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Lezioni dopo 15 anni da cattolico

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Flickr/couscouschocolat

David Mills - pubblicato il 31/03/16

A volte il tabernacolo è nascosto

Mi piace rivolgermi nella giusta direzione quando riverisco il Figlio di Dio, ma alcune chiese nascondono il tabernacolo. Forse è capitato anche a voi: iniziate a genuflettervi e poi vedete un muro bianco o una grande sedia dietro l’altare, ma niente Gesù. Con il ginocchio destro piegato a formare un angolo di 90 gradi e i piedi quasi in linea, girate velocemente la testa a destra e a sinistra cercando il tabernacolo.

Nella migliore delle ipotesi colpite il lato del banco, nella peggiore cadete in mezzo alla navata. Il tutto davanti ad altre persone, alcune delle quali salteranno su per aiutarvi quando voi vorreste solo infilarvi nel banco e fingere che non sia successo niente. A me sono capitate entrambe le cose.

La Veglia pasquale è stata il 15° anniversario dell’ingresso mio e della mia famiglia nella Chiesa. Ho cercato di pensare a cosa ho imparato in questi anni, a quello che vorrei trasmettere ai nuovi cattolici e condividere con chi si chiede se unirsi alla Chiesa, e sono giunto a questa conclusione: a volte il tabernacolo è nascosto, ma puoi sempre trovarlo.

Grazie a una disposizione mentale sociologica, ho avuto la benedizione di avere una visione più realistica di cosa sia la vita nella Chiesa cattolica rispetto a molti convertiti. Qualcosa di così antico, di così grande, di così complesso, di così soggetto a tutte le tentazioni del mondo è palesemente imperfetto.

Mi piace l’idealismo del “Dio scrive dritto sulle righe storte”. Mi piace il modo in cui la Chiesa ha assorbito tante culture e tradizioni e non ha sprecato le sue energie tracciando linee e pattugliando i confini. Anche gli scandali che gli amici protestanti tirano sempre fuori hanno mostrato quanto la Chiesa abbia sempre aperto generosamente le proprie porte. Forse anche troppo, ma è sempre meglio delle porte barricate.

E tuttavia gli scandali potrebbero ancora deprimermi. Anni dopo che le storie dei sacerdoti colpevoli di abusi sessuali hanno fatto vergognare per la prima volta la Chiesa, alcuni vescovi spostavano ancora un presbitero abusatore in una nuova chiesa e non avvertivano la polizia, o i genitori delle probabili future vittime. Mi verrebbe da gridare: “Che c’è che non va in queste persone?” Potrei ancora essere scioccato dal disprezzo con cui alcuni cattolici hanno trattato le proprie tradizioni e per la voglia di alcuni di insultare il papa. I riferimenti al grano e alla zizzania non mi confortano molto.

Tranne il fatto che io stesso sono un campo con grano e zizzania. La mia vita è un microcosmo che riflette quella della Chiesa. La confessione mi ha insegnato questo. Sono stato accolto nella Chiesa e spesso mi inginocchio nel confessionale per assumere la promessa di Dio di fare le cose bene tra di noi, perché ho compromesso l’amicizia. Sono un pasticcio ma Dio lavora comunque in me per realizzare i suoi obiettivi. La Chiesa è così.

Quando trovo qualcosa di sbagliato – ogni volta che il tabernacolo è nascosto –, trovavo anche un gran bene che non riesco a trovare altrove: soprattutto la Messa, ma anche la Messa celebrata con brave persone che amano Dio e gli altri; il “bentornato a casa” della confessione; l’amicizia della Madonna e dei santi; l’insegnamento che il mondo ritiene stupido e che porta la vera felicità; un’ampia collezione di pensieri seri e profondi su tutte le questioni fondamentali; gli esempi di santi viventi e di futuri santi; sacerdoti che mi piacciono e sacerdoti che amo; un alto e vero umanesimo che il mondo non può offrire. Nella Chiesa, posso vivere nella speranza. Se guardo bene posso sempre trovare il tabernacolo.

Qualche anno fa, viaggiando in un altro Stato, mio figlio ed io ci siamo trovati in una chiesa nuova. Il tabernacolo non si vedeva. Ho passato buona parte della Messa a cercarlo, perché sapevo che doveva essere da qualche parte e non avrei avuto pace fin quando non l’avessi trovato. Era un mistero che diventava sempre più grande man mano che la Messa proseguiva. La chiesa non aveva un tabernacolo visibile.

Lo abbiamo trovato solo dopo la celebrazione, mentre stavamo uscendo dalla
chiesa. Lo abbiamo trovato fuori dalle porte del santuario, alla fine del vestibolo, in una piccola stanza che aveva giusto lo spazio per ospitare un piccolo tabernacolo, una sedia senza inginocchiatoio e un tavolo con alcune copie del National Catholic Reporter. La stanza sembrava essere stata un armadio prima di essere trasformata in cappella, ed era il più lontana possibile a livello fisico dall’altare.

Ma l’abbiamo trovato. C’è voluto un po’ di sforzo ma abbiamo trovato il tabernacolo. Gesù era lì. È questo che direi dopo 15 anni da cattolico. Gesù è lì, amici. È sempre lì se lo cercate.

David Mills, ex direttore esecutivo di First Things, è senior editor di The Stream, direttore editoriale di Ethika Politika e scrive per numerose pubblicazioni cattoliche. Il suo ultimo libro è Discovering Mary. Si può seguire su @DavidMillsWrtng.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

Tags:
testimonianze di vita e di fede
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