I Vangeli sono chiari circa le difficoltà affrontate da Gesù, anche con i suoi discepoli, per far accettare ai suoi contemporanei l’idea di un messianesimo spirituale il cui compimento sarebbe passato non per un trionfo politico, ma per un abisso di sofferenza che preludeva alla nascita di un mondo nuovo, quello della resurrezione.
3. È l’unico uomo riguardo al quale i testimoni affermano che Dio gli fece superare la morte risuscitandolo.
Il disegno della figura di Gesù termina con una caratteristica assolutamente unica: la testimonianza della sua resurrezione tra i morti. Non c’è alcun altro uomo nella storia del quale si affermi seriamente una cosa del genere.
E la natura e il contesto di queste testimonianze sono tali che l’unica spiegazione plausibile della comparsa e del successo di un’affermazione tale è che il suo oggetto sia reale, ovvero l’evento reale – e in questo senso pienamente storico – della resurrezione.
Una testimonianza di massa e universale
La testimonianza del Nuovo Testamento che si riferisce alla resurrezione di Gesù è di massa e universale.
I quattro Vangeli sono volti alla luce della fede pasquale e non si possono comprendere senza questa luce. Quanto al libro degli Atti degli Apostoli, è tutto dedicato all’annuncio della morte e della resurrezione di Gesù.
E lo stesso accade a San Paolo, le cui lettere sono tutte guidate dalla fede nella resurrezione. La resurrezione è anche fondamentale nelle epistole cattoliche (di Giacomo, Pietro, Giovanni e Giuda), e soprattutto nell’Apocalisse, che culmina con la contemplazione dell’Agnello pasquale, immolato e risorto.
Con la sua resurrezione, Gesù è stato riabilitato, glorificato, e ha raggiunto la sua piena statura umana. E hanno dato e danno testimonianza di Lui milioni di persone in tutto il mondo, anche con la propria vita.
4. Con la sua resurrezione, Gesù annuncia la nostra resurrezione. Ci promette la vita eterna, ed è l’unico a farlo.
Risuscitando Gesù consegnato al potere della morte con il rango dei peccatori, Dio inaugura in Lui un’umanità nuova e un mondo nuovo che ha attraversato il doppio abisso della morte e del peccato.
La Pasqua è quindi per la fede cristiana il principio che la Scrittura definisce “cieli nuovi e terra nuova”, e Cristo risorto appare come il primogenito tra i morti.
In quanto tale, Gesù promette all’umanità che lo seguirà nella gloria di una vita nuova. L’essere umano non è chiamato solo a “sopravvivere” nella sua anima immortale.
Anche i nostri corpi saranno ricreati per la vita eterna in un mondo trasfigurato.
Nessuna filosofia, nessuna religione ha osato sperare questo destino di gloria per l’essere umano. Il grande merito della fede cristiana è il fatto che osa prometterci una speranza di questo tipo, avendo buone ragioni per farlo e basandosi su un evento storico.
Non si tratta di “oppio per il popolo”, come avrebbe detto Marx, ma di una realtà prospettata nel contesto della storia umana.
*monsignor André-Joseph Léonard è arcivescovo di Malinex-Bruxelles (Belgio)
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]