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Il segreto di Gesù per vivere in un’epoca convulsa

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Suor Theresa Aleteia Noble - pubblicato il 15/03/16

Lo ignoriamo a nostro rischio e pericolo

Viviamo in un’epoca convulsa. È indubbio.

Nel Vangelo di Matteo, al capitolo 24, Gesù predice la distruzione del Tempio nel 70 d.C., e profetizza anche sulla fine del mondo. Gli studiosi discordano su quale sia l’evento a cui si stava riferendo in punti diversi del testo, ma al di là dei dettagli, in Matteo 24 Gesù parla di ciò che accade nei periodi convulsi, e di come dovrebbero rispondere i cristiani.

Di recente, un versetto di quel capitolo mi ha veramente colpito.

Gesù dice: “Per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà” (Mt 24, 12).

In altre parole, i tempi turbolenti possono far raffreddare la fiamma della carità nel nostro cuore.

Gesù dice poi: “Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato” (Mt 24, 13).

Persevererà in cosa?

Nell’amore.

Chi persevererà nell’amore sarà salvato.

Dio ci chiede, anche in epoche turbolente, divise e difficili, di perseverare nell’amore.

Il fatto che la parola “amore” suoni tanto melensa al giorno d’oggi è opera del demonio. La gente ascolta un’esortazione ad amare e spesso risponde con l’insistenza rabbiosa per cui bisogna avere anche buonsenso. Dobbiamo proteggere noi stessi e i nostri cari. Dobbiamo combattere contro il male e gridare la verità dai tetti.

È vero.

E allora come possiamo capire cos’è il vero amore?

L’amore vero, l’amore agapico, assomiglia a Gesù.

Gesù non era “melenso”. Diceva la verità. Metteva a disagio le persone. Ma mangiava anche con i peccatori e li invitava a seguirlo. Ha interagito e dibattuto con gli scribi e i farisei fino alla fine. Non ha alzato le mani andandosene, né ha tirato loro pietre da lontano. Gesù si avvicinava ai suoi nemici. Non ha gettato la spugna, indipendentemente dalla veemenza o dall’energia con cui non concordava con il punto di vista di un’altra persona.

Gesù si mescolava ai suoi “nemici”. Ha permesso a Giuda di rimanere nella sua cerchia più intima fino al momento del tradimento. Lo ha fatto, presumibilmente, perché è quello che dovrebbe fare un cristiano, ma anche perché voleva mostrarci che il nostro amore avrebbe dovuto estendersi agli altri fino al punto di non ritorno.

Gesù è stato il modello di come rispondere alle difficili realtà implicite nella sua esortazione ad amare i nostri nemici. Lo ha fatto per mostrarci che il nostro amore, radicato nell’amore di Cristo, può avere un ruolo nel trasformare i nemici in amici di Dio.

E poi c’è un’altra ragione collegata per cui Gesù ci dice di amare i nostri nemici…

Gesù ci dice di amare i nostri nemici perché sa che la risposta umana naturale al male e ai tempi turbolenti è il raffreddamento del nostro amore. E più il nostro amore si raffredda, più ci avviciniamo all’inferno, il luogo più lontano dall’amore di Dio.

Quando il nostro amore si raffredda davanti al male, diventiamo il male che odiamo, quello stesso male che Dio odia. Ma Dio non vuole che diventiamo il male che odia, anche se avviene nel processo di lotta contro di esso. Gesù vuole che diventiamo come Lui.

E allora rinfocoliamo la fiamma del nostro amore cristiano facendo esattamente quello che il nostro istinto umano ci dice di non fare: amare i nostri nemici.

Amiamo i nostri nemici anziché permettere al nostro amore di raffreddarsi.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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