversa il sacramento della penitenza, ma di una crisi molto più estesa e profonda che interessa tutta la vita cristiana.

Non riconoscersi peccatori è perdere il realismo più elementare nella vita cristiana. Credere che la gente abbia smesso di confessarsi perché c’è molta più santità è un’enorme ingenuità.

Curiosamente, i santi sono sempre stati quelli che si sono riconosciuti più peccatori.

È una questione molto importante, tanto che è stata esposta in modo esplicito da papa Francesco nel suo eccellente libro Il nome di Dio è Misericordia, di cui raccomando vivamente la lettura per comprendere a fondo il sacramento della confessione.

Cito il pontefice quando gli viene chiesto come riusciamo a riconoscerci peccatori e cosa direbbe a chi non si sente tale.

Dice papa Francesco: Gli consiglierei di chiedere questa grazia! Sì, perché anche riconoscersi peccatori è una grazia. È una grazia che ti viene donata. Senza la grazia, al massimo si può arrivare a dire: sono limitato, ho i miei limiti, questi sono i miei sbagli. Ma riconoscersi peccatori è un’altra cosa. Significa mettersi davanti a Dio, che è il nostro tutto, presentandogli noi stessi, cioè il nostro niente. Le nostre miserie, i nostri peccati. È davvero una grazia che si deve chiedere”.

In effetti, è una grazia che ci giunge ordinariamente attraverso l’ascolto della Parola di Dio e la preghiera sincera.

Papa Francesco dice anche: “La misericordia c’è, ma se tu non vuoi riceverla… Se non ti riconosci peccatore vuol dire che non la vuoi ricevere, vuol dire che non ne senti il bisogno… È importante non crederci autosufficienti”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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