Tra la domenica della risurrezione di Cristo e quella seguente, ogni giorno è il giorno di Pasqua! Tra la domenica della risurrezione di Cristo e la domenica seguente, ogni giorno è il giorno di Pasqua! Questi otto giorni sono chiamati tradizionalmente “Ottava di Pasqua”.
Questo periodo viene vissuto nella Chiesa come un tempo propizio per meditare ed entrare più intensamente nel potere e nella gioia della resurrezione del Signore.
Ma come spiegare l’istituzione dell’Ottava di Pasqua, visto che il tempo pasquale era in origine una solennità ininterrotta che abbracciava tutto il mistero redentore e lo rappresentava nel suo insieme, senza distinguerne le tappe successive?
Cos’è accaduto perché in questa solennità pasquale della durata di cinquanta giorni si sia venuta a inserire un’ottava che prolunga di una settimana la celebrazione della resurrezione del Salvatore?
La risposta è molto semplice. L’Ottava di Pasqua non è stata ammessa a livello universale, in Occidente come in Oriente, se non alla fine del IV secolo, ovvero in un’epoca in cui il significato primitivo dei cinquanta giorni pasquali era già stato sensibilmente modificato.
Non era più tanto la rappresentazione e il simbolo dell’unico mistero divino ed eterno della redenzione, quanto la commemorazione storica, replica fedele degli eventi della redenzione nel loro ordine cronologico: morte, resurrezione, ascensione, missione dello Spirito Santo.
Si comprende allora che il ciclo antico di sette settimane si sia potuto sdoppiare in un nuovo ciclo di otto giorni, definito solo dal giorno di Pasqua, dalla resurrezione, da uno degli atti redentori, e che il nuovo ciclo abbia ricevuto sorprendentemente un carattere festivo e battesimale.
Dall’altro lato, la Chiesa aveva un estremo interesse a prolungare di un’intera settimana la solennità del giorno di Pasqua, unica festa battesimale dell’anno, per permettere ai neofiti di assaporare nella sua freschezza originale la gioia del loro Battesimo e di rendere grazie a Dio per l’enorme beneficio che avevano appena ricevuto.
Prolungare di una settimana la festa di Pasqua era inoltre seguire l’esempio degli ebrei, per i quali la solennità pasquale durava almeno 7 giorni.
La nostra festa di Pasqua ha attualmente una vera Ottava che termina con la domenica di Quasimodo.
Abbiamo tuttavia forti ragioni per credere che fin dall’inizio la celebrazione della festa non si prolungasse per più di sette giorni, i dies baptismales, e che terminasse non come oggi, nella domenica di Quasimodo, ma il sabato precedente, il sabato “in albis”, la cui importanza liturgica era superiore a quella dell’ottavo giorno, come si avverte ancora per varie peculiarità.
La liturgia della settimana di Pasqua non interessava solo i neofiti che avevano appena ricevuto il Battesimo la notte di Pasqua. Era anche per tutti coloro che avevano avuto la gioia di nascere alla vita di Cristo risorto, l‘occasione di rinnovarsi nella grazia del loro Battesimo e di esprimere a Dio la propria riconoscenza.
I cristiani avevano anche avuto maggiore facilità ad unirsi ai neofiti e a prendere parte alle assemblee liturgiche durante la settimana di Pasqua, visto che erano state sospese le questioni secolari, i tribunali erano stati chiusi e gli scambi commerciali proibiti.
Si è detto che per tutti i fedeli la settimana “in albis” mantiene il ricordo della luminosa notte di Pasqua, il santo orgoglio di essere stati battezzati e la freschezza dell’infanzia spirituale.
Essendo il lunedì di Pasqua l’unica feria privilegiata dell’Ottava, la Chiesa non può, come faceva anticamente, chiedere a tutti i battezzati, recenti o meno, di partecipare alla Messa, che in via di principio dovrebbe celebrarsi solennemente in ciascuno dei giorni della settimana pasquale.
Nonostante questo, non sarebbe troppo chiedere ai cristiani di assistere, per quanto possibile, tutti i giorni dell’Ottava al sacrificio eucaristico con vero spirito di azione di grazie.
Nella Chiesa romana, la domenica di Pasqua e i giorni successivi la celebrazione dei vespri pasquali richiedeva una processione al battistero e all’oratorio della croce in cui aveva avuto luogo la confermazione.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]