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Lettera al figlio di Vendola: “la Speranza non lasciartela strappare, da nessuno”

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Pixabay.com/Public Domain

Maria Rachele Ruiu - pubblicato il 02/03/16

Carissimo Tobia Antonio,

porti il nome di Tobia (Dio è buono) e di Antonio (colui che affronta, che combatte), Santo che ha trascorso un ottantina di anni nel Deserto. “Nomen Omen”, l’augurio (è) il nome!

Mi presento: mi chiamo Maria Rachele, sono Maria Rachele. Mi spendo da un po’ di anni per la difesa della famiglia, luogo in cui dall’incontro di una mamma e un papà si genera un bambino, luogo in cui si sperimenta e si gode la complementarietà misteriosa di una mamma e un papà! Non perché sono migliore di nessuno, ma perché la vita mi ha messo lì, inaspettatamente e anche immeritatamente, a te non posso negarlo, a te che splendi della Verità svelata ai piccoli. Lo so, sei stato accolto a denti stretti, anche da me. Con il sorriso di accogliere una nuova vita e l’amarezza, salata, di sapere che è una vita zoppa, in salita. Dio è buono, racconta il tuo nome. E lo è davvero!

Dio è buono e ricordatelo quando cercherai negli occhi di tuo padre e del suo compagno tua madre, che ti è stata negata. Da un contratto.

Dio è buono e ricordatelo quando cercherai negli occhi di tuo padre e del suo compagno i tuoi fratelli, quelli che sono stati sacrificati a te. Da un contratto.

Dio è buono e ricordatelo quando cercherai nei tuoi occhi chi sei.

Dio è buono e ricordatelo quando troverai chi accusare, di tutto questo.

C’è una frase che mi accompagna da tempo, che scrisse anni fa, moltissimi!, un amico di un mio Amico “l’Uomo è più il Bene che desidera che il male che compie”, e ricordatela quando ti domanderai perché è stato permesso ciò. E da chi.

Ricordati che Dio è buono quando inciamperai, quando nel percorso che ti è stato preparato in salita ti farai male. E soprattutto ricordatelo quando aprendo internet troverai tutto questo casino che si è scatenato, al tuo arrivo.

Sai Tobia, una cosa sola ti scongiuro di credere: non ce l’abbiamo con te. Ma forse non ce l’abbiamo neanche con tua madre, che ti ha venduto. Ma forse non ce l’abbiamo neanche con tuo padre; forse non ce l’abbiamo neanche con il suo compagno. Sono ingannati, profondamente ingannati. Tutti. Forse tua madre ha pensato che i tuoi fratelli, quelli vivi, avessero bisogno di studiare, o di stare meglio.

E’ giusto? No, tesoro mio, ma è stata ingannata. Forse tua madre ha pensato che i tuoi fratelli, quelli uccisi nel suo grembo, valessero la tua Vita. E’ giusto? No, tesoro mio, ma è stata ingannata. Forse tuo padre ha pensato che il suo desiderio di avere un figlio potesse travalicare il tuo diritto di essere nutrito dal seno di tua madre, dalle sue braccia, dai suoi baci e dalle sue lacrime (ecco si, forse le lacrime anche se non le vedi ci sono, anzi certamente). E’ giusto? No, tesoro mio, ma è stato ingannato.

Forse il compagno di tuo padre ha pensato che il suo desiderio di completezza, di essere felice lo avrebbe potuto comprare. E’ giusto? No, tesoro mio, neanche questo è giusto, ma è stato ingannato. E mi spiace dirlo, ma lo scoprirai da te, che quest’uomo di cantonate nella vita ne ha prese molte.

Sai Tobia, nella vita scoprirai che attraversiamo tutti delle “fasi”. Sarai bambino e cercherai una mano che ti consoli, di madre, e ti auguro di poterla riconoscere da qualche parte. Sarà un surrogato (quello sì, non tua madre) ma mi auguro che tu possa incontrare una mano materna che possa un po’ lenire il tuo dolore. (E se posso un consiglio poco politicamente corretto, cercala alzando gli occhi, che da quelle parti nessuno delude.). Poi ad un certo punto attraverserai l’adolescenza: è una fase strana, dove ci sentiamo padroni del mondo e allo stesso tempo piccolissimi. Guarderai il mondo con la fame di Verità e di senso, ma proverai a piegarla la Realtà, prima di farci pace. Prima di goderne i frutti. Guarderai il mondo, lo guarderai e griderai, sperando di trovarti, di ritrovarti. E ti auguro di farlo. Pregherò perché tu possa incontrare la consolazione. Perché possa essere mitigato il dolore di essere stato venduto, e comprato. Perché tu possa scorgere che vali, che sei una persona. Anche se non sei stato trattato da tale.

Anche se ti domanderai perché sei valso così poco, solo 135.000 dollari. Tobia ricordati sempre che SIAMO, a prescindere da come il mondo ci tratta. Ricordati che SIAMO a prescindere dalle volte che ci proveranno a vendere. Poi, alcuni, arrivano all’età adulta. E’ un’età che chiede consapevolezza di sé. Che chiede esame di realtà. Che chiede che il proprio senso lo si trovi guardandosi, riconoscendosi per quello che si è, e relazionandosi con la realtà che ci circonda, con onestà. Eh Tobia, sì! Hai ragione, questo nostro mondo ha veramente poco a che fare con questa età. Questa cultura in cui siamo immersi proprio non la vuole questa relazione vera. Siamo dei poveracci: sempre con il desiderio di strappare un pezzo di felicità in più, a tutti i costi, come adolescenti. Sempre a pensare che è l’altro che ti uccide, che ti toglie qualcosa, come adolescenti. Sempre a pensare che la propria tristezza, le proprie contraddizioni siano colpa di quello che non sia ha, o non si è. Sempre a pensare che questa nostalgia d’infinito possa essere compensata con la realizzazione dei propri desideri, capricci a volte. Sempre a pensare che i limiti, che la realtà che il nostro corpo ci impone, sono limiti da dover travalicare necessariamente: costi quel che costi. Sempre ripiegati sul nostro ombelico, e troppo spesso incapaci di guardarci negli occhi, di guardare l’altro negli occhi. A te non ti hanno guardato. Si sono dimenticati di te. E’ vero. E’ giusto? No, tesoro mio, ma siamo in un’epoca di ingannati.

E quando ti risalirà il veleno che sei stato obbligato a bere oggi, quando il rigurgito ti brucerà lo stomaco, quando ti mangerà la carne, prova ad avere un po’ di misericordia, verso tuo padre, a cui vorrai bene, che forse si sarà accorto troppo tardi della profonda ingiustizia che ha perpetrato, inutilmente, perché un figlio non riempie quel desiderio di infinito che abbiamo tutti tatuato nel cuore. Misericordia verso il compagno, che ha perpetrato la stessa ingiustizia grazie a un portafoglio. La Speranza non lasciartela strappare. Da nessuno. Neanche dalla lacerazione interna di sapere che proprio chi hai imparato ad amare, non ti ha amato tanto da rinunciare a sé, per il tuo Bene. Sai, imparerai che si può voler bene alle persone anche quando sbagliano, anche quando si ammette che hanno sbagliato. Non ti far fregare!

Cerca la Speranza nella bellezza della Vita che c’è, sempre. Cercala nella spennellata di Luce che c’è, sempre. Anche nel deserto. Anche nella morte. Anche nell’ingiustizia più ingiusta. Ti guardo e ho paura che tu possa rispondermi “eh, tutti buoni a fare i Cristiani con le Croci degli altri”.


Ti guardo e spero che questa croce a cui sei stato inchiodato, possa brillare di senso. Ti guardo e spero, Tobia Antonio, di essere meritevole di aiutarti a portare questa Croce; ti guardo e spero che i nostri figli e i nostri nipoti, ti sostengano. Siano capaci. Ti guardo e spero in tanti Cirenei. E piango nel saperti lì. Sanguinante.

Io ci proverò, Tobia Antonio, a ricordarmi tutti i giorni, che questa “guerra” se è “guerra” non è “guerra” a tuo padre e al suo compagno.

Io ci proverò, Tobia Antonio, a ricordarmi, tutti i giorni, che questa “guerra” se è “guerra” non è “guerra” a tua madre.

Io ci proverò, Tobia Antonio, a ricordarmi, tutti i giorni, che questa “guerra” se è “guerra” non è contro gli uomini, ma contro questa pappuglia antropologica che oggi ha permesso che a te venisse negato lo sguardo della mamma, a tua madre che le venisse negato il tuo odore, a tuo padre e al suo compagno che gli venisse negata la felicità, ai tuoi fratellini, quelli viventi, una fratello con cui crescere, ai tuoi fratellini, quelli che sono morti perché non selezionati, che gli venisse negata la luce, il verde dell’erba in estate, e l’azzurro del cielo.

Io ci proverò Tobia Antonio a ricordarmelo tutti i giorni che l’uomo è più il Bene che desidera che il Male che compie, e ci proverò mentre continuerò, insieme agli altri, a lottare perché questo inganno sia svelato. E fermato.

Ci proverò a far splendere nei nostri occhi sempre l’Amore per la Vita, mai disprezzo. Proverò a esprimere la rabbia che mi nasce verso le pratiche barbare che stanno provando ad edulcorare, ma mai disprezzo verso chi le compie. Se sarà necessario continuerò a frappormi, quanto devo, come posso, quanto posso tra l’Uomo e queste pratiche, ma mai permetterò, quanto devo, come posso, quanto posso, che venga toccato anche un solo capello a chi le sfrutta.

Proverò a non farmi ingannare anche io: decisa continuerò la battaglia, mai contro le persone, ma la continuerò, perché non si possa ripetere questa ingiustizia.

Ci provo Tobia Antonio, ci proverò. Anche se questo sentimento di amarezza mi toglie il respiro. Anche quando me lo toglierà domani. Anche se dovrò urlare più forte, proverò a non farmi sopraffare.

Proverò e cercherò quello sguardo di misericordia che insieme alla Verità, dà senso. Di Luce.

Non contro di te, non contro tua madre, ma neanche contro tuo padre e il suo compagno, ma contro il Falso, contro le Bugie, le menzogne con cui sembra che ci si siamo rincoglioniti.

Continuerò a gridarlo dai tetti che il desiderio di un adulto non può asfaltare il diritto di un bambino.

Continuerò a gridarlo dai tetti che ogni bambino ha diritto alla mamma e il papà. Il diritto di godere della complementarietà del maschile e femminile.

Continuerò a gridarlo dai tetti che i bambini non si comprano, né si regalano. Continuerò a gridarlo dai tetti che stiamo sbagliando tutto.

Continuerà a gridalo dai tetti: difendiamo gli unici che non trovano voce in capitolo e che subiscono tutto ciò: difendiamo i nostri figli!

E ti aspetto, lascio qui accanto un posto per te, accanto a tutti quei bambini, ora adulti, a cui hanno negato la mamma o il papà, e che per difenderti, sono già accanto a me, con la loro ferita.

Ti bacio, ti stringo, ti coccolo, e ti penso. Veramente. Tutte le Notti.

Perdonami, per non aver gridato abbastanza forte, in tempo, perdonami per non essere stata abbastanza Luce.

———
Maria Rachele Ruiu è responsabile dei circoli territoriali di “Generazione Famiglia” e membro fondatore del Comitato promotore del Family Day “Difendiamo i Nostri figli”.

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