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Giovane carcerato: “Prima di ricevere la lettera del papa volevo suicidarmi”

Pope Francis hugs two sick men.

© Antoine Mekary - ALETEIA

Pope Francis greets the crowd during his weekly general audience on February 10, 2016 at St Peter's square in Vatican.

Ary Waldir Ramos Díaz - Aleteia - pubblicato il 08/03/16

“Chi sbaglia dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione”, dice Francesco. Il Giubileo anche in carcere

Prima di perdere del tutto la voglia di vivere, Carlos Adrián Vázquez ha ricevuto una lettera da papa Francesco. Il giovane di origine ispanica sconta una pena per omicidio involontario da quando ha 16 anni in un carcere minorile di Los Angeles (Stati Uniti).

Carlos ha detto alla CNN che aveva scritto al papa per chiedere perdono, e dopo la lettera con il sigillo pontificio e le parole di speranza che ha ricevuto non vuole più suicidarsi.

Il papa che ha scritto la lettera è lo stesso che ha lavato i piedi ai carcerati di una prigione romana, che nelle sue visite pastorali in tutto il mondo include sempre un tappa in un carcere e che di recente (17.02.2016) in Messico ha detto: “Mi chiedo sempre, entrando in un carcere: ‘Perché loro e non io?’”

“Non ci credevo. Non credevo che il papa scrivesse a qualcuno che sta dietro le sbarre”, ha detto Vázquez in un’intervista realizzata dalla CNN nel carcere minorile.

“Caro Carlos, la pace di Gesù Cristo sia con te! Sono stato felice di ricevere la tua lettera”, si legge nel testo del 21 gennaio 2016 indirizzato al giovane, che a 15 anni ha abbandonato la scuola e la famiglia per unirsi a una banda.

Il testo si inserisce nel contesto del Giubileo della Misericordia che si celebra anche nelle carceri di tutto il mondo.

Il papa è felice che anche i giovani reclusi del Barry Nidorf Juvenil Hall condividano la celebrazione dell’Anno Santo con la Chiesa nei “suoi doni di misericordia e amore per tutti e per ciascuno”.

“Prego perché quando tu e i tuoi compagni reclusi celebrerete l’apertura della Porta Santa possiate ricevere questi doni e riempirvi di pace e speranza”, ha scritto Francesco, che poi invita Vázquez e i suoi compagni a condividere lo spirito del Giubileo e ad essere “buoni e misericordiosi gli uni con gli altri”.

“In questo modo, la misericordia di Dio si estenderà e il suo amore si radicherà più profondamente in voi”, ha spiegato.

“Sappiate che il papa vi pensa e prega per voi. E per favore ricordatevi di pregare per me, perché ho molto bisogno delle vostre preghiere”, conclude il testo.

Nella bolla di convocazione del Giubileo firmata da papa Francesco (11.04.2015), si legge che “chi sbaglia dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione, perché si sperimenta la tenerezza del perdono. Dio non rifiuta la giustizia. Egli la ingloba e supera in un evento superiore dove si sperimenta l’amore che è a fondamento di una vera giustizia”.

In questa ricerca di perdono e di giustizia, Vázquez ha conosciuto il sacerdote gesuita Michael Kennedy, direttore dell’iniziativa Giustizia Restaurativa gesuita all’interno del carcere, che lo ha esortato a scrivere al papa.

“Partecipava alle risse, non faceva altro che pensare alla sua banda”, ha detto Kennedy alla CNN.

Il sacerdote esorta i giovani a cambiare vita iniziando dalle proprie azioni, perché non amiamo solo a parole, ma con i fatti.

“So che ho commesso degli errori e che ho fatto del male alle persone, ma nei miei due anni e cinque mesi di prigione ho capito”, ha detto il giovane.

Vázquez ha espresso il suo pentimento e ha chiesto perdono alle persone che sono state danneggiate dalle sue azioni. Anche se non è stato lui a uccidere direttamente la vittima in una lotta tra bande di strada, è consapevole del fatto che le sue azioni hanno distrutto una vita.

“Spero che un giorno mi possano perdonare”, ha detto. “Voglio vivere la vita che la vittima non ha avuto l’opportunità di vivere e voglio essere buono”.

“Se la società non mi perdona, so che Dio mi perdona per i miei peccati”, ha dichiarato alla CNN.

Quanto alla lettera del papa, ha affermato che “è un messaggio di Dio, che tutti siamo esseri umani, e ci dà la speranza che Dio vuole che tutti siamo uguali; tutti sbagliamo, ma possiamo risollevarci e andare avanti”.

Per visionare l’intervista completa in inglese, cliccare qui.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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