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Il cristianesimo è per i perdenti

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Dominio pubblico

David Mills - pubblicato il 30/03/16

Sembra che gli americani non riescano proprio a fare a meno dell'idea che il cristianesimo sia per le persone di successo

“Non andrei in chiesa con il mio idraulico”. L’oratore, che indossava un completo “aggressivamente” gessato tipico di alcuni uomini d’affari, si trovava in una tradizionalista parrocchia Episcopale nei pressi di Long Island, dove il salario medio è ben più alto dello standard statunitense. Ho riso, perché pensavo fosse l’inizio di una battuta, ma poi ho notato che chi parlava era serio. E’ stato un momento imbarazzante.

Comprendo lo snobismo. Tutti lo fanno, perché quasi ognuno è snob su qualcosa. Quello che non capisco è che diventi un vanto. Un cristiano può provare questo se cresciuto in un mondo che reputa che gli operai specializzati siano inferiori rispetto a banchieri e investitori. Ma chi la pensa così dovrebbe sapere come appare quando si esprime in un determinato modo.

Gesù è morto per l’idraulico. E se Gesù è morto per lui, possiamo sederci accanto a lui. E possiamo apprezzarlo. Lo stesso principio si applica con chi non vuole sedersi vicino all’uomo in vestito gessato. Non possiamo fare gli “snob morali” sulle categorie sociali.

Nel mio editoriale “La promiscuità (a volte) paga” ho parlato della sensazione – che molti di noi hanno – che vivere nell’integrità e seguire le regole dovrebbe sistemare le cose e del fatto che ci dimentichiamo che la caduta è tanto pervasiva quanto insistente. Tendiamo anche a dimenticare che il cristianesimo è una religione per perdenti. E i due errori sono collegati.

Possiamo trovare affascinante l’elitarismo del New York Times, impeccabilmente liberale nelle sue posizioni editoriali eppure riempito di annunci per appartamenti, vestiti e oggetti che solo i ricchi possono permettersi. Con le sue rubriche e i suoi inserti in cui storie da togliere il fiato raccontano la vita dei giovani e ricchi rampolli. I redattori non sono interessati all’idraulico più di quanto non lo sia il facoltoso episcopale. Anche se i primi, a differenza dell’ultimo, dichiarano di desiderare che il lavoratore sia equamente retribuito e difendono il suo diritto all’abitazione.

Ma tendiamo a non vedere, e tantomento troviamo affascinante, il fatto che riteniamo che il cristianesimo sia una religione per chi ha successo. Vivere in un paese così ricco ci porta a non poter non pensare in questo modo. L’America è una società pelagiana.

Questo approccio è diffuso nelle chiese frequentate da famiglie benestanti. Ed agisce in modo ancora più sottile quando persino i cattolici conservatori sembrano conciliare con l’idea di annullare i matrimoni per il bene dei bambini quando si convola a seconde nozze, per poi essere in disaccordo se la relazione finale del Sinodo sulla Famiglia dichiara che bisogna fornire assistenza ai figli delle coppie omosessuali. Preferiamo coloro che sono “ricchi”, parlando in termini di orientamento sessuale.

Questo appare anche nella facilità – e addirittura nella rapidità – con cui accettiamo spiegazioni ultra-critiche dei fallimenti altrui. L’uomo non sposato “non si è sistemato quando ne ha avuto l’opportunità”, la donna non sposata invece “è stata troppo schizzinosa. I disoccupati “devono lavorare di più” oppure “accettare qualsiasi cosa trovino” oppure “avrebbero dovuto essere più laboriosi per non perdere il posto di lavoro”. Ci aspettiamo che chi è ‘strano’ viva al limite della decenza, perché in qualche modo è stata una loro scelta quella di essere bizzarri.

Ed è la stessa cosa che siamo portati a pensare quando poniamo dei giudizi morali a chi ha successo. Ci viene da pensare che l’uomo in gessato sappia sicuramente di essere stato maleducato, che il non conoscere l’abc dell’umanità sia colpa sua.

Emerge anche nella cultura dell’aiuto fai-da-te che sta infettando persino il cattolicesimo. Le persone che soffrono potrebbero cambiare la loro vita se solo seguissero le istruzioni, se seguissero i cinque suggerimenti per fare questo o i dieci consigli per fare quello. Il successo è così a portata di mano – pensiamo a volte – che chi non lo raggiunge deve aver scelto di essere un fallito.

“Certo, essendo irlandese mi attirerebbe qualcosa che ci ricordi che siamo ‘gli esiliati figli di Eva’ “, ha scritto il mio amico Mark Barrett a riguardo de “La promiscuità (a volte) paga. “Va tutto bene quando prendiamo in giro i vari Joel Osteen in giro per il mondo, ma noi abbiamo le nostre sottili sfumature. Potremmo non volere la ‘migliore vita qui ed ora’, ma vogliamo che la nostra fede ci dia alcune delle cose migliori, qui, anche se soltanto in alcune aree”.

“E’ una tentazione umana universale, ma è accentuata dal clima di consumismo. Basta guardare all’industria della castità nel mondo cattolico. Molta di quella roba è costruita su una velata e sottile versione della ‘teologia dell’avere la migliore vita possibile qui ed ora’. Non tutti sono così, certo, ma anche le persone migliori mostrano un aspetto del genere. Volete avere il migliore sesso di sempre? Aspettate il matrimonio! Ho seguito il piano di Gesù per la mia vita sessuale e non devo preoccuparmi delle malattie veneree! Ho aspettato fino al matrimonio e ho chiesto la mano di Miss Chattanooga, e wow, abbiamo ora una meravigliosa unione sessuale approvata da Dio! E ancora punti esclamativi su punti esclamativi”.

Gesù ha scelto come suoi più stretti amici, come suoi compagni, gli equivalenti del I sec. degli idraulici. Quando, dopo una lunga giornata chiudeva la porta per lasciarsi andare su una sedia, erano queste le persone con cui parlava. Frequentava prostitute, ubriaconi e criminali da poco (gli esattori delle tasse) – i perdenti del mondo – e i farisei, che i Vangeli mostrano essere stati perdenti a modo loro. Ma i primi lo sapevano, i secondi no.

Il perdente che sa di esserlo può più facilmente dare la propria vita al perdente che è morto sulla croce. Perché le prostitute, gli ubriaconi e i criminali sapevano di essere gli ultimi del mondo – la società non perdeva occasione per farglielo notare – ed erano più propensi ad ascoltare e ad accettare il salvatore che ha detto: “Prendete questo, è un dono. Non uscirete dalle vostre situazioni confidando su voi stessei. Continuerete a fare errori e a rovinare ogni cosa. Ma io vi amo e voglio che siate felici”.

(Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista)

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