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“Mamma, sono stato abusato”. Storia di croce e risurrezione

Marinella Bandini - Aleteia - pubblicato il 16/03/16

Il racconto della mamma: "Quel giorno mi è crollato il mondo addosso, ma il Signore fa la Sua strada". E oggi perdono

“Tutto è successo in parrocchia. Mio figlio frequentava tutti i sabati l’oratorio; siamo una famiglia credente ed eravamo molto attivi in parrocchia”. La mamma di Alessandro (nome di fantasia) racconta con precisione e delicatezza al tempo stesso. Oggi Alessandro frequenta le scuole medie. Fin da piccolo frequenta l’oratorio. Tre anni fa, un sabato, il papà lo va a prendere un po’ prima del solito all’oratorio, quando le attività sono ancora in corso, ma “il bambino non si trova”. Alla fine “lo trovano dentro a un bagno…” con uno degli educatori. Il parroco cerca di minimizzare l’accaduto come “ragazzata” ma da quel momento i genitori diventano molto vigili. Passano pochi giorni, la televisione trasmette una notizia sugli abusi sui minori: “Mi disse di spegnere perché non voleva sentire”. A quel punto la mamma deve capire: “Ho cercato di rassicurarlo, facendogli capire che la famiglia c’era. Gli ho detto: mamma e papà sono qua per aiutarti, stanno sempre al tuo fianco, per ascoltare i tuoi dolori, i tuoi pesi e aiutarti a portarli”. A quel punto “lui ha fatto un sospiro di sollievo e ha detto: mamma io sono stato abusato”.

“A me quel giorno è crollato il mondo addosso”. La donna e il marito si rivolgono immediatamente al parroco per denunciare l’accaduto, ma trovano una porta chiusa: non solo “ha minimizzato”, mostrando anche un certo fastidio e “invitandoci a non denunciare”, ma “nel corso del tempo ci ha buttati fuori dalla parrocchia” mentre il ragazzo autore (presunto, il processo è in corso, ndr) delle molestie “ancora frequenta, fa parte degli scout ed è attivo come educatore con bambini piccoli”. Inizia l’iter giudiziario, Alessandro ancora oggi segue un percorso di psicoterapia e ha manifestazioni di angoscia anche a casa. La famiglia piomba nel buio, nella rabbia.


“Essendo molto credente ho cercato la luce, andavo in chiesa, a Messa per ritrovarla. La vedevo ma non la sentivo, perché vivevo il buio dentro casa, in me stessa”. Ma piano piano “il Signore ha fatto la sua strada” e oggi questa donna può dire: “La croce non è morte e basta, è anche resurrezione”.

Nella sua ricerca di luce, la mamma di Alessandro si rivolge a un sacerdote: “Ha capito subito la ferita e ha capito subito che era da curare la fede”. Con suo marito comincia un percorso nel Cammino Neocatecumenale. “Il primo passaggio è il passaggio della croce, l’accettazione della croce, che io cercavo di vitare per non sentire il dolore. E così ho accettato la croce, l’ho ‘indossata’”. Poi un’altra battuta d’arresto e una nuova rinascita, grazie alla comunità del Rinnovamento nello Spirito: “Ho avuto una guarigione e oggi sono riuscita a perdonare”. La luce si è fatta spazio nella sua vita e in quella della sua famiglia, anche se non mancano le difficoltà, i dolori, le lotte quotidiane. “L’unica risposta a tutto questo dolore è in Cristo. Immergendosi nella sua vita, nella sua passione si può scoprire che la croce non è morte e basta, ma è anche resurrezione”.

Incontriamo questa donna in occasione della presentazione del Report 2015 (clicca per leggere) di Meter Onlus, l’associazione fondata da don Fortunato Di Noto per promuovere i diritti dell’infanzia e prevenire abusi e maltrattamenti. “Mi sono rivolta all’associazione Meter in un momento in cui, in seguito a questi fatti, c’era un gran combattimento dentro di me: se credere o non credere, lasciare o no, la chiesa, i sacerdoti… Ho ricevuto accoglienza, sono stata ascoltata, tutta la mia famiglia è stata ascoltata. E oltre all’ascolto c’è anche un accompagnamento, che non è cosa da poco”. Oggi lei stessa è volontaria dell’associazione, perché la sua storia l’ha resa ancora più sensibile agli altri. “Se tutti quanti ci unissimo per combattere questo fenomeno saremmo un passo avanti. La pedofilia è una piaga che nasce nel silenzio, e se siamo indifferenti, continuerà a crescere nel silenzio”.

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