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Quando Cristo è invitato al Superbowl

Detroit Lions v Carolina Panthers

© Scott Cunningham/Getty Images

Arthur Herlin - pubblicato il 12/02/16

Questi giocatori di Football si sono inginocchiati in mezzo allo stadio e hanno pregato davanti a decine di migliaia di persone

Potete immaginare i più grandi calciatori del Paris Saint-Germain inginocchiarsi prima di giocare la finale della Coupe de la Ligue? Potreste sorridere all’idea, ma è esattamente quello che è successo negli Stati Uniti durante il più grande raduno di football americano dell’anno: il Super Bowl.

Partita o meno, la squadra dei Carolina Panthers non si perderebbe per nulla al mondo la sua messa domenicale! Dopo aver celebrato l’eucaristia in albergo, tutta la squadra, accompagnata dal suo cappellano, si è incontrata per pregare in campo. Una scena incredibile, che contrasta con il ritmo frenetico che di solito caratterizza l’incontro, con gli spettacoli musicali e con tutto il resto.

Una squadra mossa dalla fede

Questa è una caratteristica della squadra, già conosciuta per essere rifugio di ferventi cattolici. Il leader della difesa, Luke Kuechly, ha trascorso l’infanzia in una scuola elementare cattolica per poi frequentare un liceo dei gesuiti. “Penso che si imparino molte cose crescendo in un ambiente del genere. La più grande lezione per me è stata senza dubbio saper trattare le persone in modo corretto “, ha espresso al Catholic News Service.

Un altro giocatore, anche lui cattolico, è Greg Olsen, capitano della squadra e tight end. È stato lui ad organizzare una messa poco prima dell’inizio della partita, che non è celebrata da un qualsiasi sacerdote. Solo l’umile padre Joe ha potuto svolgere questo ruolo.

Pieno di gratitudine e gioia

Accompagnatore della squadra dall’ingresso nel campionato NFL (National Football League) nel 1995, il sacerdote di origine irlandese Joe Mulligan è diventato il suo cappellano nel 2013. Da allora prega per ciascuno dei giocatori e per le loro famiglie, che accompagna spiritualmente. Celebra anche le messe di ogni partita che si gioca in casa. Tuttavia non era preparato ad accompagnarli al Super Bowl e a benedirli prima di una partita giocata davanti a decine di migliaia di persone. “Per fortuna ero seduto quando mi hanno chiamato. Di solito ho molto da dire, ma in quel momento ero come muto. Mi è venuto il respiro corto, ma ero pieno di gratitudine e gioia per il fatto che abbiano pensato a me per accompagnare la squadra”, ha raccontato al giornale Catholic News Herald.

Superare i limiti

Per prepararli mentalmente alla partita nel migliore dei modi, padre Joe ha deciso di seguire alla lettera la liturgia cattolica. “Ho letto loro la liturgia del giorno. Voglio che si sentano in sintonia con la Chiesa”, ha detto. E così, pochi minuti prima dell’incontro, le pantere si sono riunite per ascoltare la sua omelia, basata sul Vangelo secondo San Luca (5:1-11): “Come ha detto ai suoi apostoli, Gesù chiede di gettare più oltre le vostre reti. Un immagine del superare i limiti”, ha spiegato il cappellano. “Che sia nella vita o nel Super Bowl, o nel seguire Cristo, i Panthers tenderanno sempre a superare i propri limiti!”

Valori perfettamente rappresentati dal linebacker Thomas David, che ha disputato la finale dopo essersi rotto il braccio soltanto due settimane prima, durante la vittoria della sua squadra contro gli Arizona Cardinals. I medici gli hanno messo 11 viti per rinforzare il braccio, permettendo al giocatore di disputare l’ultimo incontro. Nonostante l’impressionante cicatrice (attenzione, astenersi anime sensibili), David ha resistito fino alla fine della partita realizzando sette magnifici placcaggi… scusatemi, sette amabili correzioni fraterne.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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