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Gesù aveva i capelli lunghi?

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 17/03/16

Il "patto" con Dio suggerisce di non usare "lame" sulla propria testa

Che taglio di capelli consiglia la Bibbia? Ci sono delle indicazioni sul look più adatto alla propria chioma. In effetti una serie di suggerimenti viene fornita sopratutto…sui capelli lunghi. Le Sacre Scritture, infatti, li “incentivano”, come spiega padre Bernardo Estrada, biblista e docente alla Pontificia Università della Santa Croce di Roma.

Nell’Antico Testamento, quando una persona si consacrava a Dio, una delle condizioni che veniva posta era la seguente: la lama non doveva toccare la sua testa. Ovvero non doveva tagliarsi i capelli.

TRE PERSONAGGI

Nelle donne era meno frequente, perché non erano dedite al culto divino, ma per gli uomini detti “nazirei”, cioè consacrati, esisteva questa prescrizione. Nelle Sacre Scritture, indicazioni in tal senso si trovano in tre personaggi di rilievo, rappresentati in disegni e opere d’arte con i capelli lunghi.

IL PROFETA SAMUELE

Preghiera di Anna, la madre del profeta ebreo Samuele, nel primo libro di Samuele (1,11):

«Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me, se non dimenticherai la tua schiava e darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sul suo capo».

IL GIUDICE SANSONE

Nel libro dei Giudici (13,3-5) si evidenziano due prescrizioni in riferimento al futuro nascituro Sansone (che diventerà giudice d’Israele). A sua madre, l’Angelo del Signore apparve e raccomandò:

«Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio. Ora guardati dal bere vino o bevanda inebriante e dal mangiare nulla d’immondo. Poiché ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo consacrato a Dio fin dal seno materno; egli comincerà a liberare Israele dalle mani dei Filistei».

SAN GIOVANNI BATTISTA

Il biblista evidenzia che c’è un terzo personaggio consacrato a Dio, che richiama, ma implicitamente, la prescrizione sui capelli ed è San Giovanni Battista. Nel suo caso non si dice espressamente che non avrebbe tagliato i capelli, ma nel Vangelo di Luca (1, 14-15), si legge:

«Poiché sarà grande nel cospetto del Signore; non berrà né vino, né cervogia, e sarà ripieno dello Spirito Santo fin dal seno di sua madre».

Giovanni è un nazireo e il suo voto, la sua consacrazione a Dio, prevede l’astenersi dalle bevande citate e con tutta probabilità, osserva Estrada, il non tagliarsi i capelli.

IL VOTO DI NAZIREATO

Nell’Antico Testamento le indicazioni sono più nette. Nel Vangelo, invece, si ricavano in modo indiretto sulla base degli insegnamenti diffusi attraverso l’AT. Il biblista, infatti, cita il libro dei Numeri (6,2-5), che richiama le indicazioni di Dio a Mosè:

«Quando un uomo o una donna farà un voto speciale, il voto di nazireato, per consacrarsi al Signore (…) Per tutto il tempo del suo voto di nazireato il rasoio non passerà sul suo capo; finché non siano compiuti i giorni per i quali si è consacrato al Signore, sarà santo; si lascerà crescere la capigliatura».

Quel rapporto speciale con Dio, quel patto con il Signore prescriveva ai nazirei il rispetto di una indicazione molto precisa sul taglio dei capelli: era una sorta di regola di purità, in generale per gli ebrei del tempo, e in particolare per i consacrati.

I CAPELLI DI GESU’

Anche i capelli lunghi che si attribuiscono a Gesù sono dovuti al voto di nazireato?

Estrada precisa che non c’è alcun dato secondo cui Gesù sia nazireo. Si suppone che siccome è il Figlio di Dio e consacrato al Padre, non abbia mai tagliato i capelli in base a quella consacrazione ricevuta, pur non essendo un “nazir”.

IL GERMOGLIO

Sul legame tra Gesù e il nazireato, Isaia (11,1) recita così:

«Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici».

Qui, fa notare Estrada, bisogna osservare attentamente le parole. Germoglio in ebraico si scrive “nezer”; mentre consacrato si scrive, come detto, “nazir”. Associarli sarebbe però una forzatura.

GIOCO DI PAROLE

Invece Matteo (2,23) scrive:

«E, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: “Sarà chiamato Nazareno”».

La città di Nazareth, ragiona il biblista, non ha nulla a che vedere con il voto di nazireato, ma ha le stesse consonanti. E gli ebrei amano giocare con le consonanti: operano delle associazioni quando per noi occidentali non ce ne sarebbe motivo. E Matteo associa Nazareth con Nazareno e nazir. Ma questo ovviamente non certifica l’equazione Gesù=nazir.

Nei fatti, chiosa Estrada, la consacrazione di Gesù è più reale che biblica, non è nella Sacra Scrittura ma nella realtà, nella sua vita, nel suo modo di agire.

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