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E se Dio non mi concede quello che gli chiedo?

crisi

padre Carlos Padilla - pubblicato il 04/02/16

Sono capace di aprirmi per scoprire Gesù in un altro modo, in altre vie che finora non conoscevo?

Penso che ogni uomo abbia un’anima eterna capace di sorprendermi sempre di nuovo. È un riflesso del cielo che non riesco ad abbracciare. E forse, per via dei miei pregiudizi, posso perdermi ciò che una persona mi può offrire se mi apro. Perché a volte credo di conoscerla già e che non ci sia niente di nuovo da conoscere.

È quello che è successo a Nazareth a Gesù. La sua croce ha inizio proprio quel giorno. Trent’anni con i suoi amici e familiari, perdendo la vita, donando il proprio tempo, amando e lasciandosi amare. E ora, quando torna con i suoi, quando sa già chi è nel più profondo e lo dice a coloro che ama, questi, i suoi amici e familiari, dubitano di Lui. Non hanno fiducia in Lui. E si arrabbiano per le sue parole.

Ma forse non sono tanto diverso da loro. Ho un’idea preconcetta di Gesù, di Maria, di Dio. Ho aspettative, una speranza incisa nell’anima, un modo di essere di Dio che spero si verifichi nella mia vita.

E mi dico nel cuore: “Se Dio è tanto buono e giusto, se Dio è tanto misericordioso, se Dio può tutto… perché è successo questo?” E mi arrabbio con Dio e vorrei buttarlo già da un precipizio.

È la reazione di molte persone pie, religiose, che di fronte alle difficoltà della vita sembrano perdere la fede. Una fede debole, troppo fragile e infantile, che non resiste alla frustrazione.

Ho nell’anima una mia idea di Dio. Quell’idea che mi sono costruito da sempre, per via della mia storia, della formazione che ho ricevuto, dell’esempio della mia famiglia. L’ho vissuta in casa, a scuola.

A volte penso di sapere tutto e che la mia idea di Dio sia quella vera, l’unica corretta. Cerco di incasellarlo nei miei criteri umani. Lo riduco, lo limito.

Una persona mi diceva: “Amo molto Maria, mi concede tutto ciò che le chiedo”. Questo fatto ha richiamato la mia attenzione. E se smettesse di accadere? E se all’improvviso quello che chiedo non si verificasse? E se pur pregando non si riuscisse a evitare ciò che si teme?

Credo che a volte incaselliamo Dio. Lo trasformiamo in un Dio che realizza desideri e compie miracoli. E il mio amore, è chiaro, è condizionato dal fatto che continui a farlo. Per questo mi costa che segua cammini diversi da quelli che io desidero e che l’ingiustizia che non voglio diventi realtà. Quanto è fragile a volte l’amore per Dio!

Oggi mi chiedo se sono capace di aprirmi per scoprire Gesù in un altro modo, in altre vie che finora non conoscevo.

Mi chiedo se sono capace di ricominciare, di tornare a innamorarmi di Gesù nel profondo. Di imparare nuovi modi di preghiera e di non pensare che i miei siano gli unici, quelli veri, quelli validi. Di accettare altri carismi nella loro bellezza, aprendomi a ciò che mi possono insegnare, senza ossessionarmi con il fatto di vivere solo le mie forme, a modo mio, in base al mio criterio.

Quanto ci costa accettare le cose nuove, arricchirci e rallegrarci per la vita altrui!

Oggi mi chiedo: “Chi è Gesù per me? È cambiata la mia immagine di Lui nel corso degli anni? Mi lascio sorprendere da Lui in mezzo al cammino? Cosa ho scoperto di Lui ultimamente? O la mia fede è la stessa di quando ero bambino?”

Mi piacerebbe essere sempre aperto a Lui, a ciò che Egli vuole raccontarmi della sua vita, del suo mistero. Una persona pregava: “Voglio seguirti. Andare dove vai tu. Non rimanere fisso nei miei schemi, nelle mie idee. La mia vita è al tuo fianco. Ti chiedo di insegnarmi a donarmi come Te. Che mi dica sempre all’orecchio che sono amato da Te, per poterti donare il mio cuore”.

Mi piacerebbe seguire sempre Gesù. Senza paura dell’opinione altrui. Voglio lasciare tutto per Lui. Anche il mio piccolo schema in cui L’ho inserito.

Vorrei ricominciare ogni volta che lui arriva nel mio paese, nella mia storia, e legge il libro della mia vita. E io lo ascolto senza turbarmi di fronte al rifiuto. Sapendo che Egli cammina al mio fianco.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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