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8 anni fa nasceva al cielo Chiara Lubich “donna di pace”

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Silvia Lucchetti - Aleteia - pubblicato il 14/03/16
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La nostra intervista a Irena Konda, focolarina e assistente sociale dell’associazione croata “Insieme verso un mondo unito”Il 14 marzo di otto anni fa moriva Chiara Lubich circondata dall’affetto e dalla preghiera di tantissimi amici. «(…) donna di intrepida fede, mite messaggera di speranza e di pace», la definì Papa Benedetto XVI nel discorso che inviò al cardinale Tarcisio Bertone in occasione dei funerali nella basilica romana di San Paolo fuori le mura. Papa Francesco nel gennaio 2015 all’avvio della causa di beatificazione invitò a «far conoscere al popolo di Dio la vita e le opere di colei che, accogliendo l’invito del Signore, ha acceso per la Chiesa una nuova luce sul cammino verso l’unità».

Quest’anno la riflessione in merito al messaggio e al carisma di Chiara Lubich, iniziatrice dell’Opera di Maria – Movimento dei Focolari, si è concentrata sul tema dell’educazione alla pace. I frutti nati in seno alla sua vocazione sono innumerevoli e straordinari, e in occasione dell’ottavo anniversario della sua nascita al cielo, vogliamo ricordarla raccontando l’esperienza di un’associazione di Spalato “Insieme verso un mondo unito” per offrire un assaggio di quella fraternità universale, concetto molto prezioso per la maestra trentina.

Abbiamo avuto il piacere di parlare al telefono con Irena Konda, focolarina da trent’anni e assistente sociale di “Insieme verso un mondo unito”, che ci ha presentato lo spirito e le attività dell’associazione.

Cara Irena, ti va di parlarci della tua esperienza?

Vivo a Spalato da sei anni, qui portiamo avanti come movimento dei Focolari diverse attività: con i bambini, le famiglie, gli anziani. Quello che mi muove è il desiderio di trasmettere alle persone, specialmente ai giovani, la gioia di vivere, perché ho sperimentato nella mia vita come donare ti ricolmi di una felicità grande che nessun’altra cosa può offrire.

Come è nata l’associazione “Insieme verso un mondo unito”?

A Spalato è più facile coinvolgere le persone, in particolare i giovani e i bambini, se hai un’associazione. Non basta far parte del movimento dei Focolari, perché il nostro è un “recipiente” enorme e la gente ha bisogno nella quotidianità di far parte di un gruppo più piccolo e raccolto. Per questo nel 2010 è nata l’idea di creare un’associazione che riunisse i bambini, i giovani, le famiglie, per trasmettere i valori che viviamo noi focolarini.


Di grande aiuto per la realizzazione di quest’opera è stata una famiglia che fa parte del movimento da trent’anni e che è riuscita a costruire rapporti di vera amicizia e pace con tutti, credenti, non credenti, anche nei momenti di grande difficoltà e conflitto durante il regime comunista. Nel quartiere è stata fondamentale la presenza di questa famiglia perché molti genitori, prima di iscrivere i figli e farli partecipare alle nostre attività, sono andati da loro a chiedere informazioni sul Movimento dei Focolari. Hanno un ruolo molto importante nella nostra realtà, sono il ponte con quanti ancora non ci conoscono ma che guardano con curiosità all’associazione.

Quali progetti portate avanti?

Ci occupiamo dei bambini e degli adolescenti del quartiere ed è nato così uno spazio di fraternità che sta costruendo fiducia tra le famiglie e tra i vicini. Abbiamo svolto il progetto “Matematica della pace” dal gennaio 2015 fino al febbraio 2016. Ad ogni segno matematico è stato collegato un tema e un messaggio di condivisione e comunione. “Più amore” (+) ha interessato i bambini disabili di un centro di riabilitazione, “Meno dolore” (-) i bambini malati in cura presso l’ospedale di Spalato, “Moltiplicare amore” (x) è stata l’iniziativa dedicata agli anziani del quartiere. Per non farli sentire abbandonati alla solitudine siamo andati a trovarli sia nelle case portando dolci e regalini, sia negli ospizi dove abbiamo giocato a scacchi e con i giochi da tavola.

“Condividiamo con gli altri” (:) è stata la bella iniziativa per i senzatetto. Una volta al mese ci siamo riuniti nel loro centro di accoglienza o nella sede della nostra associazione. I ragazzi hanno preparato la cena, i dolci, e per la festa di San Nicola hanno organizzato una colletta per comprare ad ognuno un paio di calze. Prima di Natale li abbiamo coinvolti nella creazione degli addobbi natalizi per decorare la loro casa.

Dopo questo progetto alcuni di loro hanno voluto offrirci spontaneamente aiuto nei lavori di manutenzione della sede e nella preparazione delle diverse attività dei bambini come “la piccola falegnameria”. “Ingrandire la percentuale di persone felici” (%) è il progetto che abbiamo dedicato ai bambini e alle donne vittime di violenza domenistica.

Nel vostro lavoro con i bambini e gli adolescenti di diverse nazionalità e religioni quanto è importante il messaggio di Chiara Lubich?

È Chiara Lubich che ci ha trasmesso il desiderio di vivere ogni giorno in comunione con l’altro, di creare rapporti, unire le persone, cercare di scorgere sempre la bellezza in quelli che incontriamo. Per me il messaggio di Chiara è l’aria che prendo ogni giorno per affrontare la giornata ed è quello che provo a trasmettere nella mia vita e nel lavoro. Il suo insegnamento ci invita a farci strumento per creare “uomini nuovi”. È una gioia quando i genitori ci telefonano per dirci che i bambini sono cambiati, che sono più contenti, anche grazie alle nostre attività e ai laboratori che organizziamo. Noi cerchiamo di portare la pace nell’attimo presente, lì dove ci troviamo. La pace si costruisce a lavoro, a scuola, perfino nell’autobus, perché è fatta di piccoli atti concreti. Chiara è la luce che ci guida. Perché il bene è come un boomerang: ogni volta che fai qualcosa per gli altri, dopo qualche tempo accade che quell’amore torna indietro, e chi hai aiutato vuole a sua volta occuparsi di te.

 

C’è una storia che l’ha particolarmente colpita e che ha voglia di condividere con noi?

Sono tantissime le storie che mi stupiscono. In particolare ultimamente la vicenda di un clochard che dopo tanti anni ha ricostruito un legame con la sua ex moglie.

Questo piccolo miracolo mi ha fatto capire che con l’associazione abbiamo creato un posto dove le persone possono incontrarsi, dove possono venire a fare la pace. Accogliamo spesso famiglie divise, con i genitori divorziati e cerchiamo di sostenerli nelle difficoltà e nelle incomprensioni. Io come assistente sociale seguo molti di questi casi e mi meraviglio di come basti poco per far migliorare i rapporti. Un altro caso che porto nel cuore è quello di una mamma con cinque bambini che hanno subito abusi dal padre. Li abbiamo aiutato innanzitutto offrendo un appartamento dove poter cominciare una vita nuova. Siamo sempre in contatto, spesso trascorriamo del tempo insieme e loro mi hanno detto che grazie al nostro aiuto hanno trovato un’altra famiglia. Per me questa è la cosa più straordinaria e importante.

C’è una frase che rappresenta l’associazione? Che racchiude il vostro messaggio?

Si, noi la chiamiamo la regola d’oro. Come Chiara Lubich ci ha insegnato selezioniamo alcune frasi universali, che possano abbracciare tutti e creare unità. Noi abbiamo scelto il passo evangelico di Matteo: Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Questa regola è scritta nella sede dell’associazione ed è il nostro motto.