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Cosa ci insegna Star Wars sulla misericordia divina

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© 2015 Lucasfilm

Philip Kosloski - pubblicato il 31/03/16

Uno stormtrooper ci mostra come rispondere al male con eroismo

“Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” (Romani 5:20). Nel corso della storia sono intervenuti per noi, nei momenti più bui, i nostri più grandi santi ed eroi. Nel momento in cui pensiamo che tutto sia perduto e che l’oscurità abbia vinto, ci sono uomini e donne che non si tirano indietro e sconfiggono il potere del male.

Ciò che è persino più interessante è come il male tenda a essere sconfitto non con la sola energia o con la forza di volontà, ma con una presa di posizione per contrastare le tenebre con la luce: praticando la pietà invece della crudeltà.

Questo è il caso di Star Wars: Il Risveglio della Forza e in modo particolare per Finn, assaltatore imperiale diventato combattente nelle fila della Resistenza.

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Nei primi minuti del film ci viene mostrata la grande malvagità del Primo Ordine e assistiamo al massacro di un piccolo villaggio per mano delle truppe guidate da Kylo Ren. Quest’ultimo dà istruzioni di ammassare tutti gli abitanti del villaggio (molti dei quali sono senza armi) e ordina la loro distruzione.

Nel mezzo dell’invasione compare uno stormtrooper che è sconvolto dalla scena che si consuma davanti ai sui occhi e non riesce ad eseguire gli ordini e a premere il grilletto. Gli altri irragionevoli soldati sono addestrati dalla nascita per essere macchine della morte, ma lo stormtrooper FN-2187 non vuole prendere parte alla carneficina. Il sangue degli innocenti lo cambia per sempre.

Poi torna alla sua navicella, sapendo che deve fuggire. Trovandosi di fronte all’oscurità più nera, decide di andare via e di seguire la luce. Come primo atto di bontà, intercetta il prigioniero Poe Dameron – un pilota della Resistenza – lo libera da ulteriori torture e brutalità e scappa dalle grinfie del Primo Ordine.

Durante questa intensa fuga dalle forze del male, lo stormtrooper FN-2187 riceve un nome, qualcosa che non aveva mai avuto. Per tutta la sua vita non era stato nient’altro che un “numero” come un altro, un ingranaggio nella macchina del Primo Ordine. Poe lo chiama Finn, donandogli una nuova identità, e con essa una consapevolezza di sé. Finn può ora rompere con il suo passato e iniziare una nuova vita.

Continua la sua nuova missione cercando opportunità per salvare e sanare il prossimo, invece che per portare distruzione. Finn si imbatte in una donna in pericolo, Rey, e corre in suo aiuto. Ad ogni modo, sarà Rey a salvare la vita di Finn piuttosto che il contrario. Eppure, Finn ha iniziato a inseguire il sentiero della pietà e della misericordia piuttosto che quello della crudeltà.

Il personaggio di Finn ci dà un grande esempio di una risposta alle tenebre che sia appropriata ed eroica. Quando dobbiamo confrontarci con la malvagità, siamo a volte tentati di ammucchiare tutte le persone difficili che incontriamo e giustiziarle, nello stesso modo in cui gli stormtrooper hanno sterminato gli abitanti del villaggio. Pensiamo che combattere il fuoco con il fuoco sia l’unico modo per sconfiggerli. Però Dio non opera in questo modo.

Quando Dio si è fatto uomo e ha camminato su questa terra, non ha punito coloro che volevano ucciderlo né ha fulminato i soldati romani che lo hanno inchiodato sulla croce. Gesù ha invece detto: “Padre, perdonali. Perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:24). Papa Francesco ha sottolineato questa realtà nella sua più recente benedizione Urbi et Orbi quando ha detto: “Con le armi dell’amore, Dio ha sconfitto l’egoismo e la morte; il suo Figlio Gesù è la porta della misericordia spalancata per tutti”.

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La misericordia è la caratteristica della vita cristiana ed è ciò di cui il mondo ha bisogno in questo momento. Non è una coincidenza che quest’anno, un anno segnato da una grande divisione, da odio e da persecuzione, è anche l’Anno Santo della Misericordia. Forse Dio sta provando a mostrarci che in riferimento a tutto il male che attanaglia il mondo, l’unica risposta che potrà invertire la rotta – e permettere alla luce di Dio di splendere nell’oscurità – è il senso cristiano di se stessi come veicolo per la Sua luce, la consapevolezza di essere umani profondamente incaricati da Cristo per diffondere misericordia.

Philip Kosloskiè scrittore e blogger. Potete leggerlo su philipkosloski.com.

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