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Spiritualità
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10 consigli per sentire la presenza di Dio nella preghiera

Praying with a rosary © Ruggiero Scardigno / Shutterstock – it

© Ruggiero Scardigno / Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 10/02/16

Non riesci a sentire Dio mentre preghi? Le potenti testimonianze di chi ci è passato ti daranno la forza per superare questo problema

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un post chiedendo di incoraggiare e dare consigli a una persona che stava attraversando questa esperienza spirituale. Come avrete notato, la risposta è stata travolgente! Ci sono stati più di 200 commenti! È una gioia aver visto tanta partecipazione, grazie! Abbiamo ricevuto tantissimi messaggi e abbiamo dovuto fare un grande lavoro di selezione. Erano tutti molto profondi ed edificante, confessiamo che la decisione è stata difficile!

Questo è il testo che abbiamo ricevuto:

Da un paio di mesi vado davanti a Dio e il mio cuore tace. Non mi vengono le parole e il mio cuore non può raccogliere le forze per dire una preghiera. Posso recitare il Padre Nostro, o un Ave Maria, ma non riesco a pregare, mi capisci? So che probabilmente non si capisce, perché è la prima volta che mi succede. Io stesso non avrei capito questa situazione qualche anno fa, quando la preghiera mi sembrava fosse l’esperienza umana per eccellenza e ogni parola saliva al cospetto di Dio come il fumo prodotto dalle offerte di Abele. Non avevo mai sperimentato prima, con questa forza, il fatto che la preghiera è veramente un dono che riceviamo e non una conquista personale. Cosa ho fatto per perderlo improvvisamente? Rivedendo il mio modo di vivere negli ultimi anni non sono in grado di identificare un momento o un atto grave che abbiano avuto questo effetto negativo. Ma è davvero negativo questo periodo della mia vita spirituale? Senza dubbio questo periodo mi fa soffrire profondamente. Ma non potrebbe non essere una crisi che Dio permette per trasformare il mio rapporto con lui? È un atto di amore divino strappare la grazia della preghiera per insegnarci una lezione? O è semplicemente, come ripete il mondo, che sto crescendo e che la fantasia spirituale lascia il posto al realismo tragico della ragione? Qualcuno mi aiuti, per favore.

Queste sono le 10 risposte che abbiamo selezionato. Grazie mille a chiunque abbia partecipato, che Dio vi benedica!


1. Se Lui ha sofferto la solitudine per te, ora tu puoi soffrirla per Lui

Che cosa temi? Non avere paura. Dio si è fatto piccolo ed è lì, con te, mentre preghi. Non dimenticarlo mai. Forse non lo “senti” in questo momento, ma Dio è lì. Non dimenticare mai che Dio è infinitamente buono e amorevole e che è il diretto interessato nel tuo rapporto con Lui. Non penso sia “normale” il provare aridità nella preghiera, ma è possibile che Dio lo permetta anche alla persone più santa. La stessa Madre Teresa ha attraversato questa sofferenza per molti anni.

Un po’ comprendo ciò che si prova nel pregare continuamente e non avere quel “non so”, quell’esperienza di “sublime”, in cui sembra di unirsi a Dio in un abbraccio. Tuttavia dobbiamo imparare a dare alla nostra sofferenza un significato spirituale. Potrebbe essere che Dio stia permettendo questa dolorosa sensazione di abbandono, in modo da provare un po’ di quella solitudine che Lui ha sofferto sulla croce?

È curioso, ma a volte ci dimentichiamo che Cristo, essendo Dio, ha sperimentato l’abbandono dei suoi amici nel momento in cui aveva maggiormente bisogno della loro vicinanza. Se Lui ha sofferto la solitudine per te, guardalo come un atto di amore, il fatto che ora è possibile soffrire per Lui. Certo, è poco piacevole, però Dio potrebbe dire lo stesso di noi! Ancora di più, potrebbe dire che siamo noi ad essere assenti. “Dove è Esteban? Continuo a cercarlo, ma viene a visitarmi solo per un breve periodo di tempo, per poi addirittura distrarsi mentre è con me”.

A volte abbiamo bisogno che Dio si manifesti, e non è un male. Già lo ha detto il Signore stesso: “Ebbene, io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto” (Luca 11: 9-10). Chiedi con insistenza, ma non imbrogliare te stesso se continui a sperimentare questa aridità nella preghiera. Vivilo come un tempo in cui Dio vuole mettere alla prova la tua pazienza. Ti assicuro, quando meno te lo aspetti potrai fonderti nuovamente nell’abbraccio di Dio attraverso la preghiera, e addirittura la tua fede crescerà oltre l’immaginabile.

Esteban Trujillo


2. Anche se sei triste, sei in grado di riconoscere che esiste un Dio e che tu desideri ardentemente di avere una relazione con Lui

Molte volte facciamo fatica a comprendere una cosa estremamente semplice: la nostra vita è piena di cambiamenti. Forse prima era più facile avere un profondo dialogo con Dio attraverso un’intensa attività quotidiana di preghiera. Forse ora potremmo aver bisogno di un diverso tipo di preghiera, perché qualcosa in noi è cambiato. Quando accettiamo il cambiamento capiamo meglio sia noi stessi che il nostro ambiente. E in cosa consiste questo cambiamento?

Può significare molte cose: che abbiamo perso la speranza per un determinato progetto, che per qualche ragione siamo caduti nella routine (non necessariamente significa che tutta la nostra vita lo sia, può esserlo anche solo uno dei molti aspetti della nostra vita quotidiana), che la gente intorno a noi sia finita con l’infettare anche noi con i loro pensieri, che esperienze e atteggiamenti – per vari motivi – sono mutati in qualcos’altro (alcuni ora hanno un altro modo di vedere il mondo, altri non ci sono più vicini come una volta), che siamo semplicemente più maturi, etc. Le possibilità sono infinite! Dio continua a essere lì, pronto ad ascoltarci.

Non penso che sia un periodo “negativo”, ma piuttosto uno positivo, perché anche quando sei triste sei in grado di riconoscere che c’è un Dio e che desideri ardentemente avere un relazione con Lui. A volte è necessario lasciare che “sentiamo” un po’ più Dio, se per molto tempo siamo stati abituati a “capirlo”. Non so se mi spiego. Ci sono cose che abbiamo ben chiare in mente: che la grazia di Dio non si esaurisce, o che la preghiera è un dialogo tra Dio e l’uomo, e così via. Potrebbe essere un tempo per capire di meno ed essere più toccati nel cuore. E se riesci a scoprire cosa sia cambiato, penso che sarà l’inizio di un nuovo periodo nel tuo rapporto con Dio.

Sofía Salazar


3. L’ubbidienza è la chiave di tutto

Sai? Non succede solo a te. Anche a me è successo. In un primo momento ho pensato che il mondo mi stesse consumando, che mi stesse rendendo spazzatura. Per giorni ho supplicato Dio, mi sono inginocchiato, gli ho chiesto di farmi vedere la luce perché le tenebre erano fitte e gli ho chiesto di non abbandonarmi a causa della mia sordità spirituale. E sai cosa? La sua risposta è stata semplice: “L’obbedienza è la chiave tutto“. Dio vuole la nostra obbedienza e questo è ciò che spesso manca. Noi crediamo che i nostri sacrifici possano compensare gli errori che facciamo, ma questo è sbagliato. Lui è lì al nostro fianco anche se non lo sentiamo. Lui ci parla ma, siccome siamo sordi e immersi nel rumore del mondo, non ascoltiamo il suo grido, che ci dice: “Eccomi qui, ti amo e ti benedico”.

Yackeline Gálvez Ramos

4. Sei in un altro livello di preghiera, in cui il Signore ti chiede di far tacere le labbra, di aprire il tuo cuore e di ascoltarlo

Non credo che tu abbia perso la capacità di pregare, anzi, penso che tu sia in un altro livello di preghiera. Il Signore ti chiede soltanto di far tacere le labbra, di aprire il tuo cuore e di ascoltarlo. È un tempo di “adorazione” dinanzi al Santissimo, dove sei con lui in una comunione di amore unica, personale e amorevole. È così che il Signore vuole che noi ci troviamo alla Sua presenza. Rivolgiti allo Spirito Santo e concentrati sull’adorazione, contemplalo, lasciati andare alla Sua dolcezza, dagli la tua vita, il tuo cuore… “senza parole”, e alla fine ti renderai conto che, al termine di questo meraviglioso tempo passato esclusivamente con Lui, non potrai immaginare quanto tempo tu abbia trascorso nel silenzio dell’amore.

Alice Rendón


5. La chiave è riconoscere la nostra miseria e abbandonarsi alla Misericordia infinita di Dio

È meraviglioso che Dio Nostro Signore ti abbia permesso di avere la “grazia” di sentire la Sua presenza in ogni preghiera; è una benedizione che non sempre, e non tutti, possiamo ottenere. Io non sono la persona giusta per guidare alcuno, dato che anche io sono in una lotta costante per fare ammenda di tante continue mancanze. È meraviglioso sentire un grande amore tanto grande per colui in cui tutti crediamo e che ha dato la sua vita per la nostra salvezza. E so bene che “perderlo” (apparentemente) è un grande dolore. Ricordate prima di tutto, come ha detto il nostro amato San Francesco di Sales, di “non perdere la pace”. Qualunque cosa accada, non perdere la pace. Metti la tua fiducia nella misericordia infinita del Signore, affidagli la tua miseria e dì: “Signore, io non posso, ma tu sì”. Dio spesso ci permette di attraversare il deserto delle prove e dell’amarezza, ma forse Cristo non ha avuto sofferenze, tra cui le tentazioni nel deserto? Forse Cristo non ha sentito la paura, il dolore e l’angoscia? Certo, ma lui ha messo la sua fiducia piena e completa nel Padre, senza riguardo. No, non è facile, ma almeno prova a farlo in Cristo, con l’aiuto della nostra Madre Santissima – la Mediatrice di tutte le grazie – e dì come San Pietro, con umiltà: “Signore, tu sai che ti amo”.

Il merito non è nell’essere santi da noi stessi, mai potremmo esserlo! Piuttosto il nostro merito è di riconoscere la nostra miseria e abbandonarci alla Misericordia infinita di Dio. Questo non è un qualcosa di negativo per la tua spiritualità, purché non rinneghi Gesù ma, al contrario, ti innamori ancora di più di Lui. Ricorda che il diavolo cerca di disturbarti e renderti infelice ma, restando saldo in Dio, ricordati che non si muove foglia che Dio non voglia. Ricordati che non è merito nostro amare Dio, perché Egli ci ha amati per primi. Abbandonati quindi a Lui, e chiedi la forza per diventare vincitore nel Suo nome. Non dimenticare i sacramenti della Riconciliazione e della Santa Comunione. E abbi fiducia, confida in Dio, e ricordati: Dio non ci invia alcuna prova senza darci prima gli strumenti per uscirne vittoriosi. Coraggio! E se ti può aiutare, ricordati che non sono io che parla, ma è lo Spirito Santo.

Maryaff Ichthus


6. Ammira Dio nel silenzio

La prima cosa che posso fare è congratularmi perché la tua preoccupazione per questa situazione dimostra un forte impegno a voler fare la volontà di Dio e a essere unito con Lui in stretta comunicazione, al punto di sentirti allarmato in questa fase del tuo cammino di fede. A questo proposito devo dirti che non si tratta di un periodo negativo della tua vita, e non è successo solo a te. Molti, nella cammino personale verso la Croce, ci sono passati. Posso citare un esempio di santità del nostro tempo, Madre Teresa di Calcutta. Dalle sue lettere possiamo conoscere la profonda crisi spirituale che ha attraversato, quanto ha sofferto nel provare il silenzio di Dio (che conosce il senso di abbandono). Similmente al nostro Signore sulla Croce, quando esclamò: “Mio Dio, perché mi hai abbandonato?” Ma né Nostro Signore né Madre Teresa (o uno qualsiasi dei molti santi nella storia della nostra Chiesa che hanno sperimentato l’aridità spirituale) sono finiti col fare un passo indietro. Al contrario, sono rimasti fermi e questo è l’esempio migliore per noi.

Non si tratta di cercare in Dio un modo di fare riconducibile ai nostri e pensare: “Se non lo sento, se è andato via, è perché ho fatto qualcosa di sbagliato”. Anche se il silenzio è certamente adatto ad intraprendere un auto valutazione, in questa fase della tua vita consiste in un invito ad ammirare Dio nella sua misteriosa grandezza, frutto del silenzio contemplativo. Allora sarà il silenzio a permetterti di riscoprire ciò che è sempre stato ovvio: che in mezzo alla sofferenza e al dubbio Gesù è la risposta, che sulla fede non si deve ragionare.

Coraggio! Questo non è il momento di essere triste, ma per ammirare Dio nel silenzio. Madre Teresa diceva: “Il frutto del silenzio è la preghiera”. Approfitta di questa fase per ammirare il mistero dell’Eucaristia e soprattutto per lasciare che Lui ti affascini e ti attiri di più a Lui.

Benedizioni.

Fabiola Andreina


7. Non avere paura e non essere triste. Molti dei grandi santi e dottori della Chiesa ci sono passati

Caro amico! Prima di tutto, grazie per la fiducia e la sincerità mostrata nei miei confronti. Coraggio! Non avere paura e non essere triste. Molti dei grandi santi e dottori della Chiesa sono passati in quello che abbiamo vissuto sia io che te. Cioè che Dio ci abbandona, che tace, che è assente o semplicemente che non vuole rispondere. E la domanda che ci si pone è: perché Dio mi tratta in questo modo? Ho fatto qualcosa per meritare questo?

Ti dico la verità, non ho la risposta alla tua domanda (che in alcuni casi mi sono posto anche io). Mentirei se dicessi il contrario. Però ti racconto un po’ di quello che so. Grandi personaggi sono passati attraverso la stessa “prova” che stai attraversando. San Pietro, San Paolo, San Giacomo Apostolo, anche Sant’Ignazio di Loyola, Santa Teresa d’Avila, Santa Faustina Kowalska e mille ancora. Forse San Giovanni della Croce può dire esattamente ciò che si prova, quando dice nel suo poema “La notte oscura dell’anima”: ‘Dove ti sei nascosto, oh Amato, lasciandomi nel dolore? Sei fuggito come il cervo dopo essere stato ferito; sono venuto per chiamarti, ma tu sei andato via’ (ti consiglio di leggerlo a fondo e di meditarlo). Sai, il profeta Geremia si chiedeva la stessa cosa che ti chiedi tu: non sarà Dio soltanto un miraggio? (Geremia 15:15-18) Un prodotto della mente? La risposta a questa domanda è: no! Dio non è un prodotto della nostra immaginazione o delle nostre necessità. Santa Teresa d’Avila, grande riformatrice, che aveva passato più di 14 anni di aridità spirituale, sentì in modo incontrovertibile che Dio, quel Dio a cui aveva dedicato la sua vita, l’aveva abbandonata. Ma non è stato così, Dio fu con lei in quei 14 anni, ogni giorno con lei, in silenzio. L’amore di Dio si manifesta anche in silenzio, ma solo pochi possono realmente accoglierlo, molti altri non capiscono questo principio.

Attualmente stai attraversando un deserto. Nell’Antico Testamento il deserto ha un significato forte e bello, significa purificazione. L’hai detto tu: la preghiera è un dono, come la fede. Fidarsi di lui, credere in lui e, soprattutto, credere a Lui, è difficile e richiede un sacco di amore. Per raggiungere questo è necessario pregare molto. Come ha detto padre Ignacio Larrañaga (esperto nella preghiera e fondatore dei Circoli di preghiera e di vita), “per questo dialogo non è necessario che si incontrino le parole (siano mentali o verbali), ma solo le coscienze. Sappiate che il buio non lo nasconde, né le distanze lo separano”. Lui è là. Dio è un Dio personale, è interessato a te come una creatura unica e irripetibile, sa quello che stai passando in questo momento e ti ama così tanto che si adatterà, come dice Padre Larrañaga, al tuo entusiasmo o alla tua aridità. Cristo stesso sentì la solitudine e l’aridità, quando disse: “Padre, perché mi hai abbandonato?” (Matteo 27:46). Riesci a crederci? Lo stesso Padre che abbandona il suo Figlio. Ma Dio era lì, in silenzio, pronto a riceverlo a braccia aperte. E così, mentre sulla terra il silenzio di Dio regnò per la morte del suo Figlio diletto, Dio (lo stesso che era in silenzio) ha aperto il cielo per ricevere Cristo, suo amato figlio. Si tratta di un paradosso, ma la nostra fede non ne è forse piena? Una Vergine dà alla luce un figlio, colui che è morto – umiliato nella croce – resuscita glorificato, il Dio che tace parla nel silenzio. Fidati! Dio non ti ha abbandonato nella preghiera. Abbi fede in Lui.

Angélica Vieyra


8. Cogli l’occasione per ascoltare in silenzio, per conoscere te stesso e per avvicinare il tuo cuore a Gesù

Non ti preoccupare e non impantanarti a pensare a ciò che hai fatto di sbagliato e che ha messo Dio nella condizione di toglierti il dono della preghiera. E non pensare che questo sia un momento negativo nella tua vita spirituale, perché non lo è. Dio non tenta né castiga, tutto quello che posso dire è: fidati di Lui. Quello che stai vivendo è un tempo di deserto spirituale, ma questo non significa che Dio non c’è, o che non ascolta. A volte ti senti solo, ma non è così: questi momenti sono necessari nella nostra vita perché la preghiera diventa un routine e ci chiudiamo nella soddisfazione di sentirci ascoltati, amati, e di ricevere immediatamente le risposte. I momenti di deserto ci permettono di esplorare noi stessi e di avere una intimità con Dio, cuore a cuore. Gesù stesso è stato per 40 giorni nel deserto, digiunò e fu tentato, ma è sempre rimasto forte e ha confidato nella volontà del Padre (che per altro già conosceva): alla fine ha trionfato. Posso solo dirti: ascolta in silenzio, scopri te stesso e porta il tuo cuore più vicino a Gesù, prenditi del tempo per stare solo con Lui. Fidati, non importa quanto tempo ci vorrà; nella misura in cui apri il cuore, la mente e tutto il tuo essere, vedrai che lo Spirito Santo ti rinnoverà e ristorerà l’anima. Dio ti benedica! E ricorda: “Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica”.

Al Mac


9. La lezione che Dio vuole insegnarti è quella dell’amore

Prima di tutto ti invito a mantenere la calma. Nella vita spirituale la tua esperienza è normale, non ti preoccupare, sono passato anche io per quella “mancanza di piacere nella preghiera” e ti capisco. Non perdere la pace nel pensare a quale peccato hai commesso per meritare tale “punizione”. Potrebbe sembrarti insolita come situazione, ma non è necessario disperarsi o essere inquieti.

Riflettiamo un po’. Dio è un Padre amorevole, qualcuno che ti ama e che cerca di fare il tuo bene. Non è quindi coerente credere che Dio che è tutto amore ti abbia “privato della preghiera per mostrarti chissà quale lezione”. Ma dimmi, caro: all’infuori dell’amore, quale lezione ti potrebbe insegnare Dio? Dio ha molti modi di comunicare. Non è che Dio non voglia più parlare con te solo perché “non senti il piacere e la facilità di pregare come prima”. Ora ti invita ad ascoltarlo in un altro modo. Giustamente hai detto che la preghiera è un dono di Dio, che non è una conquista personale. Lui prende sempre l’iniziativa. La migliore prova di ciò è che a causa del peccato dell’uomo, Dio Padre ha mandato Gesù come Salvatore del genere umano. Nella vita spirituale, la fase che stai attraversando si può descrivere come “aridità o siccità spirituale”, che è una mancanza di piacere o di devozione nel pregare. Teresa d’Avila (la mia santa preferita) ha detto: “La preghiera non è altro che che un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui dal quale sappiamo di essere amati”. Pertanto ogni amicizia è un rapporto tra due persone. La preghiera è un dialogo, non un monologo. Dirà la Beata Madre Teresa di Calcutta: “Quando noi parliamo Lui ci ascolta, quando noi taciamo ascoltiamo Lui”.

Ti invito ad abbandonarti con umiltà e silenzio al silenzio di Dio e a scoprire ciò che vuole dirti. L’amicizia come espressione di amore richiede maturità, non possiamo rimanere al livello dei “piaceri” (o sentimenti), perché l’amore consiste nel darsi all’altro, nel sacrificarsi per il bene della persona amata. E se non ti senti “buono” quando preghi, ricordati che tutto è dono di Dio. La sensazione di devozione è un dono di Dio (dono della misericordia), ma non è che se non lo senti la tua preghiera non ha alcun significato o valore; in realtà è più prezioso perché è un tentativo di mostrare il tuo amore verso Dio. Santa Teresa ha detto: “Nella preghiera non dovremmo cercare le consolazioni di Dio, ma il Dio delle consolazioni”, perché “l’amore non è il più grande piacere, ma è la più grande determinazione”. Coraggio, non temere! Dio si aspetta che tu lo segua in questo nuovo percorso di più sacrificio, sì, ma anche di più intimità e di maggiore maturità spirituale. Spero che i miei consigli ti siano stati utili. Dio ti benedica.

Rick Aguilar


10. Dio non cambia mai

Il deserto è il luogo di incontro con Dio per eccellenza. Ciò che senti è ciò in cui i grandi profeti e i santi sono passati. Il fatto che non “senti” nulla nella preghiera o non “ascolti” la voce di Dio non significa affatto che egli non agisca nel tuo cuore. C’è un momento nella vita di ogni discepolo di Cristo in cui sembra di aver perso il primo amore. Ma Dio non cambia mai. Il suo Santo Spirito continua ad agire. Chiedi allo Spirito Santo di ispirare le tue preghiere (anche Dio ascolta il nostro silenzio). Il semplice fatto di entrare nella presenza di Dio è già una piacevole offerta a Dio. Quando non sentiamo è quando cominciamo a credere, e questo aumenterà la tua fede. Così come Maria, guarda anche tu nel tuo cuore tutte quelle volte in cui hai sentiva la presenza di Dio nella tua vita e affida a Lui la tua aridità, e quei ricordi ti daranno forza.

Corina Castañeda

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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