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Sesso con il partner? Ama e fa’ ciò che vuoi

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Aleteia - pubblicato il 11/02/16

Ma attenzione nel fidanzamento: gli esseri umani non si possono “provare” come si fa con una macchina

di François-Marie d’Hermon

Nel corso del loro fidanzamento, i futuri coniugi cristiani sono invitati a sfruttare la propria promessa di trasformarsi in sacramento reciproco alla presenza di Cristo.

Una volta sposati, potranno inscrivere intimamente la propria vita nella comunione dell’amore divino, e poi, in modo più specifico, condurlo verso la propria vocazione.

In questo contesto, la coppia fidanzata deve imparare quanto prima a non vivere in base al regime di una legge, ma in base al regime della grazia.

Sotto il governo della grazia non esiste altra legge che quella dell’amore, che è una legge di libertà totale, secondo quanto raccomanda Sant’Agostino: “Ama e fa’ ciò che vuoi”.

Per questo, possiamo dire che nel nuovo sistema che sperimentano da ora come futuri sposi i fidanzati smettono di dipendere nel loro rapporto da qualsiasi lista di cose permesse o proibite, di cose che possono o non possono fare.

Per un discepolo di Gesù Cristo, “questo è il mio corpo” significa la donazione totale della propria vita

E allora durante il periodo di fidanzamento prematrimoniale tutto è permesso? Sì… ma no. Quando San Paolo parla della legge morale, dice: “Tutto mi è permesso, sì ma non tutto è conveniente”.

Il “conveniente” indica ciò che è edificante, in tutti i sensi: costruzione, elevazione e santificazione.

Applicata agli sposi promessi, la frase di San Paolo dice che certi comportamenti dei fidanzati possono ostacolare il compito di costruire, elevare e santificare il loro rapporto d’amore, in vista del sacramento del matrimonio del quale vogliono essere ministri e sudditi.

Queste attività “non edificanti” sono, in primo luogo, tutte quelle che sono e saranno sempre incompatibili con l’amore coniugale, quelle ispirate dalla frivolezza, dalla vanità, dall’egoismo, dalla possessività, dalla brutalità, dalla grossolanità, dalla collera, ecc.

Ci sono poi le attività che sono senza dubbio meravigliosamente costruttive per il rapporto coniugale, ma non risultano edificanti durante il fidanzamento perché sono premature. Si tratta principalmente degli atti sessuali.

Se realizzati prima del matrimonio, questi atti separano ciò che Dio ha unito.

Per la nostra felicità, il nostro Padre Dio ha coniugato le due più grandi prove d’amore che un uomo e una donna sono capaci di offrirsi a vicenda: l’unione sessuale e l’impegno pubblico, totale, esclusivo e definitivo di dare la propria vita alla persona scelta dal cuore.

Gesù ha riunito queste due enormi prove d’amore per la nostra salvezza, e ne ha fatto l’icona della sua unione con la Chiesa.

È per questo che il grande mistero d’amore dei coniugi partecipa alla realizzazione del mistero dell’Incarnazione.

Non è quindi un caso che nostro Signore abbia voluto realizzare il primo segno della sua missione in occasione di un matrimonio, a Cana di Galilea. L’acqua dell’amore dei fidanzati si impegna a trasformarsi in vino divino. In questo modo, la grazia del sacramento del matrimonio non fa altro che “elevare l’amore umano in amore divino” (Concilio Vaticano II).

La castità eleva e santifica i rapporti sessuali

La guida per usare bene i rapporti sessuali secondo la volontà di Dio riceve il nome di castità.

Nel contesto del matrimonio cristiano, la castità non è una virtù che obbliga a respingere, sminuire o limitare i rapporti sessuali, tutto il contrario!

La castità è una virtù per la quale i coniugi sono perseveranti nell’opera di elevare e santificare i loro rapporti, includendo il sesso, orientandoli verso una realizzazione piena dell’amore, secondo la determinazione di Dio.

Dio ha visto tutto ciò che ha fatto, che era molto buono. Sotto la forma di un unico essere e in modo tale che la volontà di Dio Padre venga fatta sia in terra che in cielo, gli sposi cristiani hanno il privilegio ineffabile di poter vivere il proprio abbraccio amoroso nella gloria di Dio.

Questo conferisce ai loro rapporti sessuali una qualità sublime che neanche i più audaci tra i fornicatori edonisti potrebbero se non presagire nella loro ricerca frenetica, sempre più insaziabile, del piacere per il piacere.

Per inscrivere il loro progetto di vita comune nella realizzazione della volontà del Padre, le coppie di fidanzati devono anche inscrivere i propri rapporti nella pratica della castità.

Prima del matrimonio, tuttavia, la pratica di questa virtù implica un’autentica rinuncia: l’astenersi da ogni rapporto sessuale, perché i fidanzati possano elevare e santificare i propri rapporti.

Si tratta allora di un momento di ascesi, per costruire un rapporto casto che culminerà meravigliosamente durante la consumazione del loro matrimonio.

Dio è amore e non c’è che un unico amore, quello che proviene da Dio

Aspettare la notte delle nozze per rendere omaggio alla verginità degli sposi, reciprocamente scelti dal cuore, è il regalo più bello che si possa offrire.

È anche un chiaro segno di dono esclusivo e definitivo, che ciascuno fa dal più profondo del suo essere.

Innanzitutto, però, è il più puro e bello atto di fede nel loro amore che i neosposi potrebbero fare. Non c’è infatti prova di fede più grande nell’amore che voler scrivere la propria storia d’amore in base al compimento del desiderio di Dio.

Dio è amore, e non c’è che un unico amore, quello che proviene da Lui.

In base a questa prospettiva, anche le coppie che hanno già condiviso la propria intimità prima di optare per il matrimonio cristiano sono invitate a porre il proprio rapporto sotto il segno della castità e a rinunciare a ogni rapporto sessuale durante il periodo di preparazione al matrimonio.

Se già vivono insieme, verranno invitate a una convivenza come tra fratello e sorella fino al giorno delle nozze.

Come abbiamo visto, gli sposi promessi si inseriscono in un contesto contrario all’idea che sia necessario un periodo di “quasi matrimonio”, un periodo di prova, senza essere del tutto consumato ma durante il quale la domanda più grande sarebbe quella sul fatto di sapere se possono arrivare più lontano con il loro progetto.

È certo che gli sposi promessi potrebbero acquisire la certezza che tutto va bene con lui/lei, che vogliono davvero organizzare la loro vita facendo combaciare l’“amore” con il “per sempre”, smettendo di pensare in termini di “io” per iniziare a farlo in termini di “noi”.

Non si possono comunque trovare le risposte a queste domande simulando una vita più o meno matrimoniale. Quante coppie abbiamo visto che vivono come nel matrimonio per anni e finiscono per separarsi poco tempo dopo essersi sposate sul serio?

Gli esseri umani non si possono “provare” come si fa con una macchina prima di comprarla. La questione essenziale del matrimonio cristiano non è questa.

Prima di impegnarsi definitivamente e di consacrare la propria vita a Dio consacrandosi l’uno all’altro, quindi, è bene che i fidanzati si diano un tempo di preparazione ascetica, un tempo simile al ritiro che Cristo ha fatto nel deserto prima di iniziare la propria vita pubblica.

Come Gesù nel deserto ha preparato la sua missione terrena privandosi del cibo anche quando la sua missione doveva giungere alla sua pienezza nel corso di una cena, i futuri sposi, durante il loro fidanzamento prematrimoniale, si preparano alla loro missione personale privandosi di qualsiasi consumazione sessuale anche quando la loro missione troverà piena realizzazione nell’unione sessuale, che significherà l’indissolubilità dell’unione del loro corpo, della loro anima e del loro spirito.

E allora quali sono le carezze permesse durante il fidanzamento?”

Quando Gesù si è ritirato nel deserto, la questione non era conoscere la quantità di caviale che poteva mangiare senza contravvenire al suo digiuno! Allo stesso modo, è del tutto irrilevante chiedersi a che punto esatto gli sposi promessi saranno arrivati troppo in là nelle loro carezze sessuali.

In realtà, il fidanzamento serve per gettare le basi di un impegno irrevocabile della stessa natura di una consacrazione religiosa, oltre alla specificità sacramentale. E, già lo abbiamo visto, questo si può ottenere solo in un “deserto” in termini di esperienze sessuali.

Durante questo periodo di ritiro “nel deserto” sul piano sessuale, in questo periodo in cui i fidanzati insieme, uno per l’altro e uno con l’altro, vogliono prepararsi al matrimonio nella castità, è conveniente che non sopravvalutino le proprie forze: lo spirito è forte, ma la carne è debole.

Gli sposi promessi si amano come non hanno mai amato nessuno, e le loro emozioni possono schiacciarli come un’onda che neanche la risoluzione più determinata potrà contenere.

È quando le acque si calmano che devono diventare forti, quando hanno ancora il controllo totale di sé.

Per questo, la castità perfetta durante il fidanzamento richiede che il delicato velo di un saldo pudore impedisca l’accesso a qualsiasi stimolazione delle zone genitali.

Questo non proibisce le dimostrazioni di vera tenerezza, i dolci baci e gli abbracci casti, ma le carezze restano escluse dal momento in cui si inizia a dubitare che siano o meno permesse durante il fidanzamento.

A dire la verità, il fidanzamento cristiano è per molti versi simile a una battaglia spirituale.

Le armi migliori per uscirne vincitori sono proprio le virtù che faranno sì che il matrimonio abbia successo: autocontrollo, pudore, purezza di cuore, ma anche dolcezza, delicatezza dei sentimenti, tenerezza dei gesti, tutto intorno alla preghiera in comune di un solo cuore e di un’anima sola.

Nel punto massimo di questo combattimento spirituale, la vita amorosa dei fidanzati avrà come fonte e culmine l’Eucaristia, il sacramento dell’unità nell’amore, che rivelerà loro cosa fare con quello che dice il loro corpo.

In questo modo, il periodo di preparazione al matrimonio sarà stato per i fidanzati un autentico periodo di edificazione, un periodo in cui avranno costruito sulla roccia il loro matrimonio: “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia” (Mt 7, 25).

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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