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Spiritualità
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Il tuo rapporto con Dio è caduto nella routine?

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Padrefaus.org - pubblicato il 07/04/16

Ecco i 2 segreti per rinnovare ogni giorno il tuo amore

“Sono arrugginito, è da tempo che non gioco a calcio”, mi diceva un amico. Questa ruggine non preoccupa. Probabilmente basterà allenarsi un po’. È invece preoccupante la ruggine del cuore.

Ci sono molte persone che dopo un periodo di convivenza sentono che l’amore, l’interesse e i sogni si sono esauriti e perfino spenti. La monotonia delle giornate, delle reazioni, delle conversazioni, dei compiti, dei problemi, ha stancato. “Tutto questo stanca! Sempre la stessa cosa!”

L’entusiasmo o l’amore hanno perso l’impeto. Sono stati attaccati dalla noia: “Tutto questo non mi dice niente, così non si riesce ad andare avanti!”

Ma questa routine che arrugginisce è provocata davvero dalla ripetizione delle stesse abitudini, delle stesse cose? In realtà no. Una prova sono le coppie che invecchiano in un’apparente monotonia senza perdere il luccichio degli occhi, sentendosi sempre più bisognosi l’uno dell’altro e scoprendo una nuova tenerezza nel pieno della terza età.

Il male non è nelle cose, né nelle altre persone o nella ripetizione di azioni e compiti… Nella vita quotidiana non possiamo evitare le ripetizioni, ma possiamo evitare l’inerzia. Il male è nel nostro cuore, che ci ha resi prigionieri di abitudini egoiste, ciechi di fronte all’eterna novità delle cose minime vissute per amore.

Un amore che si rinnova ogni giorno

Quasi alla fine di una lunga vita, dopo molti anni di dedizione totale a Dio e agli altri, San Josemaría Escrivá affermava con semplicità: “Mi sento come un bambino che balbetta…, e il mio Amore è un amore che si rinnova ogni giorno”.

Non ama chi si lascia trascinare dal flusso meccanico dei giorni, ma chi nutre ogni giorno un sogno nuovo e agisce con spirito nuovo.

Come riuscirci?

a) In primo luogo avendo un ideale di vita, per il quale valga la pena di lottare e soffrire.

Un cuore senza ideali diventa esaurito, invecchia. Immaginate un professore in un buon laboratorio. Se si limita a ripetere in modo rutinario le stesse esperienze didattiche, con aria annoiata e senza altra aspirazione che quella di ricevere lo stipendio alla fine del mese, presto affogherà nella routine.

Al contrario, se è un idealista impegnato nella ricerca, se persegue la creatività didattica, se non desiste dal continuare a ricercare nonostante molti tentativi falliti, se anche quando dorme sogna nuove soluzioni, avrà in tutti i suoi compiti la fiamma dell’allegria e contagerà il suo entusiasmo ai suoi collaboratori.

Pensa che si potrebbero considerare questi stessi due atteggiamenti applicandoli ai rapporti familiari, al lavoro quotidiano, all’amicizia… Se non abbiamo nel cuore un ideale che ci spinge, finiremo coperti dalla ruggine della noia e del malumore.

b) In secondo luogo l’ideale, per essere consistente, deve avere una motivazione consistente. Agire per ideali effimeri, basati sull’entusiasmo o sulla spinta del momento, non ha alcuna consistenza.

Per un cristiano l’ideale consistente si chiama vocazione: sapere che tutti riceviamo una chiamata da Dio per realizzare un compito unico – il nostro – nel mondo; in altre parole, che abbiamo una vocazione e una missione da compiere. La nostra realizzazione consisterà nel compiere quella missione (in famiglia, nella professione, nella società), facendone un cammino ascendente d’amore per Dio e per il prossimo.

Quando esiste questo senso vocazionale della vita tutto cambia, come il sole trasforma le ombre notturne in un paesaggio colorato.

Guidato dalla fede e dall’amore, il cuore cristiano impara allora a scoprire in ogni piccolo dovere, in ciascuno degli impegni necessari per la buona convivenza familiare e lo svolgimento dei compiti quotidiani un’opportunità – rinnovata ogni giorno – di donarsi di più, di servire meglio, di raggiungere un nuovo grado di perfezione, di esprimere una generosità più allegra… E questo perché ha imparato a captare, nei piccoli dettagli quotidiani, l’invito di Dio. L’ideale cristiano rinvigorisce in modo inesauribile quelle stesse realtà stancanti che la routine fa marcire. Chi ama, insegna San Giovanni, passa dalla morte alla vita (1 Gv 3, 14).

Dio, se viviamo con Lui, ci dà “il dono di illuminare le cose comuni con splendore eterno”, come diceva Ronald Knox di Chesterton, e capiamo allora il programma suggerito da San Josemaría: “Nei dettagli monotoni di ogni giorno devi scoprire il segreto – per tanti nascosto – della grandezza e della novità: l’Amore”.

Le “novità” e le “sorprese”

Ricordate la parabola del grano e della zizzania? Mentre gli uomini – i lavoratori – dormivano, è venuto il nemico e ha seminato la zizzania in mezzo al grano (Mt 13, 25). Quando il nostro cuore dorme, la zizzania, l’erbaccia (nel caso in questione la routine che esaurisce) rovina tutto.

Gesù non si stanca di chiederci di essere svegli e vigilanti: “Vegliate e pregate in ogni momento” (Lc 21, 36), “Vegliate e pregate” (Mc 14, 38). Ispirato da questa continua esortazione, San Paolo ci invita dicendo: “È ormai tempo di svegliarvi dal sonno” (Rm 13, 11).

Come sarebbe bello se tra le altre iniziative spirituali ci venissero proposte almeno queste due cose:

a) Ogni sera, insieme alle mie preghiere e al breve esame di coscienza, mi chiedo: “Quante cose ho fatto meccanicamente oggi, come un robot o una fotocopiatrice? Quali dettagli ‘nuovi’ (di affetto nelle parole e nelle azioni, di aiuto, di delicatezza e comprensione…) ho piantato, come semi d’amore?”

b) Ogni mattina, dopo le mie brevi preghiere e l’offerta della giornata a Dio, mi chiedo: “Che novità (di preghiera, presenza di Dio, di visita al tabernacolo, di devozione sincera…) offrirò oggi a Dio?”, “Quale sorpresa gradevole sto preparando da offrire oggi a quella persona che, abituata al mio solito comportamento, non immagina nemmeno quel dettaglio di attenzione o di affetto che le voglio dare?”

Vigilare, pregare e rinnovare. È questo il cammino per far sì che il nostro cuore sia sempre più simile al cuore del Signore, che dice: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21, 5).

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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