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“Il mio amore non è finito quando Elisa è morta”

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Silvia Lucchetti - Aleteia - pubblicato il 26/02/16
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La testimonianza di Luca Marchi ad un anno dalla nascita in cielo di sua moglie Elisa Lardani, una mamma che ha “dato il suo corpo per amore”.La storia di Elisa Lardani è divenuta di pubblico dominio l’anno scorso attraverso i numerosi articoli comparsi in rete, e in particolare grazie al blog di Costanza Miriano. Nelle foto si coglie immediatamente la sua bellezza esteriore, con i capelli scuri ad incorniciare il viso che si illumina in un sorriso contagioso. Elisa è una mamma che, a causa di una rara e gravissima complicanza del parto, ha perso la vita per dare alla luce Maddalena, la quarta figlia.

Quando ci si avvicina ad una storia come quella di Elisa si corre il rischio di idealizzarne la figura e, in qualche modo, snaturarne l’autentica bellezza interiore. A questo proposito Giovanni Donna d’Oldenico scrive: «(…) a parte la Madonna, non figurarti un’inesistente persona che non commette peccati: in questa vita nessuno raggiunge tale perfezione, ma a chiunque è dato di accedere al perdono. Molta ingenuità e un pizzico di malizia stanno dietro quell’idea di santità, raffigurata in tante immaginette stucchevoli, tutte rose e gigli, un sorriso verecondo, pallore e mani giunte».

Con un certo timore di risultare invadenti abbiamo raggiunto al telefono Luca Marchi, il marito, che ci ha parlato come fossimo vecchi amici – infatti ha tenuto a sottolineare che esiste un’amicizia vera che ci lega ed è quella in Cristo! – della sua sposa, del loro legame e di quello che la grazia di Dio ha donato al loro matrimonio.

Caro Luca, leggendo le testimonianze della vostra storia, viene da chiedersi: come’è possibile tanta bellezza? Come avete fatto? Qual è il segreto?

«Ci tengo a precisare che noi non siamo mai stati una famiglia perfetta, la nostra non è la famiglia del Mulino Bianco, ed è importante dirlo perché il rischio che si corre è quello di venire mitizzati, come accade parlando anche di Chiara Corbella, nostra carissima amica. Mia moglie non vorrebbe assolutamente che si parlasse di lei come se fosse una donna irraggiungibile».

E allora raccontaci: com’era Elisa?

«Elisa è stata sempre una persona di una semplicità sconvolgente, di una bellezza disarmante, ma con i piedi ben piantati a terra, e con una grande capacità di stare nel quotidiano, nella vita di ogni giorno. Questa qualità nasce probabilmente dai suoi studi, dalla sua professione di psicologa, dal suo essere semplicemente così com’era».

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Mi racconti come è nata la vostra storia?

«Il nostro amore è un amore che è cresciuto: è cresciuto negli anni, è cresciuto nella nostra maturità, è cresciuto nell’essere sposi ogni giorno. Noi siamo stati fidanzati tre anni e mezzo, ci siamo conosciuti all’interno del Rinnovamento Carismatico e siamo cresciuti in seno alla Comunità Maria del Rinnovamento Carismatico Cattolico. Io sono entrato che ero giovanissimo, ho vissuto l’esperienza della comunità Maria che avevo 14 anni, dove tra l’altro è nata la mia amicizia con Enrico Petrillo, il marito di Chiara Corbella.

Elisa ed io ci siamo conosciuti a Parigi nel 1997 alla Giornata Mondiale della Gioventù. Per noi è stata una grande esperienza, anche se non ci siamo fidanzati a Parigi: eravamo entrambi impegnati in altre storie, però lì ci siamo guardati, ci siamo visti. La cosa bella è che noi chiacchieravamo sempre tanto, parlavamo della nostra vita, degli studi, io allora studiavo ancora a Roma e lei psicologia a Padova. La nostra storia è nata proprio in questa maniera semplice, conoscendoci: da una grande amicizia è nato il nostro legame d’amore, alla cui base è sempre rimasta l’amicizia. Perché io credo che la propria sposa debba essere anche la migliore amica, con cui parlare e confidarsi».

Oggi che Elisa non c’è più, come vivi la vostra storia?

«Il mio amore non è finito quando Elisa è morta, posso dirti che io amo ancora di più mia moglie oggi a distanza di un anno, e questa è la cosa più incredibile che non avrei mai immaginato.


Io per primo rimango sconvolto da questo, credo che il nostro amore è “un per sempre”. E poi in quest’anno ho avuto modo di riflettere: penso a cosa ho promesso a lei sull’altare, alla formula che ho recitato: “prometto di esserti fedele sempre (…) e di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita”, che non è riferita alla vita dell’altro ma alla propria! Perché se la sua vita finisce, come è successo ad Elisa, chi rimane continuerà ad amare la propria sposa o il proprio sposo, e questa è esattamente la mia esperienza. Che il nostro amore non è terminato il 28 febbraio dell’anno scorso quando ad Elisa si è fermato il cuore, ma continua a vivere!».

Puoi dirci in che modo continua a vivere?

«Continua a vivere nei nostri figli. Io ogni mattina quando sveglio i bambini e li bacio continuo a baciare Elisa, c’è tanta Elisa dentro di loro, in alcune espressioni quando mi guardano e in alcune cose che mi dicono. Quando li accarezzo la sera prima di farli addormentare, o mentre diciamo le preghiere insieme, c’è tanta Elisa lì con noi e per me è continuare ad amarla. Una mattina, mentre li accompagnavo a scuola e pregavamo insieme, abbiamo inventato una specie di lode: dopo aver recitato un Padre Nostro, un’Ave Maria e un Gloria al Padre, come facevamo tutti i giorni, abbiamo pronunciato un Angelo di Dio e un L’Eterno Riposo per la mamma, concludendo con questa litania: “Mamma Elisa prega per noi dal cielo”. E’ diventato proprio il nostro modo, è stata un’intuizione, un’illuminazione dall’alto. Perché un giorno ero veramente addolorato per il fatto che i miei figli non riuscivano più a dire la parola “mamma” e temevo che non l’avrebbero più pronunciata. Allora credo veramente che Qualcuno dal cielo ci abbia suggerito la soluzione, e così tutte le mattine diciamo:“Mamma Elisa prega per noi dal cielo”».

Come ti spieghi tutto l’interesse e l’affetto che sta crescendo sempre di più intorno alla vostra famiglia dopo la morte di Elisa?

«Tante persone hanno cominciato a chiedere nelle loro preghiere l’intercessione di Elisa. I miracoli li fa solo Dio ma la Comunione dei Santi non è una barzelletta, è una cosa vera che si può sperimentare. Io posso dire che la sento ogni giorno nel vivere questo amore, nel viverlo nell’Eucaristia, nell’Adorazione Eucaristica, Dio è la forza e la “benzina” di noi credenti. Ci sono tante testimonianze che potrei riportare, una in particolare che ascolteremo durante il convegno: quella di una sua paziente che mi ha raccontato ciò che mia moglie ha fatto per lei. “Io sono arrivata in terapia con la mia storia matrimoniale al capolinea, non sopportavo più i miei figli, ero diventata irriconoscibile, mi guardavo allo specchio e stavo male. La terapia di un anno con Elisa mi ha portato a risanare il rapporto con mio marito. Elisa mi diceva sempre: difendi i tuoi figli, perché se non li difendi tu chi li difenderà?”. Mia moglie era molto delicata nel suo lavoro, rispettava i suoi pazienti, non gli sbatteva in faccia la sua fede. Infatti questa ragazza mi ha confidato: “io ero completamente atea, quando mia sorella pregava gliene dicevo di tutti i colori, e invece oggi mi trovo ad essere tornata a credere attraverso Elisa. Lei non mi ha mai parlato di Gesù, ma io attraverso di lei ho scoperto la fede”».

Qual è il dono più grande che ti ha lasciato Elisa?

«Maddalena. E’ un dono di gioia, cammina, gioca con i fratelli, ed è il regalo più bello che ci ha fatto Elisa, continua a farcene in continuazione di regali, però Maddalena è il regalo più incredibile, visto che appena nata stava per morire. Non abbiamo niente di speciale ma Dio ci ha dato il dono e la grazia di vivere in pienezza i nostri dodici anni di matrimonio. Non mi sento un eroe, ma una persona normalissima. La cosa più straordinaria è la complementarietà che avevamo raggiunto anche grazie all’esperienza di fede condivisa all’interno del progetto Mistero Grande, un percorso prezioso sul matrimonio cristiano che ha rappresentato un volano per il nostro rapporto, anche quando abbiamo vissuto momenti di grande difficoltà».

A noi Elisa lascia la straordinaria testimonianza di una sposa e di una mamma che ha dato il suo corpo per amore. «Come sigillo sul tuo cuore/ come sigillo sul tuo braccio/ che l’amore è forte come la morte/ e le acque non lo spegneranno».