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4 consigli per chi vuole diventare indipendente e abbandonare il nido

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Minerva Studio/Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 04/04/16

di Kristina Hjelkrem

È sempre più comune che ragazzi e ragazze lasciano la propria casa per terminare gli studi all’estero. Io ho lasciato l’Ecuador a 18 anni per studiare giurisprudenza all’Università di Navarra, in Spagna (cinque anni fa). Questa situazione segna l’inizio di una nuova tappa della vita, la fase “dell’abbandono del nido” e dei primi passi verso la vita adulta. È un momento che molti attendono con emozione ma che intimorisce per l’incertezza del nuovo. Mi ricordo di essere stata emozionata dall’idea di avere nuove esperienze, di conoscere altre città e modi di pensare, ma anche nervosa e agitata per ciò che sarebbe successo: cosa vuol dire che sto per diventare indipendente? Sono pronta ad essere indipendente?

Essere indipendenti significa avere più libertà nel prendere decisioni ed essere interamente responsabile per le conseguenze (due facce della stessa medaglia). Implica la capacità di risolvere situazioni alla luce del nostro giudizio, senza aspettare la conferma “necessaria” (se è possibile) di alcuni superiori (i nostri genitori).

Per coloro che sono in procinto di lasciare casa e diventare indipendenti, ecco alcuni suggerimenti:

1. Raggiungi l’indipendenza emotiva

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© stocksnap.io

Quando vivi vicino agli amici e alla tua famiglia, le relazioni si basano sull’affetto che nasce da esperienze condivise. Ora che sei lontano, queste esperienze sono più difficili da vivere a causa dei mezzi, del non trovarsi nella stessa città, paese o continente; la relazione perderà la quotidianità che prima si dava per scontata. Con “indipendenza emotiva” mi riferisco a che non bisogna fare affidamento esclusivamente a questa convivenza (a volte casuale) per saper prendersi cura e mantenere le relazioni, cerca e crea dei momenti di incontro per conversare e condividere esperienze con i tuoi cari. Per rendere l’idea faccio un esempio: di solito parli tutti i giorni con i tuoi genitori perché sono a casa tua (o meglio a casa loro), ma quando sarai solo non li incontrerai così spesso e i momenti di conviviali saranno ridotti. Essendo indipendenti ci si rende conto che si desidera parlare con i genitori e mantenere uno stretto rapporto con loro; si cerca quindi un modo per parlare ogni giorno con loro e fargli sapere che li si pensa (un messaggio di buongiorno su WhatsApp o una chiamata). Essere indipendente emotivamente non significa ignorare i legami umani, al contrario vuol dire renderli più maturi.


2. Cerca di diventare economicamente indipendente

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L’economia, come la stessa parola suggerisce, consiste nel saper distribuire le risorse disponibili per soddisfare al meglio le necessità che si hanno. L’indipendenza economica che penso si debba raggiungere è quella in cui qualsiasi quantità di denaro si abbia e qualsiasi sia la sua provenienza (un pagamento mensile dei genitori, un salario, una borsa di studio), tu sappia organizzarti per far fronte a tutte le pese. Preparare un budget mensile è di solito la forma più facile di organizzarsi, così si può vedere facilmente quali sono le spese necessarie e quali si possono prevedere se le cose dovessero complicarsi. Essere responsabile in questo è spesso la cosa più difficile (lo dico per esperienza), perché siamo abituati che i nostri genitori si prendono cura dei problemi di casa. In effetti questo permette di sperimentare quale sia davvero il valore delle cose. Un piccolo consiglio per saper controllare le spese è di consultare con regolarità il tuo conto bancario, in modo da essere cosciente di quanto stai spendendo, a quale ritmo e per che cosa. Conosci quanto e perché spendi e su questa base prendi le decisioni giuste nelle aree in cui vuoi ridurre le spese.

3. Assicurati l’indipendenza culturale

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La cultura è la forma con cui l’uomo svolge i compiti ordinari della sua esistenza: come mangiare, cosa indossare, il modo di festeggiare, la maniera in cui si organizza la famiglia, ecc. Quando il tuo viaggio di studio comprende vivere in un paese dalla cultura diversa, puoi provare ciò che le persone chiamano “choc culturale”. Quando ho cominciati i miei studi in Spagna, sapevo che le parole in spagnolo (castigliano) sarebbero stat diverse da quelle a cui ero abituata, ma sinceramente non sapevo che uno dei modi di mangiare le patate era di farne una frittata da mettere tra due fette di baguette, troppi carboidrati insieme! Pane e patate, chi l’avrebbe detto?

Tendiamo a pensare che sia buono conoscere altre culture, e lo è di certo, ma la domanda è: quanto permetterò a questo nuovo ambiente di influire con chi sono oggi e con quello che sarà in qualche anno. A questo proposito essere indipendenti invita a prendere una posizione attiva rispetto alla nuova cultura, spingendo a prendere ciò che riteniamo prezioso e a introdurlo nella nostra personale cultura. Nello stesso tempo, questa posizione dinamica dà la possibilità di sottoporre a critica la propria cultura, e si impara a conoscere ciò che bisogna mantenere e rafforzare e quali invece siano gli aspetti da cambiare. In definitiva tutto questo significa interagire con la cultura diversa e allo stesso tempo mantenere la propria identità per saper arricchirsi con le cose nuove e mantenere forti le radici.


4. Cercare l’indipendenza spirituale

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E infine quella che considero l’aspetto più importante: l’indipendenza spirituale. Immagino che se sei arrivato a leggere questo articolo è anche a causa della formazione cristiana che hai ricevuto in un determinato livello. Di solito succede che quando si lascia la propria casa, si rinuncia anche all’ambiente spirituale a cui eravamo abituati. Io ho frequentato un liceo cattolico e la maggior parte dei miei amici credeva che fosse cosa buona mantenere una relazione con Dio. Al mio arrivo in Spagna mi sono resa conto che lì non era la cosa più comune avere una relazione con Dio e che c’erano persone a cui non importavano i temi spirituali. In ambienti così è facile confondersi e perdersi. La mia vita spirituale non può dipendere dal paese in cui mi trovo o dagli amici che frequento, è una scelta personale. Non si tratta, nel mio caso, di smettere di vivere in Spagna, ma di vivere in Cristo: di sforzarsi di trovare dei “buchi” per stare col Signore, andare in chiesa o fare attività di volontariato. È lo spirituale che sostiene la tua vita.


Il fondo della questione dell’indipendenza è che in qualsiasi forma (che sia emotiva, economica, culturale o spirituale) richiede uno sforzo e una previa decisione personale di essere in certo modo. La situazione cambia e l’essere chi sei dipende da te, non dalle circostanze. Quello che prima era naturale e più spontaneo (parlare con i genitori ogni giorno, pregare frequentemente, non pagare le bollette della luce) ora richiede del tempo e delle decisioni da prendere. In definitiva, l’indipendenza è saper fare il miglior uso possibile della nostro nuova libertà acquisita e non lasciare che siano le circostanze a renderci chi siamo.

Buon viaggio!

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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