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“Preferisco una famiglia ferita a una società chiusa e narcisistica”

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Vatican Insider - Tv2000 - pubblicato il 16/02/16
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«Le leggi e l’impegno personale sono un buon abbinamento per spezzare la spirale della precarietà»di Mauro Pianta

«Preferisco una famiglia ferita che ogni giorno cerca di coniugare l’amore, a una società malata per la chiusura e la comodità della paura di amare». E poi: «Preferisco una famiglia che una volta dopo l’altra cerca di ricominciare a una società narcisistica e ossessionata dal lusso e dalle comodità». E infine: «Io preferisco una famiglia con la faccia stanca per i sacrifici ai volti imbellettati che non sanno di tenerezza e compassione».

Papa Francesco, incontrando le famiglie nello stadio Víctor Manuel Reyna di Tuxla Gutiérrez (la capitale del Chiapas), ribadisce in modo chiaro, con alcuni passaggi estremamente netti, qual è il modello familiare che predilige. “Preferisco – ha aggiunto a braccio – famiglie con rughe e cicatrici frutto della fatica di un amore fedele, la cosa più bella che un uomo e una donna possano darsi l’un l’altro”. Il Papa ha ricordato un’attrice latino-americana alla quale avevano consigliato la chirurgia estetica. “Lei – ha rievocato Francesco – ha esclamato: queste rughe mi sono costate molto lavoro e fatica, sono l’impronta della mia storia”. “Nel matrimonio – ha osservato il Papa – succede lo stesso…”.

Tra i nuclei familiari che hanno che portato la loro testimonianza davanti a papa Francesco c’è quella composta da Humberto e Lucye. La coppia, sposata civilmente da 16 anni, ha raccontato al Papa che Humberto era precedentemente celibe e Claudia divorziata con tre figli. Hanno poi avuto un bambino che «ora ha 11 anni ed è un chierichetto». Da tre anni fanno parte di un gruppo di divorziati risposati seguito dalla Chiesa. «Come divorziati risposati non possiamo accedere all’eucaristia – hanno detto -, ma possiamo comunicare attraverso il fratello in necessità, il fratello malato, il fratello privato della libertà. Noi cerchiamo di trasmettere l’amore di Dio, che abbiamo sentito». «È meraviglioso avere un matrimonio e una famiglia, in cui il centro è Dio», hanno detto.

Beatrice, invece, madre single, infermiera, ha parlato della tentazione dell’aborto visto come una falsa soluzione dei problemi. “Avrei potuto abortire molte volte. Mi sentivo sola, additata da tutti, ma Dio mi ha aiutata e adesso sperimento la presenza di Cristo attraverso la Chiesa che mi ha accolto”.

Manuel, un adolescente sulla sedia a rotelle, ha voluto parlare della sua esperienza, del suo essere bloccato dall’età di 5 anni a causa della distrofia muscolare. “Poi ho incontrato Dio, e tutto è diventato diverso”. “Ci sono tanti giovani soli, scoraggiati, eppure io mi sono felice di poter evangelizzare, sulla mi sedia a rotelle”.

Il Papa lo ha ringraziato e prima di lui ha ringraziato i suoi genitori: “I genitori in ginocchio davanti al figlio malato, li avete visti? Reggevano il foglio di carta al loro figlio, perché potesse leggere la sua testimonianza. E’ un’immagine che non dimenticheremo, grazie”. “Qualche volta discuteranno – ha detto il Papa rivolgendosi ai due genitori, quale marito e moglie non litigano e qualche volta – ha scherzato – c’è anche la suocera di mezzo. Ma si amano e ce lo hanno dimostrato e sono capaci di mettersi in ginocchio davanti al figlio malato”.

“Manuel, grazie per la tua testimonianza – ha proseguito il Papa – e soprattutto per il tuo esempio. Mi ha colpito quell’espressione che hai usato: ’dare coraggio’, come l’atteggiamento che hai assunto dopo aver parlato con i tuoi genitori. Hai iniziato a dare coraggio alla vita, dare coraggio alla tua famiglia, dare coraggio tra i tuoi amici e dare coraggio anche a noi qui riuniti. Credo che questo sia ciò che lo Spirito Santo vuole sempre fare in mezzo a noi: dare coraggio, regalarci motivi per continuare a scommettere, sognare e costruire una vita che sappia di casa, di famiglia”.

Toccante pure la testimonianza di una famiglia di Tapachula: nonni, figli, nipoti. I nonni celebravano 50 anni di matrimonio. “Dopo 50 anni– li ha indicati Bergoglio – continuano a volersi bene. Chissà quanta pazienza, ci è voluta. Gli sposi non devono mai andare a dormire senza aver fatto la pace, perché poi ci si sveglia in guerra. Una guerra fredda. E la guerra fredda è molto pericolosa per la famiglia.Quanto perdono ci vuole. Ma l’amore vero è così. E i figli lo hanno imparato e, a loro volta, stanno insieme da 25 anni”.

Un altro momento emozionante si è verificato quando un bambino malato è stato letteralmente «issato» con la sua sedia a rotelle sul palco del Papa nello Stadio: Francesco lo ha accarezzato più volte.

«Oggi – ha poi osservato il Papa – si crede che la famiglia sia un modello ormai superato e incapace di trovare posto all’interno delle nostre società che, sotto il pretesto della modernità, sempre più favoriscono un sistema basato sul modello dell’isolamento». Il Pontefice è tornato a parlare di «colonizzazione ideologica» ai danni della famiglia.

Citando ancora Manuel, Francesco ha ricordato i tanti adolescenti che vivono «senza slancio». Un atteggiamento che nasce dal fatto che si sentono soli (“Parlate, giocate con i vostri figli, non siate sempre troppo occupati per loro”, ha esortato il Papa).

Sullo stesso punto – la solitudine – ha insistito anche la testimonianza di Beatriz, ricordata pure lei dal pontefice (“Sei stata coraggiosa, grazie”). Beatriz aveva osservato: “La lotta è sempre stata difficile per la precarietà, l’incertezza e la solitudine”.

«La precarietà, la scarsità, molto spesso il non avere neppure il minimo indispensabile può farci disperare, – ha sottolineato Francesco – può farci sentire una forte ansia perché non sappiamo come fare per andare avanti e ancora di più quando abbiamo dei figli a carico. La precarietà, non solo minaccia la stomaco (e questo è già molto), ma può minacciare perfino l’anima, ci può demotivare, toglierci forza e tentarci con strade o alternative di apparente soluzione ma che alla fine non risolvono nulla». «C’è una precarietà – ha scandito – che può essere molto pericolosa, che può insinuarsi in noi senza che ce ne accorgiamo, ed è la precarietà che nasce dalla solitudine e dall’isolamento. E l’isolamento è sempre un cattivo consigliere».

La solitudine, dunque, è la grande tentazione. Un atteggiamento, aggiunge il papa che come la tarma, ci «inaridisce l’anima».Ma allora come si combattono questa precarietà e questo isolamento che ci rendono vulnerabili a tante «apparenti soluzioni»? Ci sono due modi. «Uno –spiega il papa – è attraverso leggi che proteggano e garantiscano il minimo necessario affinché ogni famiglia e ogni persona possa crescere attraverso lo studio e un lavoro dignitoso». L’altro, è l’impegno personale. Francesco riprende le testimonianze di Humberto e Claudia «quando ci hanno detto che stavano cercando di trasmetterci l’amore di Dio che avevano sperimentato nel servizio e nell’assistenza agli altri». E conclude: «Leggi e impegno personale sono un buon abbinamento per spezzare la spirale della precarietà».

Quindi Francesco termina il suo incontro con una preghiera: «Voi, cari messicani, avete un “di più”, correte avvantaggiati. Avete la Madre, la Madonna di Guadalupe che ha voluto visitare queste terre, e questo ci dà la certezza che, attraverso la sua intercessione, questo sogno chiamato famiglia non sarà sconfitto dall’insicurezza e dalla solitudine».

A conclusione dell’evento Francesco ha chiesto agli oltre 40 mila presenti di rinnovare ciascuno in cuor suo le sue promesse matrimoniali. Ai fidanzati ha detto: “Chiedete la grazia di una famiglia fedele”. Infine il Papa ha invitato tutti a non dimenticare San Giuseppe, custode fedele e silenzioso della famiglia.

 

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