1) Vi lascio la pace, vi do la mia pace
È il criterio di verifica fondamentale. Gesù significa profondità della vita: il mare può essere agitato in superficie, ma in profondità è calmo. È lì che dobbiamo continuamente ritrovarci, e lì che siamo veramente noi stessi.
2) Voglio essere guarito?
Non basta pregare per la guarigione, perché potrebbe essere una richiesta formale, insincera, velleitaria. Voglio essere veramente guarito da Gesù? Voglio accogliere il suo dono, che può anche contraddire certi miei desideri radicati? Sono disposto a perdermi per ritrovarmi?
3) Uomo dei dolori, che ben conosce il patire
Abbiamo paura della sofferenza. Certe vite sono una lunga fuga dal dolore. Ma se fuggiamo dal dolore, fuggiamo dalla vita. Gesù è l’uomo dei dolori, che ben conosce il patire (Is 53,3), solo se vivo la sofferenza in unione con Lui posso sperare di integrarla e di non esserne disintegrato. Con Cristo, la sofferenza diventa offerta sanante, guarigione e liberazione dalla paura.
4) Non aver paura di sentire il mio amore per te
L’abitudine al peccato ci ha insegnato a diffidare di sentimenti e sensazioni : s’intrecciano spesso col senso di colpa, effetto di una cattiva coscienza. Dobbiamo riconquistare fiducia nel nostro mondo emotivo, e non c’è modo migliore che accogliere il nostro sentimento d’amore per Gesù. Ne abbiamo paura anche perché temiamo che ci costringa a cambiare radicalmente l’esistenza. Ma con Cristo ogni cambiamento è salutare e liberante.
5) Solo così posso imparare l’umiltà
L’amor proprio, come ha detto qualcuno, muore un quarto d’ora dopo di noi. L’orgoglio è una bestia che difende con le unghie e con i denti la propria posizione. Non c’è niente di più difficile che intaccare l’io. L’unico modo che Gesù ha per scalfirci è l’umiliazione: allora bene venga, anche se brucia, anche se fa male. È l’unica via per passare dal l’io al tu, dall’egoismo all’amore.
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Don Fabrizio Centofanti è cappellano al Santuario del Divino Amore.