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No, l’etica sessuale cattolica non ha avvelenato l’eros…anzi

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Pixabay.com/Public Domain/ © AdinaVoicu

Silvia Lucchetti - Aleteia - pubblicato il 06/04/16

Il teologo Martin M. Lintner presenta una lettura autentica della morale sessuale della Chiesa post conciliare

Il libro “La riscoperta dell’eros. Chiesa, sessualità e relazioni umane” (EDB 2015) del teologo Martin M. Lintner affronta il tema della morale sessuale cattolica, offrendo il suo contributo e la sua riflessione sulla sessualità in risposta alle numerose critiche mosse alla Chiesa.

L’etica sessuale cattolica viene infatti accusata di avere «avvelenato l’eros» e di essere un coacervo, avulso dalla realtà delle relazioni amorose, di divieti contrari alla corporeità, fondati su una unilaterale prospettiva maschile e sostanzialmente sessuofobica.

L’autore esemplifica con un vivido richiamo all’arte pittorica italiana la scissione tra eros e amore spirituale di cui la Chiesa sarebbe colpevole.

«Il pittore italiano Tiziano Vecellio, intorno al 1514, in un’opera d’arte commissionatagli in occasione di uno sposalizio, ha rappresentato i due volti dell’amore: Amor sacro e amor profano. L’amorsacro, l’amore celeste, è nudo e puro, esposto agli sguardi nella sua nudità in piena luce, con a fianco un drappo rosso, il colore dell’amore divino; sullo sfondo un campanile, come un dito, indica il cielo; invece l’amor profano, l’amore terreno, è rivestito di abiti profani ricchi e sfarzosi ed emerge dalle ombre oscure dello sfondo, in cui una rocca imponente allude al potere mondano (…) vi sarebbero rappresentate due forme diverse di amore che si escludono a vicenda. L’amore terreno rappresenterebbe la seduzione concupiscente che abbaglia con lo sfarzo mondano (amor concupiscentiae), l’amore celeste invece l’innocenza pura che si dona (amor benevolentiae). Vi si rispecchia l’interpretazione rigoristica plurisecolare di un amore scisso in eros concupiscente, inverecondo, che degrada l’uomo, e in pura dedizione, che si dona ed eleva l’uomo».

Il vescovo emerito di Bolzano-Bressanone Karl Golser nella prefazione al libro così sintetizza il pensiero dominante circa l’etica sessuale della Chiesa Cattolica:

«Ci sono, infatti, notevoli pregiudizi nei riguardi della morale sessuale cattolica, che viene percepita come fuori dalla realtà, anzi perfino come una morale del divieto, del proibito, e questo anche da parte di fedeli impegnati nella Chiesa. Si è sviluppato così un distacco non più sostenibile per la Chiesa tra la dottrina teorica presentata dal magistero e la vita pratica di molti credenti. Soprattutto gli adolescenti e i giovani negano alla Chiesa qualsiasi competenza nel prestare aiuto in questioni attinenti la sessualità per la felice riuscita dei loro rapporti».

Nel corso di un’intervista di presentazione del libro l’autore ha chiarito come la morale sessuale della Chiesa per troppo tempo è stata proposta in una luce negativa, radicata in un pervasivo pessimismonei confronti della sessualità, percepita come peccaminosa e da tenere sotto stretto controllo. Negli ultimi decenni si è assistito nella società occidentale ad un processo radicale di de-tabuizzazione, che purtroppo è andato di pari passo con la banalizzazione e lo svilimento dellasessualità. Con il Concilio Vaticano II si è avuto uno sviluppo positivo di prospettiva: la sessualità non viene più valorizzata solo in funzione della procreazione, ma anche della vita coniugale, in quanto espressione di amore ed elemento indispensabile per la fedeltà e la stabilità della coppia. Ciò ha aperto alla possibilità di considerare la sessualità e il piacere fisico in modo positivo: come qualcosa di buono e di bello, andando di fatto a configurare una nuova morale sessuale.

«Una giusta considerazione della sessualità non la svaluterà unilateralmente né la esalterà idealisticamente; svilupperà piuttosto le potenzialità di umanità che vi sono insite mentre suggerirà il rischio possibile che mediante una falsa o limitata comprensione della sessualità si possa facilmente ledere la dignità della persona. La sessualità ha due volti che non si possono separare e isolare uno dall’altro».

Nel testo viene richiamata la prima enciclica di papa Benedetto XVIDeus caritas est, in cui il Pontefice emerito afferma che se l’eros viene ridotto a erotismo e sesso, l’individuo “viene strumentalizzato sessualmente come oggetto d’uso sessuale”, cioè giunge ad essere considerato in base alla sua attrattiva sessuale e ai relativi comportamenti. Nel suo significato autentico l’eros è la manifestazione sensibile, piacevole e gratificante di quell’energia che porta la persona a travalicare il confine personale per entrare in rapporto con l’altro.

«Disintossicare o svelenire l’eros significa quindi: depurarlo dall’ostilità nei confronti del corpo e della sessualità, ma anche dalla sessualizzazione e dalla banalizzazione. Ciò non avviene quindi né nella sublimazione o nella sacralizzazione dell’eros né nella sua riduzione all’impulso sessuale, bensì nella sua integrazione nella personalità dell’uomo e nella relazione. Una sessualità banalizzata è “una fonte pericolosa per cui tante persone non trovano più in essa l’espressione del proprio amore, ma solo una specie di droga che si somministrano autonomamente. Perciò la lotta contro la banalizzazione della sessualità è anche una parte della lotta perché la sessualità venga valutata positivamente e possa svilupparsi la sua positiva azione nella totalità dell’essere umano”. L’eros, infatti, è gioia di vivere e felicità proprio perché esso non riduce l’uomo alla sua sessualità e perché non si risolve nel piacere di un momento, ma spinge l’uomo ad andare oltre se stesso e ad assumersi la responsabilità verso la persona amata. Con ciò egli si apre a profonde e significative esperienze: per esempio a quella, gratificante e piacevole, della propria crescita nella dedizione alla persona amata».

Il pensiero del Pontefice si rivolge all’unione inscindibile fra corpo e anima, grazie alla quale l’uomo inteso nella sua totalità arriva a vivere pienamente l’amore attraverso l’eros. Diversamente l’eros si riduce a mera corporeità e l’uomo si trasforma in oggetto:

«L’eros degradato a puro “sesso” diventa merce, una semplice “cosa” che si può comprare e vendere, anzi l’uomo stesso diventa merce. (…) La fede cristiana, al contrario, ha considerato l’uomo sempre come essere uni-duale, nel quale spirito e materia si compenetrano a vicenda sperimentando proprio così ambedue una nuova nobiltà. Sì, l’eros vuole sollevarci «in estasi» verso il Divino, condurci al di là di noi stessi, ma proprio per questo richiede un cammino di ascesa, di rinunce, di purificazioni e di guarigioni».

Commentando questo passo dell’enciclica l’autore sottolinea che

«In questo modo l’amore erotico non viene ridotto al piacere di un momento, ma ci fa pregustare in certo qual modo l’elevatezza dell’esistenza, quella beatitudine verso cui sono rivolti i sentimenti e i desideri più profondi dell’uomo».

Il coraggio, l’umiltà e la fedeltà al Magistero della Chiesa che contraddistinguono il lavoro di questo teologo, che ha raccolto la sfida estremamente ardua di affrontare un argomento così delicato e controverso nell’ambito della stessa comunità ecclesiale, sono esemplificati dall’onestà di questo suo pensiero:

«Sono convinto che la morale sessuale della Chiesa e la visione integrale della sessualità e della vita coniugale siano un grande tesoro e abbiano molto da offrire oggi, nonostante le critiche, e che comunque meritano di essere considerate seriamente. Questo mi ha motivato a scrivere senza sottrarmi alle domande difficili. Non intendo rispondere a tutto, solo offrire un modesto contributo».

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