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6 buoni motivi per astenersi dalla carne il venerdì, anche fuori dalla Quaresima

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Shutterstock/Nailia Schwarz

padre Dwight Longenecker - pubblicato il 24/03/16

Evitare la carne il venerdì vi aiuterà durante tutta la settimana

Un amico protestante che viveva a Philadelphia mi ha detto una volta: “Sai perché i cattolici mangiano pesce il venerdì? Sono tutti italiani, e gli italiani hanno il mercato del pesce giù al centro. E allora hanno fatto stabilire al papa italiano questa regola di modo da poter vendere tutto il loro pesce il venerdì perché non andasse a male nel fine settimana”.

Beh, non è proprio così. I cattolici a volte venivano chiamati “mangiatori di pesce” per via dell’antica disciplina di astenersi dalla carne il venerdì in ricordo solenne della morte del Signore. Visto che non potevano mangiare carne, sul menù figurava il pesce.

Il Venerdì Santo è uno di quei giorni dell’anno in cui l’intera Chiesa cattolica dovrebbe osservare una giornata di “digiuno e astinenza”. Astinenza significa non mangiare carne, digiuno che a una persona è permesso fare un unico pasto completo, o due pasti ridotti che insieme non equivalgono a un pasto completo.

Il problema con le regole e le regolamentazioni è che non appena vengono espresse sorgono molte domande, e allora certi cattolici iniziano a lamentarsi: “Perché non mangiamo carne? In realtà neanche mi piace tanto. Preferisco la pasta, per cui se devo rinunciare a qualcosa non dovrei rinunciare alla pasta? E che dire di quelle persone che si fanno una ricca cena di pesce il venerdì in Quaresima? Non è ‘imbrogliare’?”

Non è imbrogliare. È osservare le regole con ribellione.

Nonostante l’osservanza delle regole “con ribellione” e le domande saputelle, ci sono buoni motivi per osservare i giorni di digiuno richiesti dalla Chiesa.

Primo: La miseria ama la compagnia, per cui unitevi allo spirito cattolico con i vostri amici e familiari cattolici, andate alla festa del pesce della parrocchia o organizzate una cena a base di pasta per gli amici. Rinunciare alla carne nei giorni di digiuno è un modo per fare qualcosa insieme. Pensateci. È una disciplina universale nella Chiesa. Rinunciare alla carne è un modo per unirsi a più di un miliardo di cattolici in tutto il mondo. È una sorta di protesta globale pacifica.

Secondo: Evitare la carne può non essere una grande rinuncia per voi, ma non è l’unico motivo per fare un sacrificio. La regola “niente carne” ci aiuta a fermarci e a concentrarci per un momento sulla nostra fede. Ogni volta che fate uno sforzo – anche piccolo –, rafforza la vostra fede.

Terzo: Una volta smesso di pensare a non mangiare carne, dovreste riflettere di più sui veri sacrifici che state facendo nella vostra vita. Forse il vostro vero sacrificio è essere più pazienti con quel familiare difficile o sforzarvi un po’ di più con quel collega eccentrico. Non mangiare carne vi aiuta a concentrarvi ancor di più su quello che conta.

Quarto: Non mangiare carne dovrebbe diventare una spinta alla preghiera. Non si tratta di limitarsi a rinunciare alla carne, ma anche di pregare di più e di avvicinarsi a Dio. Anziché il pasto a base di carne, assumete il cibo delle Sacre Scritture e della preghiera.

Quinto: Il piccolo sacrificio di rinunciare alla carne dovrebbe anche ricordarci il terzo aspetto del sacrificio quaresimale: l’elemosina. Quanto spendereste per quella bistecca o quell’hamburger? Perché non mettere da parte quel denaro e riservare il prossimo assegno che firmerete ad opere caritative?

Sesto: La carne conta. È qualcosa di solido. È quindi un simbolo del nostro materialismo e della nostra natura carnale. San Paolo usa la parola “carne” per ricordarci i nostri appetiti più bassi. Quando rinunciamo alla carne, ci dovrebbe ricordare di rinunciare per sempre a tutti i peccati carnali. Evitare la carne dovrebbe quindi aiutarci a concentrarci sulle cose di lassù e non su quelle di questo mondo.

Il sesto punto è il più importante. Per via del simbolismo della carne, dovremmo usare la disciplina di rinunciare alla carne per mettere in discussione il nostro attaccamento a tutto ciò che possediamo a livello materiale. Rinunciare alla carne dovrebbe farci ricordare che la nostra fiducia non è riposta nelle nostre ricchezze e nei beni materiali che possediamo. Questa piccola disciplina dovrebbe aiutarci a vivere in modo più semplice, ricordando che prima decideremo di avere abbastanza prima lo avremo.

Le regole cattoliche sul digiuno non sono fine a se stesse, ma uno sprone a portarci a esaminare le vere ragioni, a porre le giuste domande e a scoprire la vera questione al centro di tutto.

E allora rinunciate alla carne il Venerdì Santo (e suggerirei ogni venerdì), ma non fatelo alla cieca. Obbedite alla regola con cuore aperto, mente aperta e intelletto impegnato per ottenere il pieno beneficio della disciplina.

Padre Dwight Longenecker è stato evangelico, poi anglicano e ora è sacerdote cattolico. Il suo sito è dwightlongenecker.com.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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