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Una croce calpestata e recuperata, che ora viaggia sempre con me

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Maria Johnson

Maria Morera Johnson - pubblicato il 12/02/16

Questa croce mi è stata data, e la userò in questo periodo

Nel trambusto della fine delle lezioni al liceo locale, un riflesso argentato sul marciapiedi bagnato ha attirato la mia attenzione. Ho visto che era stato preso a calci dagli allievi del primo anno che correvano verso gli autobus nella pioggia. Era bagnato. Era freddo. Non era compito mio raccogliere la spazzatura.

L’ho superato prima di rendermi conto che era una croce calpestata. Quel pensiero mi ha fermato. Sono tornata indietro per prenderla, tenendola in mano mentre cercavo di evitare di essere schiacciata dalla piccola folla di adolescenti dietro di me.

La mia missione di recupero è stata rapida.

Porto questa croce con me da quando l’ho trovata la scorsa settimana. Il fatto che tutto questo sia accaduto alla vigilia della Quaresima mi spinge a considerare la cosa in modo un po’ più profondo.

Sono piena di domande su questa croce, perché sono consapevole di quello che è. Non mi brucia in tasca, ma sento la sua presenza. Quell’oggetto pesante coloro argento con un rivestimento dorato ha sostanza. In altre parole, so che è lì. Tutto il tempo. Non posso – non voglio – rimuoverla, e quindi ora porto una croce accanto alle chiavi.

Non è che non porti già una croce o due nella mia vita. A volte me ne posso dimenticare e riesco a prendermi una pausa dal loro peso emotivo. Forse non dovrei. Ma questa piccola croce di metallo mi rende nota la sua presenza, e quindi compio uno sforzo per discernere il suo messaggio.

In questa Quaresima devo essere Simone di Cirene? Riluttante ma costretto a portare la croce di Cristo? Mi viene chiesto di portare un peso?

Sono riluttante – lenta a rispondere alla chiamata di Dio. In alcuni giorni la mia risposta è più rapida che in altri. Apprezzo gli esercizi che mi aiutano a rafforzare la mia debole determinazione.

Mi è stata data questa croce, e la userò in questo periodo – per aiutarmi a crescere, ovunque mi conduca.

Ho cercato qualche informazione su Simone di Cirene. Il suo nome significa “prestare orecchio” o “ascoltare”.

Penso di capire. Parlo sempre – una deformazione professionale per un’insegnante. Se parlo sempre, non ascolto.

E allora ascolterò. È una sfida per me, ma il mio cuore, Signore, è pronto. Cosa mi sta dicendo Gesù con questa croce?

Voglio trascorrere più tempo in preghiera – meno richieste, più attenzione.

Voglio digiunare di più – dal cibo, ma anche da altre distrazioni.

Voglio ascoltare la Parola di Dio nella Scrittura.

Come Simone di Cirene ha portato la croce di Cristo, voglio concentrarmi su questa piccola croce, prima caduta, poi presa a calci, ora recuperata, forse per recuperare me. Un piccolo peso nella mia tasca, pieno di mistero.

Maria Morera Johnson (@bego) insegna al Georgia Piedmont Technical College. Il suo libro My Badass Book of Saints: Courageous Women Who Showed Me How to Live uscirà a novembre. Si può consultare il suo blog e seguirla su Facebook.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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santi e beati
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