LA SODDISFAZIONE DELLA CHIESA
Durante gli incontri che annualmente celebrano l’intesa tra Italia e Santa Sede, l’anniversario della firma dei Patti Lateranensi, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha espresso soddisfazione per lo stralcio: «Mi pare che sia l’ipotesi corretta».
«Però – ha aggiunto – bisogna evitare allo stesso tempo che ci siano altri grimaldelli, al di là del riferimento diretto alla stepchild adoption, che potrebbero derivare dall’equiparazione delle unioni civili al matrimonio. Perché in questo caso si potrebbe trovare con le sentenze il modo di aggirare il nodo legislativo» (Vatican Insider, 23 febbraio).
COSA SUCCEDE ORA IN SENATO?
Succede che il Governo presenta un maxiemendamento che cancella tutti quelli depositati in Aula e riscrive la legge perché sia potabile anche ai centristi, ai cosiddetti “cattodem” e a qualche deputato di Forza Italia.
Il maxi-emendamento (che annulla tutti gli altri) che il governo presenterà domani, di fatto riscrive gli articoli principali del ddl Cirinnà, togliendo però la stepchild adopotion. Il nuovo assetto della legge sulle unioni civili con lo stralcio delle adozioni piace ai centristi di Ap (il ministro Alfano chiedeva da settimane questa scelta coerente con il sentire degli italiani) ai cattolici del Pd e potrebbe rastrellare anche voti nelle file di Fi. La seconda via, assai più impervia in verità come Renzi andava dicendo da giorni e come gli stessi senatori hanno ammesso, prevedeva l’iter parlamentare “classico” con il dibattito sul testo Cirinnà. Ci sarebbero volute settimane e il rischio è che con i voti segreti il testo venisse stravolto e che le adozioni restassero comunque fuori. Renzi ha detto chiaro e tondo di considerare ormai inaffidabile il M5S che la settimana scorsa si è sfilato dall’accordo sul “canguro” solo per fare lo sgambetto al Pd. Sulla carta i grillini si erano detti pronti a votare il testo Cirinnà e le adozioni e la minoranza del Pd avrebbe voluto dare loro una seconda opportunità. Ma in assemblea è prevalsa l’unità (Avvenire, 23 febbraio).
E nelle fila della maggioranza si commenta così la decisione del Presidente del Senato Pietro Grasso eliminare tutti i cosiddetti “canguri”:
Forti tensioni interne sono state innescate anche dalla decisione del presidente del Senato Pietro Grasso di giudicare inammissibili i sette “canguri” (fra cui quello del senatore dem Andrea Marcucci) presentati sia dal Pd che dalla Lega. Una mossa accolta con favore dalle opposizioni (Sel in testa) in funzione “anti-fiducia”. Ma che ha provocato irritazione in alcuni senatori dem, in primis nel capogruppo Luigi Zanda: “Certo – ha detto – se Grasso avesse parlato prima, la discussione si sarebbe svolta in modo diverso”.