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L’angoscia e la fede

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Padre Chulalo - pubblicato il 08/02/16

Come l'angoscia ritarda la benedizione mentre la fede favorisce il miracolo

I. L’angoscia ritarda la benedizione

Non ha senso aprire l’ombrello prima che inizi a piovere. La preoccupazione è come una sedia a dondolo, ti tiene in movimento ma non ti porta da nessuna parte. La preoccupazione (e i suoi sinonimi: angoscia, ansia…) è una maledizione. Oltre a non risolvere nulla – non muove file di traffico, non anticipa l’arrivo di un figlio, non risolve alcun problema di salute o economico, né di disoccupazione –, genera altri problemi: ulcere peptiche, gastriti, mal di testa, tumori, dermatiti…

Nel libro biblico del Siracide troviamo questa perla (capitolo 30, versetti 21-24):

“Non abbandonarti alla tristezza, non tormentarti con i tuoi pensieri. La gioia del cuore è vita per l’uomo, l’allegria di un uomo è lunga vita. Distrai la tua anima, consola il tuo cuore, tieni lontana la malinconia. La malinconia ha rovinato molti, da essa non si ricava nulla di buono. Gelosia e ira accorciano i giorni, la preoccupazione anticipa la vecchiaia”.

Occupati ma non preoccuparti, cerca lavoro ma senza angosciarti perché non ce l’hai. Gesù dice che non bisogna preoccuparsi né di cosa indossare né del cibo, né del domani:

“Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena” (Matteo 6, 25-34).

Gesù ha anche rimproverato Marta, la “pulitrice compulsiva”, perché era così maniaca dell’ordine che non ha smesso di pulire neanche quando Cristo è andato a farle visita: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose” (Luca 10, 41).

II. La Fede favorisce il miracolo

Il grande poeta indiano Tagore ha scritto che “la fede è l’uccello che canta quando l’aurora non è ancora spuntata”. La Bibbia ci racconta come Paolo e Sila, in una prigione di massima sicurezza, nell’oscurità della notte, esercitarono la fede e come la esercitiamo noi in mezzo alle difficoltà:

“Dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. Egli, ricevuto quest’ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi. Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti” (Atti degli Apostoli, 16, 23-26).

Ecco le caratteristiche della preghiera esercitata in mezzo alle difficoltà:

* Preghiera: non si tratta di un “decreto” né di un “pensiero positivo”, ma di una comunicazione con Dio
* Preghiera fiduciosa: senza angoscia
* Preghiera anticipatrice: non siamo masochisti. Non cantiamo la disgrazia che viviamo, ma la benedizione che viene. Non cantiamo l’oscurità della notte, ma il chiarore che viene, Dio ci difenderà
*Preghiera vittoriosa: gioiosa. Gli apostoli non hanno cantato piano, “i carcerati stavano ad ascoltarli”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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