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Perché questo suicidio? “Signore, se tu fossi stato qui…”

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Simos/Shutterstock

Judy Landrieu Klein - pubblicato il 17/03/16

Possiamo spesso sentire che Dio è assente, ma forse mai come quando abbiamo a che fare con il suicidio di una persona cara
E il suo aiuto consiste nel farci cogliere la sua presenza e la sua vicinanza. Giorno per giorno, toccati dalla sua compassione, possiamo anche noi diventare compassionevoli verso tutti. Papa Francesco, Misericordiae Vultus, par. 14

Ho accusato spesso il Signore dopo la morte di mio fratello Scott. “Signore, se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto”. So che mio fratello minore, che all’epoca aveva 35 anni, stava affrontando gravi problemi, e digiunavo e pregavo per la sua liberazione dalla dipendenza, per un intervento divino, per un miracolo. Ma poi è arrivata quella telefonata.

“Judy, mi dispiace dovertelo dire”, mi ha detto mio fratello Kenny piangendo al telefono, “ma Scott si è sparato ed è morto”.

Stavo recitando le mie preghiere mattutine in una limpida e rigida giornata primaverile quando il telefono ha squillato. Tredici brevi parole dopo, tutto è diventato nero.

“Signore, se tu fossi stato lì”, continuavo a dire. “Dov’eri, Signore?”, chiedevo addolorata.

È stata un’altra telefonata inattesa a farmi riprendere, e questa volta riguardava una perfetta estranea. “Judy, potresti andare per favore a casa di Miriam e parlarle?”, mi ha chiesto un amico. “Suo fratello si è suicidato, e lei è completamente bloccata dal dolore. Ho pensato che se qualcuno poteva capire cosa sta passando sei tu. Ecco il suo indirizzo. Ti aspetta”.

Sono subito salita in macchina, ho guidato fino alla casa di Miriam e ho suonato il campanello. Ha aperto la porta una donna esile e delicata sulla quarantina. Mentre mi sedevo su un divano accanto a lei, ha iniziato a raccontare la sua storia.

“Ero stata con Connor tutta la notte e sono uscita solo un attimo per prendere qualcosa da bere”, ha spiegato tra le lacrime, mentre i cerchi scuri sotto gli occhi tradivano il suo tormento interiore. “Quando sono tornata la porta era chiusa dall’interno. E poi ho sentito lo sparo. Continua a risuonarmi nelle orecchie”.

“Avevo pregato talmente tanto per lui, volevo tanto aiutarlo, ma è morto da solo”. La sua voce angosciata si è incrinata. “Dov’era Dio in tutto questo?”

Incapace di trattenere le lacrime, ho pianto con lei. Due perfette estranee, Miriam ed io; due cuori uniti dalla tragedia e dal dolore. Prendendo le sue mani tra le mie, ho iniziato a pregare perché Dio la guarisse e le desse sollievo, e per la grazia di una nuova comprensione di quanto era accaduto. È stato allora che ho ricevuto una visione che ha cambiato tutto.

Ho visto la Madonna dietro a suo fratello, com’era stata ai piedi della croce il giorno in cui ha assistito alla morte di suo figlio; com’era stata lì per il mio Scott. Gesù era dall’altra parte e cullava teneralmente l’anima distrutta del fratello sul suo cuore crocifisso.

“Connor non è morto da solo, Miriam”, ho detto con una strana sicurezza. Quando le ho confessato quello che avevo visto, una nuova luce è apparsa nei suoi occhi. “Gesù e sua Madre erano proprio dietro di lui, e lo stringevano. E ogni preghiera che hai recitato per Connor, ogni lacrima – anche ora – è una splendida offerta di grazia che lo ha portato fino al momento della morte, proprio quando ne aveva più bisogno”.

Il volto di Miriam si è trasformato effondendo una pace radiosa; l’odore della morte si è dissipato nel miracolo della misericordia. Abbiamo sorriso e ci siamo abbracciate, e poi siamo andate ciascuna per la sua strada – entrambe cambiate per sempre dal mistero della presenza di Cristo, presente per noi e per tutte le cose.

Judy Landrieu Kleinè autrice, teologa, oratrice, vedova e da poco risposata. Il suo libro, Miracle Man, è stato un bestseller di Amazon Kindle nella sezione dedicata al cattolicesimo. Il suo blog, “Holy Hope”, si può trovare su MemorareMinistries.com.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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