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Beni, piaceri, potere: così ci attira il demonio

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© jccalvo / Flickr / CC

padre Carlos Padilla - pubblicato il 15/02/16

La risposta di fronte alla tentazione è sempre l'umiltà

La prima domenica di Quaresima inizia nel deserto: “In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati ebbe fame”.

Il deserto è il luogo in cui ciascuno tocca i suoi limiti e anche le sue fonti. Gesù torna dal Giordano con la forza dello Spirito nell’anima e va nel deserto. Ha ricevuto la voce dall’alto che gli dice che è il Figlio amato e va nel deserto. Suo Padre gli ha detto chi è nel più profondo della sua anima, gli ha rivelato la sua vocazione personale. Il suo nome. Ora va per quaranta giorni a spogliarsi di tutto per toccare il più profondo della sua verità. Adoro questa immagine.

Gesù ha avuto bisogno di prendersi un periodo per pregare, per stare da solo con il Padre, per abbeverarsi al pozzo prima di essere fonte per tutti. Non era solo. È stato portato dallo Spirito. Questo mi dà pace perché sarà lo stesso con me.

Ha sentito fame. E sicuramente ha sentito anche la solitudine e l’inquietudine. La gioia di aver scoperto la propria missione. Avrà avuto delle domande nel suo cuore umano. Ma si fidava.

Sarà stato un momento per dire “sì” a quell’inizio di cammino, all’essere pellegrino tra gli uomini e lasciare la casa di Nazareth. Saranno stati giorni per tornare a rinnovarsi nella sua vocazione di donazione, di essere tutto per tutti.

Le radici della sua vita passano per Nazareth e per quell’esperienza di deserto di quaranta giorni.

Oggi il Vangelo ci parla delle tentazioni. Il demonio tenta Gesù. Lo Spirito lo porta nel deserto, dove Gesù viene tentato. È stato tentato nell’austerità di una vita in preghiera.

Lì il demonio entra nella sua vita e lo tenta nella sua indigenza, quando si sa figlio, bambino nelle mani di Dio. È curioso. Il luogo in cui apparentemente avrebbero dovuto esserci meno tentazioni è quello in cui Gesù vive con più forza la tentazione.

Padre Pio diceva circa le tentazioni che “l’essere tentato è segno che l’anima è bene accetta al Signore”. Quando siamo tentati dobbiamo sentirci prediletti di Dio.

Dicono che quanto più ci ritiriamo nella preghiera e nella solitudine più il demonio ci tenta. Lì dove dovremmo essere più forti per condurre una vita di digiuno e preghiera, proprio lì ascoltiamo con maggior chiarezza la voce del demonio.

Il demonio aspetta sempre un’occasione per tentarci. Quando siamo più vulnerabili alla sua azione? Agisce con ciascuno in modo diverso. Ci tenta lì dove siamo più fragili, dove siamo più feriti.

Nel film “L’avvocato del diavolo”, il diavolo dice di aver alimentato tutte le sensazioni che l’uomo ha voluto sperimentare. “Mi sono sempre occupato di ciò che voleva. E non l’ho mai giudicato, perché? Perché non l’ho mai respinto, nonostante tutte le sue imperfezioni”.

Il demonio prende i nostri desideri e ci dà la possibilità di realizzarli rapidamente. Ci fa credere che quando otterremo tutto ciò che desideriamo saremo più felici. Ci adula. Non ci rifiuta nulla. Ci esorta ad essere come Dio. Ci fa pensare che tutto accada grazie a noi. Ci tenta alla vanità.

Quali sono le mie più grandi tentazioni? Dove sono tentato con maggior frequenza? Ciascuno conosce le proprie tentazioni.

A volte mi tenta con l’attrazione dei beni. Con quei progetti che sogno e desidero. Con l’anelito ad avere sempre di più. Dove pongo il limite? Gesù mi chiede di domandarmi se vivo con libertà tutto ciò che possiedo.

Mi tenta con il mio desiderio di piacere. Di soddisfare ciò che desidero. In altre occasioni con la gioia che ci dà il fatto di avere il potere.

A volte non è facile discernere se quello che mi tenta viene o meno da Dio. Gesù è stato tentato, ha vinto e ci ha mostrato che essere tentati fa parte della nostra vita. So che ci sono tentazioni. Ma so anche che posso essere fedele. A volte cadrò. Chiederò perdono e ricomincerò.

Posso sempre ricominciare. Dalle ceneri. A volte le tentazioni saranno sottili. Mi costerà sapere da dove vengono. Ma Dio andrà sempre con me. Egli compie con me una storia santa, e in questa conto sulla tentazione del demonio e sulla forza di Dio.

Papa Francesco dice che “Cristo sa quanto siamo fragili e peccatori, conosce la debolezza del nostro cuore; lo vede ferito dal male che abbiamo commesso e subìto; sa quanto bisogno abbiamo di perdono, sa che ci occorre sentirci amati per compiere il bene”.

Mi rendo conto delle tentazioni dalle quali in genere mi faccio trascinare. Il potere è così tentatore che mi riempie di orgoglio. Mi concentro su me stesso.

La risposta di fronte alla tentazione è sempre l’umiltà. So di essere sostenuto da Dio in mezzo al deserto. Nel deserto dello Spirito il mio cuore lavora. Lì sono provato e tentato. Lì mi rendo più docile al volere di Dio. Più bambino. Gesù mi salva nella tentazione, mi toglie dal deserto. Se confido in Lui. Non sono deluso se confido nell’amore di Dio e mi abbandono.

Gesù ci mostra oggi che il suo amore è più forte della magia. Il diavolo lo tenta con i miracoli, con le cose che più gli appartengono: “Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane (…). Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo (…) Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano”.

Lo tenta con il potere di essere Dio. E non creatura. Lo tenta nel deserto come Pietro in seguito lo tenterà quando gli dirà che non deve morire.

Anche noi tentiamo così Dio. Gli diciamo: “Se sei Dio, fai questo a mia misura. E fallo ora. Nei miei termini, nel modo che ti dico. E se non lo fai, non sei Dio e smetto di crederti”.

In realtà non conosco Dio. Non è vero che spesso questa è la nostra preghiera? Gli chiedo di fare qualcosa perché è Dio e può farlo. E se non lo fa è perché non mi ama, o perché non è Dio. La stessa tentazione del ladrone cattivo sulla croce: “Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!

Molte volte siamo come quel cattivo ladrone, o diciamo a Dio quello che il diavolo dice oggi a Gesù. Che se è Figlio di Dio deve far sì che i suoi progetti siano i miei. Che si compia ciò che io desidero.

In realtà, quello che gli chiedo è di essere come Dio e di riuscire a far sì che Dio sia mio servo. Divento il centro dell’universo. Sono io a guidare la mia vita, non lo Spirito. Sono io a dire a Dio cosa deve fare per rendermi felice. Io lo so meglio di tutti.

Questa è la lotta reale nel deserto. Anche quella di Gesù. Gesù è il Figlio obbediente. Il Figlio amato che si dona e non pretende di essere di più del Padre. Gesù decifra ogni giorno nell’intimità con suo Padre la sua volontà.

Lo dirà nel Getsemani tre anni dopo: “Non la mia ma la tua volontà si compia”. Mi commuove vedere questo amore tanto profondo di Gesù per il Padre. Questo amore di Gesù per gli uomini condividendo con loro questo modo di camminare tanto umano.

Condivide la mia ricerca, l’andare sulle tracce di Dio, amando, senza sapere tutto. Ogni giorno un passo. Nel deserto, Gesù rimette suo Padre al centro.

Questa scena è impressionante. Nel Giordano il Padre gli ha parlato dicendo che era il suo Figlio amato, il suo prediletto. Oggi Gesù, nel deserto, ripete che Dio è il suo Padre amato e che Egli è il figlio obbediente.

Vorrei imparare da Gesù il suo silenzio, la sua docilità, il suo modo di andare a ciò che è vero. Vorrei sapermi mettere al servizio di mio Padre come fa Lui. E Lui, che è Dio, soffre la fame e la accetta. Egli, che è Dio, vive la solitudine e l’accetta.

Egli, che è Dio, vive il chiaroscuro di camminare sulla terra, e lo abbraccia. Tocca l’impotenza dell’uomo e per amore la vive a fondo. Non c’è amore più grande. Voglio vivere come Lui. Senza magia, senza poteri speciali. Nel lago e nel cammino, nel deserto e nella barca, sulla croce e sul Tabor.

Gesù è sempre il Figlio. Non cambia in funzione delle circostanze. Perché la sua vita è fondata sulla roccia. Perché ha detto “sì” al progetto di Dio quei giorni nel deserto.

Oggi voglio rinnovare il mio “sì” a Lui. Solo a Lui. A ciò che sono. Alla mia storia. Al mio deserto e ai monti. Alla mia fame, alla mia solitudine, alla mia paura, alla mia necessità di miracoli. Ai miei ideali.

Penso che le stelle non si vedano mai tanto chiaramente quanto nel deserto. Ogni notte, Gesù le avrà viste. E avrà riposato in suo Padre. Lì era il suo riposo, la sua forza. Voglio stare con Gesù nel deserto e lasciare che mi conduca nei miei momenti di siccità e di interrogativi.

Penso che il deserto sia un momento per scegliere con profonda libertà. Per optare per quello che mi rende più vero, più autentico, più di Dio. Un periodo per soffermarmi e tornare a guardare la mia vita, e scegliere di nuovo Dio.

Gesù ha scelto. Ha scelto tre volte, ha scelto mille volte di essere figlio. E ha mantenuto quella scelta per tutta la vita, fino alla croce. E io? Cosa scelgo nel mio deserto?

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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