di Giuseppe Brienza – Alessandro Serini
“A” come ambiente, per una ecologia integrale. Più prati meno sprechi.
L’ambiente è il giardino di casa dell’umanità, per questo va rispettato. Dobbiamo lasciare alle generazioni future un ambiente migliore di come l’abbiamo trovato. È compito della nostra generazione rispettare la biodiversità, utilizzare le risorse con sobrietà e senza sprechi, valorizzare le biotecnologie che soddisfano l’alimentazione e la salute, senza fare della natura un dio assoluto ma una risorsa al nostro servizio. La cooperazione internazionale favorisce la libera circolazione di beni primari come acqua e cibo tra i popoli. In assenza di studi scientifici, la ricerca e la tecnologia si attengono ad un principio di precauzione. Tutelare la biodiversità significa anche assistere allo spettacolo della ricchezza e della diversità favorendo il mantenimento delle specie (Compendio DSC, n. 466).
“B” come bene comune.
Nella Costituzione degli Stati Uniti d’America ogni cittadino è dotato dal suo Creatore di alcuni diritti inalienabili, tra i quali vi è la ricerca della felicità. Il bene comune è la strada per raggiungere la propria felicità più pienamente e celermente, grazie alla società (cfr. Compendio DSC, n. 164). Non siamo soli. Come nel calcio si vince tutti insieme e si perde tutti insieme, così il bene comune è un traguardo che si raggiunge tutti insieme o non si raggiunge. La centralità della persona e la intoccabilità della vita umana fanno sì che non si possano sacrificare esseri umani pretendendo di conseguire il “bene” (aborto, divorzio, eutanasia, stepchild adoption).
“C” come carità. La carità come criterio supremo del comportamento sociale.
Come la persona umana è il centro della Dottrina sociale della Chiesa, la carità è il motore della società. Senza carità, la società è fredda, le persone isolate, la giustizia una condanna, la libertà egoismo, la verità un giudizio, la famiglia una convenzione, lo Stato un burocrate, l’associazionismo un affare, il mercato opportunismo. Con la carità, la società è accogliente, le persone comunità, la giustizia una grazia, la libertà felicità, la verità libertà, la famiglia un nido, lo Stato servizio, l’associazionismo partecipazione, il mercato relazione. La carità è il primo servizio della politica (cfr. Compendio DSC, nn. 204-208).
“D” come destinazione universale dei beni. Una casa, un lavoro.
La destinazione universale dei beni della terra serve ad assicurare la funzione sociale di qualsiasi forma di possesso privato. Richiede, quindi, che buona parte dei beni pubblici siano redistribuiti permettendo alle persone ed alle famiglie non in condizione di rispondervi da sole, di accedere ai propri bisogni primari (alimentazione, salute, casa, istruzione e lavoro). Di conseguenza, la legislazione dovrà fare in modo che tutti gli altri diritti, dalla proprietà privata al libero commercio, siano subordinati a questo principio, facilitandone la realizzazione (cfr. Compendio DSC, nn. 171-181). L’obiettivo finale? Che tutti i cittadini possano diventare, almeno in qualche misura, proprietari. Concretamente, per le autorità pubbliche consegue fra l’altro il dovere di: 1) permettere a tutti l’accesso ai servizi pubblici essenziali, 2) favorire al maggior numero possibile di cittadini di poter disporre di una abitazione di proprietà, 3) consentire l’accesso di singoli e aziende ai mercati del lavoro e del credito, 4) indurre i proprietari di immobili a non tenere inoperosi i beni posseduti e di destinarli all’utilizzo di chi ha bisogno o all’attività produttiva, 5) estendere il più possibile i frutti del recente progresso e tecnologico, 6) favorire l’equa distribuzione della terra coltivabile.